Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

25/04/24

“Il capitello dell’Imperatore”, lezione di scrittura


Categoria: LIBRI
Pubblicato Martedì, 01 Luglio 2014 08:54

Dicono: si legge poco masi scrive molto e, spesso, male. Infatti, molti vogliono scrivere. Anzi, vorrebbero essere autori di testi intelligenti, intriganti, dallo stile raffinato ed elegante. E non ci riescono. Come fare, allora? Un buon metodo è quello di prendere a modello un libro di qualità.

 

Prendiamo “Il capitello dell’Imperatore” di Francesco Divenuto (edizione ESI). L’ho letto. Mi è piaciuto e l’ho apprezzato. Perché? In primis, perché ha una indubbia eleganza linguistica. Per averla, occorre una buona conoscenza della lingua italiana, con tutta la sua grammatica, la sua sintassi e compagnia. In modo da poter scegliere tra varie possibilità. Cosicché in questo libro troviamo frasi lunghe o lunghissime ma tutte con la consecutio temporum a posto.

 

Ci possono essere, si, delle variazioni sintattiche ma fatte di proposito, e vivacizzano la prosa, non capitate lì a caso, per ignoranza. E vi troviamo anche frasi brevi come queste: “Proviamo a immaginarla” (a pagina 103) e “Nulla può valere la sopravvivenza delle proprie famiglie” (a pagina 106).

 

Poi bisogna avere un vocabolario che, pur non essendo elitario, non sia troppo striminzito ma abbia una certa ricchezza di vocaboli. Serve, per descrivere le proprie osservazioni ed emozioni. Oltre al fatto che queste osservazioni bisogna farle e queste emozioni bisogna provarle.

 

Per esempio, all’inizio del primo capitolo de “Il capitello dell’imperatore” troviamo: “La luce lunga del tramonto muore dietro il monte Epomeo; il profilo azzurrato dell’isola lontana scolora all’orizzonte, nascosto dalla nebbia dei vapori estivi.” Ebbene, potreste mai dubitare che l’autore non abbia osservato quel tramonto e non abbia provato una emozione, di bellezza mista a malinconia?

 

Quel “muore” sembra indicare la caducità della vita e ci introduce nel tempo che si va a illustrare, un tempo ormai scomparso, quello dell’imperatore Tiberio. E ci fa penetrare anche nell’animo di questo personaggio inquieto, pensieroso e solitario, ritratto pochi anni prima della sua morte.

 

Il primo capitolo di ogni libro è importante. Anche questo, dove ci viene presentato un capitello scolpito per la dimora caprese di questo imperatore romano. In ciascuno dei successivi capitoli, nel racconto delle vicende di questo pezzo di un’antica colonna,viene descritto l’ambiente di una diversa epoca. Questo intriga ed emoziona il lettore: entrare in ambienti diversi, sentirne il senso, captarne la suggestione, il sentimento dei personaggi che li vivono.

 

E’ questa la migliore qualità di questo libro, mi sembra: la magia di una scrittura che crea luoghi ed emozioni ovvero le emozioni dei luoghi. Ci fa sentire la vetusta monumentalità della potenza imperiale, il silenzio di una certosa, la vecchiaia polverosa della casa di un vescovo, lo spazio su pietre assolate dove si svolge un sudato lavoro operaio.

 

Tutti questi luoghi si trovano a Capri, sono le varie apparenze di questa isola straordinaria. Solo alla fine del libro c’è un brano che, parlando dei lavori per la litoranea di Napoli, descrive quel tratto di spiaggia che ha la vista di Castel dell’Ovo, cioè di quel segreto, misterioso e negromantico isolotto di Megaride, dove, con la prigionia e la morte di Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano, si concluse l’Impero.

 

Un altro pregio di un buon libro è crearvi un motivo singolare. Come nel libro di Divenuto, dove c’è questo capitello, del quale seguendo le avventure, si raccontano le vicende della Storia con l’iniziale maiuscola. La conoscenza storica è qui importante. Ma comunque la profonda conoscenza di ciò di cui si scrive è sempre importante per un buon libro. Qualsiasi sia l’argomento. Di cui lo scrittore deve conoscere sempre un po’ più del comune lettore.

 

Inoltre, per arrivare a scrivere un buon libro, per arrivare a creare delle suggestioni, non basta il sentimento, occorre l’intelligenza della logica. Che si esprime anche nella sua struttura. Per esempio, “Il capitello dell’Imperatore” si svolge per capitoli brevi, leggibili e chiari, che costruiscono una lettura ben ritmata e largamente pausata, che ha un inizio e una fine che gli è coerente. Questo schema denota che nel libro vi è, oltre all’amore per Capri, per la natura e per le persone, il rispetto per il lettore. Che l’autore cerca di incoraggiare alla lettura, interessandolo e mai annoiandolo.

 

Ma, se questo libro appare scritto per il lettore, in verità, come ogni buon libro, esprime soprattutto il talento dello scrittore e il suo animo. Si, per scrivere un buon libro occorre avere talento. Per il fatto che, se questo talento non l’avete, non potrete esprimerlo. E allora? Allora è meglio che non scriviate.

 

Adriana Dragoni

 

 



Nuova Agenzia Radicale - Supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali
Direttore Giuseppe Rippa, Redattore Capo Antonio Marulo, Webmaster: Roberto Granese
Iscr. e reg. Tribunale di Napoli n. 5208 del 13/4/2001 Responsabile secondo le vigenti norme sulla stampa: Danilo Borsò