Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

20/04/24

Politiche migratorie, sconfiggere la grande bugia per una Governance tra lavoro e inclusione sociale


Categoria: COSE RADICALI
Pubblicato Giovedì, 06 Ottobre 2016 19:06

Ribaltare lo schema, trasformando quel racconto per lo più in negativo, tra menzogne, stereotipi e capri espiatori, per poi riscrivere una possibile agenda di interventi necessari per una Governance delle politiche migratorie, in una sfida che vede l’Europa giocarsi il proprio futuro. È questo l’intento dell'interessante e documentato dossier, presentato al Senato della Repubblica da Radicali Italiani.

 

Introdotto da Riccardo Magi e con la prefazione di Emma Bonino, il corposo rapporto curato da Roberto Cicciomessere e Vitaliana Curigliano prova a smontare la “grande bugia” a partire da alcune evidenze qui di seguito sintetizzate.

 

- Immigrati: in Italia solo l’8,2% della popolazione e sono decisivi per compensare la flessione degli italiani

 

Su 500 milioni di europei dell’Unione, solo il 6,9% è costituito da immigrati: la quota di stranieri varia dal 45,9% del Lussemburgo allo 0,3% della Polonia, mentre l’Italia con una quota dell’8,2% è allineata agli altri grandi paesi europei come la Germania (9,3%), il Regno Unito (8,4%) e la Francia (6,6%). Nel nostro Paese l’aumento significativo degli immigrati nel corso dell’ultimo decennio ha controbilanciato la flessione degli italiani, consentendo il mantenimento del livello complessivo della popolazione.

 

- Meno pagati, più poveri, poco istruiti, ma fanno crescere il PIL (100 miliardi l’anno)

 

Una quota maggiore di immigrati è occupata rispetto a quella degli italiani, ma i loro stipendi sono inferiori a quelli dei nativi e decrescono nel tempo: il 48% è a rischio povertà. Gli immigrati sono meno istruiti e a loro sono riservate quasi esclusivamente le mansioni meno qualificate e meno retribuite rifiutate dagli italiani (3D jobs: dirty, dangerous, demanding), ma il loro contributo alla crescita della ricchezza nazionale è considerevole (quasi 8 punti di PIL, 100 miliardi l’anno).

 

- Rallenta la crescita degli immigrati: da 515 mila del 2007 a 250 mila del 2015

 

Diminuisce il flusso annuo d’immigrati in Italia, da 512 mila ingressi del 2007 a 250 mila del 2015, anche a causa della crisi economica: è finito un ciclo e che si stia andando verso un modello di immigrazione più maturo con il consolidamento delle comunità di migranti esistenti (negli ultimi anni prevalgono gli arrivi per ricongiungimento, su quelli per lavoro). Ma l’Italia sta diventando, con la chiusura dei confini degli altri paesi europei, sempre meno paese di transito e sempre più residenza finale dei richiedenti asilo, ma mancano completamente le strutture per la loro integrazione attraverso il lavoro.

 

- Per mantenere l’attuale livello della popolazione italiana in età lavorativa serve un flusso aggiuntivo di 157 mila immigrati l’anno

 

Per mantenere sostanzialmente inalterata la popolazione italiana dei 15-64enni nel prossimo decennio, dal momento che gli italiani diminuiranno dal 2015 al 2025 di 1,8 milioni di unità, è necessario un aumento degli immigrati di circa 1,6 milioni di persone, con un flusso d’ingressi annui di 158 mila stranieri nel 2020 e di 132 mila nel 2025 (157 mila in media ogni anno). È questo il fabbisogno d’immigrati dell’Italia, indispensabile per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa causata dalla diminuzione delle nascite, e per salvaguardare l’attuale forza di lavoro indispensabile per garantire l’attuale capacità produttiva del Paese e per rendere sostenibile il sistema previdenziale. Asilo: respinto in Italia oltre il 60% delle domande , rischio irregolarità per almeno 100 mila immigrati Con un aumento del numero delle domande di protezione e un tasso di non riconoscimento che è giunto, nei primi sei mesi del 2016, al 60% è altissimo il rischio che decine di migliaia di persone non lascino il nostro paese, ma vi rimangano pur impossibilitati a svolgere una regolare attività lavorativa, destinati al lavoro nero e allo sfruttamento.

 

----------------------------------------------------------------

 

- La presentazione del rapporto (da radioradicale.it)

- Il dossier in sintesi

- Il dossier completo

 

 



Nuova Agenzia Radicale - Supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali
Direttore Giuseppe Rippa, Redattore Capo Antonio Marulo, Webmaster: Roberto Granese
Iscr. e reg. Tribunale di Napoli n. 5208 del 13/4/2001 Responsabile secondo le vigenti norme sulla stampa: Danilo Borsò