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20/04/24

POESÌ di Rino Mele. Lady Sham


Categoria: Poesì
Pubblicato Martedì, 22 Gennaio 2019 23:59

In Libia i migranti diventano, “definitivamente merce", ha affermato l'OIM di Ginevra, Organizzazione Internazionale Migrazioni. Nel 2017 settemila erano ospitati nei capannoni dei Centri di Detenzione libici Libia, nel 2018 sono raddoppiati.

 

 

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POESÌ di Rino Mele

 

Lady Sham

 

Lo ha scritto Lucrezio duemila anni fa,

e pare parli dei migranti oppressi da una nera sciagura, e noi

li guardiamo

annaspare, e godiamo di non soffrire

quel dolore, e i venti

s'alzano spaventosi, turbantibus ventis.

Tenersi alla riva, salvi, è dolce (suave est, dice Lucrezio) ma la colpa

oscena chi mai

ce la toglierà dalle dita, le unghie che si staccano, le spine.

È un orrendo spettacolo, un torneo

che stiamo tutti a guardare, arrivano inaspettati (e chi li ha portati sotto i

nostri occhi,

scompare). Li vediamo naufragare, morire, quelli che scampano li

rinchiudiamo tra muri d’aria

ad aspettare.

Una tragedia non si può sciogliere

delegandone la soluzione: non puoi uscire dalla scena, anche se

sei solo spettatore, né dalla visione di un incubo

senza svegliarti. Dal Niger, dal Ghana, dal Gambia presi come uccelli

nelle reti, resi schiavi (per le donne

s'apre immediato un mercato di schiavitù sessuale), venduti,

costretti a versare altro denaro per il viaggio infernale,

picchiati, torturati, uccisi.

Sabha è uno dei luoghi dove avviene la contrattazione. Un cammino

terrificante fino ad arrivare nei 

Centri di Detenzione

in Libia dove diventano “definitivamente merce",
viene data lorouna stuoia, defecano nei secchi, urinano

in bottiglie (anche 200 in una sola stanza).

Violati, torturati, se muoiono

li ritrovi nella spazzatura o sui greti dei fiumi.

Dai Centri di Detenzione libici (vi si entra senza nessuna

incriminazione) difficilmente esci.

Ma non diverso carcere diventa il mare. Domenica, l’Italia

ha preteso dai libici di Misurata

di cancellare quel disordine che i naufraghi esprimevano, a 60 miglia

dalla loro costa, provocando sensi di colpa,

e un cargo Lady Sham

è arrivato e ha distrutto di nuovo la loro vita riportandoli nell’orrore, indietro, in un non consumato dolore.

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud, ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

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