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25/04/24 ore

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  • i nostri blog

    Nel rugby il Cucchiaio di legno  è un premio tra i meno gratificanti di tutti gli sport: un po' come la maglia nera nel ciclismo, è il trofeo secondario delle Sei Nazioni, che viene attribuito alla squadra che si classifica ultima nel più antico e prestigioso torneo di rugby del mondo. A dire il vero le scuole di pensiero sono diverse... di Rugbycale

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    Sabato si giocherà la terza giornata del torneo delle Sei Nazioni 2013: l'Italia affronterà i leoni gallesi allo stadio Olimpico di Roma: il ct della Nazionale Italiana Jaques Brunel ha deciso, nella giornata di ieri, di convocare ufficialmente anche il terza linea delle Zebre Mauro Bergamasco, un ritorno in azzurro (93 cap) che farà contenti molti tifosi, ma che porta con se una motivazione poco felice: è infatti data quasi per certa la non presenza del capitano, il numero 8 Sergio Parisse.

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    La partita giocata ieri a Edimburgo è stata, parafrasando le parole di capitan Parisse, “ridicola” sotto innumerevoli punti di vista. La lacuna grave, il punto che ha permesso agli scozzesi di schiacciare il XV azzurro sotto i colpi del suo poco spettacolare gioco, è stato senza dubbi l'atteggiamento. di Rugbycale

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    La nascita di una nuova squadra di rugby è un evento che mi allieta sempre le giornate: è bello vedere l'impegno delle persone, dirigenti e giocatori, per far crescere questo sport, con tutto il Movimento che si porta appresso.

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    L'infartuante partita di ieri tra Italia e Francia ha scritto i capitoli di una storia rugbystica di cui, tra 50/60 anni, mi potrò vantare con i nipoti: dopo le incredibili prestazioni contro i mostruosi Tutti Neri e i Cangurotti australiani nel novembre scorso, le speranze di vedere un 6Nazioni azzurro competitivo c'erano tutte, ma questa mattina l'ovale italiano può svegliarsi consapevole di un fatto ben preciso: quest'anno si gioca sempre per vincere.

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    Comincia oggi il torneo delle Sei Nazioni, il torneo ovale più prestigioso d'Europa: Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda, Francia e Italia, pronti ad affrontarsi sul campo, come ogni anno, nell'ambito della storia di questo sport che ogni anno investe il Vecchio Continente di uno spirito ovale dai connotati unici al mondo.

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    C'è uno stadio che ha rappresentato, per anni, il tempio del rugby italiano (anche se "tempietto" è un termine più adeguato): si tratta dello stadio Flaminio di Roma, una bomboniera da 30mila posti che ha visto esordire, era il 2000, l'Italia del rugby nel Torneo delle 6 Nazioni, con la vittoria sulla Scozia per 34-20.

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    I motivi di competizione tra Italia e Francia sono innumerevoli: la "cuginanza" con i transalpini incarna perfettamente quel concetto di "parenti serpenti" che persino il divo Cesare ha dovuto amministrare: dalle guerre galliche alla dottrina Mitterand, passando per Napoleone e la seconda guerra mondiale, i rapporti tra Italia e Francia sono tipicamente quelli che si possono intrattenere con un cugino stretto: intensi e duraturi, ma poi ognuno a casa propria.

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    La partita di sabato degli Azzurri contro gli All Blacks ha mostrato un teorema rigidamente euclideo: l'Italia del rugby è, c'è poco da dire, forte con i forti e debole con i deboli. Il plauso per la meravigliosa prestazione degli Azzurri, che hanno giocato "il primo tempo più bello della storia", va necessariamente contestualizzato: giocare a quel livello contro i primi al mondo, i Tutti Neri, non è da tutti e nessuno dei 75mila dell'Olimpico avrebbe sperato in una prestazione del genere.

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    Non so se vi è mai capitato di incontrare un maori nei pressi del Colosseo: la cosa fa abbastanza impressione, anche in virtù del fatto che il suddetto maori si chiama Ma'a Nonu ed è anche un All Black (che significa, fisicamente parlando, molto molto ma molto grosso). Battute a parte, il clima che si respira a Roma in questi giorni è quello di una città pronta a ricevere gli 80mila del rugby in uno stadio Olimpico tutto esaurito (roba che nemmeno "ar derby"), sintomatico del grande spettacolo che ci si aspetta. di Rugbycale