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28/03/24

Padova, la favola nera di un bambino conteso


Categoria: CRONACA
Pubblicato Giovedì, 11 Ottobre 2012 15:30
  • Florence Ursino

Ci sono un uomo, una donna e il muro spesso di una separazione. Poi c'è un figlio, i piedi imprigionati nel cemento di quel muro; a volte, quando la fiaba finisce con '...tutti felici e contenti', c'è un'ombra che riesce a volare via verso inesistenti isole di gioia; altre volte invece il tintinnio di piccole fate non basta contro l'uncino affilato delle istituzioni.

 

Questa è perciò la fiaba nera di un bambino di dieci anni prelevato con la forza dalla polizia davanti alla sua scuola elementare. E' la storia di un ragazzino al centro di una causa di affidamento, di un ordine del tribunale da eseguire, della follia imperdonabile di un mondo che ha dimenticato la sua infanzia.

 

Così una Corte d'appello di Venezia decide che la patria potestà di un piccolo Leonardo qualsiasi deve essere unicamente del padre ma il bambino pare non volerne sapere e ogni volta che il genitore passa a prenderlo a casa della madre, “si nasconde o scappa”.

 

I saggi giudici decidono allora di rendere ugualmente esecutivo l'ordine, ma in territorio neutro: alle otto del mattino di alcuni mesi dopo, perciò, gli agenti della Polizia di stato si presentano davanti a un istituto scolastico dell'Alta Padovana e, afferrate caviglie, spalle e polsi del ragazzino, lo portano via verso una 'struttura protetta', mentre le sue urla disperate e il suo corpo scalcinante vengono ripresi dalla piccola telecamera in mano a una zia (VIDEO).

 

Immagini agghiaccianti che, spiega Diego Sabatinelli, segretario della 'Lega Italiana per il Divorzio Breve' - sono frutto dell’inerzia degli organi deputati al controllo ed alla vigilanza sul comportamento di certi genitori a cui deve essere tolta senza indugio la potestà genitoriale”.

 

Non dovevamo farlo noi – ha infatti risposto la polizia messa di fronte alle accuse di un'operazione violenta e totalmente indatta alla situazione – lo doveva fare personale specializzato o il papà, ma purtoppo i tentativi esperiti in passato presso la casa materna e dei nonni non avevano avuto l'esito sperato”.

 

Ma qualcuno ha voluto metterla ugualmente, la parola 'fine' a una storia che, pare, da sei anni ha come protagonisti genitori resi ciechi e zoppi dalla loro personale guerra, giudici che muovono i fili su un palcoscenico pericolante, servizi sociali dalle sorde orecchie d'asino e poliziotti che infieriscono senza vergogna su un bambino strattonato e appeso all'albero del futuro come un pezzo di legno da ardere.



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