Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

26/04/24

Appunti sulla nascita della Repubblica Italiana


Categoria: MOSTRE
Pubblicato Sabato, 18 Giugno 2016 00:24
  • Giovanni Lauricella

Alla Casa della Memoria la mostra "2 giugno 1946 – Appunti sulla nascita della Repubblica" intende commemorare il periodo che precedette e seguì il referendum e la successiva affermazione repubblicana dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con testimonianze ricavate da quotidiani e riviste d’epoca: evento encomiabile proprio per l’importanza del periodo che tratta, uno tra i fondamentali dalla storia della nazione.

 

Realizzata nella sala mostre, che è di modeste proporzioni, alla visita dà l’impressione che non potesse dire di più, ma lo si capisce pochi minuti dopo aver affrontato il percorso perché manca tanto e forse anche qualche episodio tra i più importanti.

 

Il 2 giugno fu una data che sancì - oltre i contenuti noti fondanti dello stato Italiano - una serie di altri dati che sono quelli che a tutt’oggi rappresentano le maggiori difficoltà che attualmente abbiamo. Viene spontaneo il parallelo con i plebisciti che sancirono l’annessione dell’Italia Centrale e del Meridione ex-borbonico dopo la pace di Villafranca e l’impresa di Garibaldi: votazioni molto controverse, intese a fare accettare a Francia e l’Inghilterra quelle che in effetti erano state spregiudicate annessioni, che lasciarono a margine le masse. “E questo vizio d’origine – nelle parole di Indro Montanelli- era destinato a pesare fino ai nostri giorni sulla vita della Nazione”. 

 

Bisogna ricordare che nel 1948 i voti dati alle due parti contendenti, quella repubblicana e quella monarchica, erano pressoché uguali; con lo spoglio delle schede in corso, venne annunciata la vittoria della repubblica, cosa che non fu affatto digerita dai monarchici specie dopo il ritrovamento di numerose scatole di schede abbandonate, fatto questo ammesso dallo stesso Ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti che il 12 giugno, in seguito alle migliaia di denunce di brogli dichiarava che «vi sono ricorsi che possono anche richiedere l'esame delle schede che tra l'altro non sono qui e forse sono distrutte».  Ci furono numerose manifestazioni cruente, tra cui quelle di Napoli dove si registrò il maggiore successo monarchico, circa l’80%, che vide la morte di giovanissimi manifestanti. Un tale dramma evidenziò solo una parte delle divisioni della popolazione italiana, perché il composito fronte repubblicano era pieno di spaccature che lo mettevano di fronte a continui scontri, destinati a culminare con i morti del luglio ’60 e a proseguire con alti e bassi sino ai giorni nostri.

  

Non dico tutto questo per sostenere la monarchia, la cui vittoria avrebbe di sicuro protratto la guerra partigiana (famose le parole di Pertini “o repubblica o caos”), ma perché da allora non si è fatto nulla per l’unità nazionale, anzi si è sempre proceduto con la scusa che eravamo diversi da altri stati perché il nostro è il più giovane. Spiegazione semplicistica che nasconde l’incapacità di affrontare i problemi reali e che cementificò numerose anomalie nazionali, che rimasero eterne ed infinite, di cui la più vistosa è la “questione meridionale” (dove prevalsero i voti monarchici) che a tutt’oggi tiene banco nella politica di questo nostro sfortunato Paese.

 

A differenza di tutti i paesi coinvolti con il nazifascismo, l’Italia, caso strano, non ebbe la sua Norimberga. Se pensate che persino la Finlandia ha affrontato questo processo solo perché era stato per alcuni anni alleato dei tedeschi, non si capisce perché in Italia, dove si è fondato il fascismo che pochi anni dopo farà da riferimento per la nascita del nazismo in Germania, non abbiamo avuto colpevoli da processare. Non solo non si ebbe una Norimberga come in Germania, ma molti fascisti si trovarono poi nei centri di potere della repubblica e addirittura in condizione di ispirarne la cultura, come avvenne per Giulio Carlo Argan, che da vice- gerarca di Bottai divenne esponente comunista, ed a tanti altri intellettuali, artisti, dirigenti pubblici, ecc.; confusione che ha reso la politica italiana incomprensibile all’estero che per farla breve spiego con le parole di Ennio Flaiano: “In Italia i fascisti si dividono in due categorie, i fascisti e gli antifascisti”.

 

Da questa premessa si potrebbe commemorare il 2 giugno e ricavare dei benefici, ma non è così. Ripeto che la mostra tutto sommato va bene ma forse oltre la casa della memoria, mi riferisco alla storiografia in generale, servirebbe una casa del fosforo per i numerosi pezzi che ci perdiamo riducendoci sempre di più ad una visione della storia parziale e strumentale.

 

2 giugno 1946 – Appunti sulla nascita della Repubblica Italiana

13 giugno – 7 settembre

Casa della Memoria e della Storia

Via di S. Francesco di Sales 5 Roma

 

 



Nuova Agenzia Radicale - Supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali
Direttore Giuseppe Rippa, Redattore Capo Antonio Marulo, Webmaster: Roberto Granese
Iscr. e reg. Tribunale di Napoli n. 5208 del 13/4/2001 Responsabile secondo le vigenti norme sulla stampa: Danilo Borsò