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26/04/24

Ritratto della giovane in fiamme, di Céline Sciamma. Donne come prigioniere


Categoria: CINEMA
Pubblicato Lunedì, 06 Gennaio 2020 08:22
  • Giovanna D'Arbitrio

Ritratto della giovane in fiamme (Portrait de la jeune fille en feu), scritto e diretto da Céline Sciamma, vincitore del Prix du scénario al Festival di Cannes 2019, ripropone il tema della libertà delle donne in un film tutto “al femminile”. 

 

La storia è ambientata in Francia alla fine del XVIII secolo e inizia con una lezione di pittura durante la quale un’allieva della pittrice Marianne (Noémie Merlant) nota un quadro intitolato Ritratto della giovane in fiamme

 

Ѐ l’occasione per Marianne di ricordare in flashback un episodio importante della sua vita quando una contessa (Valeria Golino) l’aveva invitata nella sua antica casa su un’isola bretone per dipingere il ritratto della figlia Héloïse (Adèle Haenel) da inviare a un nobile di Milano al quale ella era stata promessa in sposa, contro la sua volontà. 

 

Avendo Héloïse già rifiutato di posare per un altro pittore, Marianne è costretta a fingere di essere la sua dama di compagnia e dipingere il ritratto in segreto dopo averne memorizzato il volto durante le loro passeggiate. Tra la pittrice e Héloïse si instaura ben presto un profondo rapporto: la pittrice, donna già esperta della vita, affascina Héloïse appena uscita dal convento e ora obbligata dalla madre a prendere il posto della sorella (morta suicida) nel suddetto matrimonio.

 

Marianne riesce a completare il dipinto ma, stanca di mentire, rivela l'inganno e mostra il ritratto a Héloïse che lo critica trovandolo poco rispondente alla sua vera immagine. Marianne allora distrugge il dipinto causando le ire della contessa, ma Héloïse questa volta si dichiara disponibile a posare per un nuovo ritratto. Sua madre parte per l'Italia lasciandola con la pittrice e la serva, Sophie (Luàna Bajrami).

 

Il legame tra le ragazze cresce: Marianne suona per Héloïse l'Estate di Vivaldi al clavicembalo e le racconta la sua vita, mentre Héloïse legge a Marianne il toccante mito di Orfeo ed Euridice. Quando Sophie rivela loro di essere incinta, cercano di aiutarla a interrompere la gravidanza con mezzi primitivi, poi l’accompagnano nella misera casa di una donna che le pratica un aborto, sullo stesso letto in cui riposano i suoi bimbi. 

 

Partecipando poi a una festa di donne che ballano cantando in coro “fugere non possum”(non posso fuggire), il vestito di Héloïse s’incendia e l’episodio fa esplodere anche l’amore tra lei e la pittrice, amore nel quale trovano entrambe conforto, pur tra gelosie e sofferenze per la separazione che si avvicina col ritorno della contessa e l’inevitabile matrimonio.

 

Prima di partire Marianne disegna un proprio autoritratto sul libro di Orfeo ed Euridice, affinché Héloïse la ricordi per sempre. In seguito Marianne rivedrà Héloïse solo due volte: la prima dipinta in quadro che la ritrae insieme al figlio con il libro di Orfeo ed Euridice in grembo, la seconda ad un concerto dove ella sta ascoltando con emozione l'Estate di Vivaldi.

 

Un film che senz’altro descrive la condizione femminile con immagini, situazioni e discorsi significativi, come i dialoghi che evidenziano una comune mancanza di libertà in tutte le donne, prigioniere di una condizione dalla quale non possono fuggire (sottolineata dal canto “fugere non possum”), dal suicidio della sorella di Héloïse, la prima candidata a un matrimonio che comunque dovrà essere celebrato con una seconda vittima sacrificale, dall’aborto subito dalla serva e praticato a rischio della sua vita, dai quadri che Marianne firma col nome di suo padre per poter partecipare alle mostre e, infine, dallo stesso amore saffico che travolge le due donne quasi come conseguenza dell’impossibilità di essere davvero amate da un uomo. 

 

Un’opera che si distingue per interpreti magistrali, fotografia eccellente che crea immagini come quadri (Claire Mathon), musiche ben scelte che esplodono all’improvviso sottolineando azioni e sentimenti (Jean-Baptiste de Laubier, Arthur Simonini), valida scenografia (Thomas Grézaud). Notevoli i ritratti realizzati dalla pittrice Hélène Delmaire.

 

Ecco un’intervista alla regista e a V. Golino (da FilmsNow Trailer & Clip Italia)

 

 



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