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28/03/24

Antigone di Sofocle con Lo Monaco e Moselli. Prosegue la tournée, il 20 febbraio al teatro Carcano di Milano


Categoria: TEATRO
Pubblicato Mercoledì, 12 Febbraio 2020 16:54

"ANTIGONE" di Sofocle, con la regia di Laura Sicignano e prodotto dal Teatro Stabile di Catania debutterà al Teatro Carcano di Milano il 20 febbraio.

 

Ad interpretare l’eroina della disobbedienza sarà Barbara Moselli. Nel ruolo di Creonte Sebastiano Lo Monaco, e con Lucia Cammalleri, Egle Doria, Luca Iacono, Silvio Laviano, Simone LuglioFranco Mirabella, Pietro Pace. Traduzione e adattamento di Laura Sicignano e Alessandra Vannucci.

 

Lo spettacolo ha inaugurato la stagione 2019/2010 del Teatro Stabile di Catania lo scorso 15 ottobre. Scene e costumi di Guido Fiorato, musiche originali eseguite dal vivo da Edmondo Romano, luci di Gaetano La Mela, audio di Giuseppe Alì.

 

All’indomani di una guerra civile, Creonte re di Tebe deve riportare la pace tra le macerie attraverso un editto: il sovrano condanna a rimanere insepolto il cadavere di Polinice, uno dei fratelli contendenti. Creonte come nuovo regnante è consapevole che il suo dovere ora è sancire il confine tra vincitori e vinti, buoni e cattivi, scrivendo la Storia con la Ragion di Stato e sradicando ogni focolaio di ribellione. Si oppone all'editto Antigone, senza odio, in nome di un giustizia umana che precede e supera le leggi. Antigone è la diversa e l’eccezionale: come figlia di un incesto, per il destino di profuga a cui la condanna il padre cieco Edipo, per essere sorella di due fratricidi, per la forza della sua ribellione femminile. È lei a scatenare il conflitto con Creonte, ponendosi perciò in pieno nel destino tragico che ha contrassegnato la stirpe dei Labdacidi. La pietas di Antigone la pone ora come estranea alle leggi della città, in contatto con le leggi degli dèi e dei morti. Madonna pagana piangente sul corpo del fratello, celebra il rito e diventa pericolosamente anarchica. Creonte e Antigone si fronteggiano in enormi solitudini, a costo di perdere ogni felicità.

 

Ragione di Stato, disobbedienza civile, ribellione femminile, perdita del Sacro: che cosa significa affrontare il mito di Antigone in un momento storico in cui molti temi trattati nella tragedia di Sofocle sembrano tornati di bruciante attualità? E che cosa significa affrontarlo in una terra – la Sicilia – nutrita di grecità? I testi classici parlano al presente attraverso archetipi universali e il teatro è il luogo privilegiato per la messa in scena di quei conflitti irrisolti che ci riguardano da vicino. Chi ha ragione? Il re Creonte, il cui compito è controllare l’ordine sociale e mantenere la pace dopo la guerra civile? O Antigone, che ha come dovere supremo la sepoltura del consanguineo e viola perciò l’editto reale, in nome di una giustizia umana che precede e supera le leggi? 

 

Il dilemma che dilania i personaggi del testo sofocleo. «Oltre ad essere in linea con la volontà dello Stabile etneo di privilegiare contenuti sociali e civili, la nuova produzione di Antigone– sottolinea il presidente Carlo Saggio – riconferma il posizionamento del TSC nell'orizzonte nazionale: è infatti prevista una tournée nei principali teatri italiani, Tric pubblici, privati e Teatri Nazionali da Trieste a Milano, da Firenze a Genova a Napoli, solo per citarne alcuni, oltre ad una circuitazione in teatri grandi e piccoli della Sicilia. 

 


 

È un ulteriore passo verso la ricostruzione della credibilità dello Stabile etneo, di cui siamo particolarmente fieri anche perché, dopo alcuni anni, la realizzazione di scene e costumi è ritornata ad essere ad opera della maestranze interne».«La scelta di debuttare con la tragedia di Sofocle, dramma civico e civile, – dichiara Lina Scalisi, vicepresidente del TSC – è chiara: rifiutandosi di obbedire ad un ordine ritenuto ingiusto e contrario all'etica e alla morale, alle proprie convinzioni, e in questo caso alle leggi divine, Antigone fa della sua ribellione lo strumento per mettere alla prova l'autorità e la legge, sacrificandosi poi per ristabilire la verità e la giustizia. È dunque un’eroina eterna e quanto mai moderna, un modello di coraggio e rettitudine, oggi più che mai necessari

 

Laura Sicignano, alla guida del Teatro Stabile di Catania da poco meno di due anni, firma la regia; traduzione e adattamento sono a cura della stessa Sicignano e di Alessandra Vannucci che, nel rispetto dell’originale, asciugano il testo e puntano ad un andamento rapido, che rifugge da enfasi e ripetizioni. Le musiche, eseguite dal vivo dal polistrumentista Edmondo Romano, provengono da strumenti derivati dall’antica cultura greco/turca/mediorientale; le scene e i costumi, liberamente ispirati ad un Medio Oriente nomade di infiniti conflitti, sono firmati da Guido Fiorato; luci visionarie e rigorose di Gaetano La Mela. 

 

«La nostra Antigone – scrive la regista Laura Sicignano – non dimentica il presente,ma non vuole esserne cronaca. Si muove tra la misteriosa cerimonia tragica e la concretezza dell'attore contemporaneo. Sarà poi lo spettatore ad accogliere la proposta di riflettere su quanto riusciremo a smuovere». Salvatore Settis, nel saggio Il futuro del classico, afferma che nessuna civiltà può pensare se stessa, se non dispone di “un altrove nel tempo e nello spazio”, ovvero di altre società come termine di comparazione. 

 

E la trama di Antigone è nota, tanto quanto il suo dramma è ricorrente nella Storia. All’indomani di una guerra civile, Creonte re di Tebe deve riportare la pace tra le macerie attraverso un editto: il sovrano condanna a rimanere insepolto il cadavere di Polinice, uno dei fratelli contendenti. Creonte come nuovo regnante è consapevole che il suo dovere ora è sancire il confine tra vincitori e vinti, buoni e cattivi, scrivendo la Storia con la Ragion di Stato e sradicando ogni focolaio di ribellione. Si oppone all'editto Antigone, senza odio, in ossequio alla legge morale e divina che le impone di seppellire il fratello. In scena l’irresolubilità del conflitto. Nel palazzo reale, bruciato dalla guerra, attraversato da lampi di luce cruda e da suoni dionisiaci, l’insanabile contrapposizione travolge tutti i personaggi della tragedia.

 


 

NOTA DI REGIA

 

Antigone è un mito fertile: non smette di parlare al presente e di generare riflessioni sulla società di ogni epoca. Si è declinata nei secoli secondo lo spirito dei tempi, è stata riscritta in decine di versioni, il suo nome continua ad essere evocato per eroine ed eroi controcorrente, spesso oggetto di dibattiti accesi. 

 

La nostra Antigone non dimentica il presente, ma non vuole esserne cronaca. Si muove tra la misteriosa cerimonia tragica e la concretezza dell'attore contemporaneo. Sarà poi lo spettatore ad accogliere la proposta di riflettere su quanto riusciremo a smuovere. 

 

La scelta di Antigone mi appare necessaria qui e ora: affrontare il mito in una terra - la Sicilia - che si è nutrita di grecità e che si dibatte quotidianamente tra potere e strapotere, ribellione e anarchia, eroi del bene e del male, fiera di un’identità, frutto di una stratificazione di popoli. Primo compagno di viaggio sarà un attore siciliano di tradizione classica - Sebastiano Lo Monaco - nei panni di Creonte. Insieme a lui, attori concreti e creativi, capaci di padroneggiare corpo e parola.

 

Il testo viene asciugato, l’azione e la relazione sono privilegiate rispetto alla dizione. La drammaturgia si intreccia organicamente con il suono e la musica dal vivo. Lo spazio astratto e visionario richiama palazzi bruciati, infinite guerre mediorientali, tecnologia e miseria, in una fuga prospettica verso l'ineluttabile tragico. Si contrappongono la parola del potere e quella della ribellione, la pietas dei giovani - che giunge agli estremi del cupio dissolvi - contro la Ragion di Stato degli adulti. Da Sant’Agostino a Leibniz, da Voltaire ad Hannah Arendt, l’idea del male minore ha percorso il pensiero morale occidentale: in questo dilemma si dibatte Creonte. Egli, fulcro dell'azione tragica, assurge suo malgrado al potere e in poche ore dal potere viene distrutto, sotto gli occhi partecipi o ostili - a seconda dell'opportunità - dei suoi cortigiani mercenari, coro pericoloso, capace di empatia e minaccia, poesia e violenza, proprio come la stupefacente creatura - l'Uomo - di cui canta.

 

Antigone nel momento in cui si affaccia alla vita adulta, preferisce trasformarsi in martire suicida, in nome di una radicale negazione del mondo e così Emone, con un effetto di emulazione che evoca generazioni votate all'autodistruzione. I giovani di questa tragedia si immolano. Può sopravvivere solo Ismene, perché si cancella, scompare da viva. Il vuoto dei padri inghiotte quello dei figli, in un vortice che implode davanti agli occhi del mondo. Euridice incapace di intervenire, complice con il proprio silenzio, diviene parlante solo come mater dolorosa: c'è un misterioso palinsesto cristologico che riverbera al passato in questa tragedia, per cui, ancora, il supplizio di Antigone ci sembra una via crucis. La polvere al centro del contendere, è la pulvis a cui tutti ritorneremo. Nell'universo pagano - di cui oggi possiamo conoscere solo le rovine - non c'è resurrezione né perdono. Tiresia, il folle di Dio, il tramite tra cielo e potenze ctonie, non può risolvere, ma solo avvisare quando ormai il male è compiuto. In mezzo a queste gigantesche forze contrastanti, rischiando di esserne schiacciato, si aggira suo malgrado la Guardia, l'uomo qualunque, che dalla sua rivendicata mediocrità, teme e disprezza la grandezza tragica. Tutti i personaggi nella loro complessità, nelle loro contraddizioni, invocano gli dei, ma nel mistero di questa ineluttabile tragedia non arriverà alcun deus ex machina a riportare la pace.

 

Tutti i personaggi sono travolti dai flutti di un mare furibondo: cos'è il Male? E perché? È il caso, è uno scherzo divino, o la punizione per la ubris dei protagonisti, oppure è il destino di tutti? A noi resta, attraverso lo specchio di queste sventure "estranee", la possibilità di contemplare, esorcizzare, elaborare le forme del conflitto presenti nella nostra stessa realtà.

 

Laura Sicignano

 

NOTA ALLA TRADUZIONE 

 

Rispetto alla versione tramandata, l’adattamento ha operato interventi significativi soprattutto sul Coro. Esso in questa nostra versione si compone non di voci indistinte, ma di singoli personaggi, ciascuno con un suo carattere, una sua psicologia, un suo mondo di relazioni con gli altri, indagati e perfezionati da regia e attori. Il Coro diviene un gruppo di soldati e non più di vecchi, come previsto da Sofocle. Si è deciso di accorpare il canto d’ingresso del Coro all’ingresso di Creonte: la scena diventa quindi un’autonoma invenzione, trasformandosi in un trionfo del vincitore che, acclamato dai suoi soldati cortigiani, offre loro un discorso politico. Il terzo canto del Coro, anteriore all’ingresso di Emone, è stato riscritto su base ritmica più veloce di quella originale e trasformato in una moderna canzone dal vivo. Il quarto stasimo prima dell’entrata di Tiresia è stato eliminato. Il quinto canto, prima dell’entrata di Euridice, è stato trasformato in un lamento profetico ed attribuito alla stessa Euridice, rimpolpando il personaggio in modo da compensare l’entrata tardiva con una scena di intenso impatto. L’ultima scena è stata riscritta in uno stile frammentario che rispecchia il nostro modo di scrivere e rende giustizia alla modernità della tragedia, dandole una chiusa cruda e minimalista ed un andamento rapido, che rifugge da enfasi e ripetizioni.

 

Il linguaggio usato mira ad essere concreto e immediatamente dicibile dagli attori. È stato pensato su misura dei personaggi: Creonte riecheggia lo stile della propaganda nei discorsi pubblici e si abbassa a toni quasi da volgo per dialogare con i soldati. Antigone usa il linguaggio diretto della forza incontrovertibile degli argomenti. Euridice parla in versi sciolti e drammatici. Ismene indulge anche ai toni crudi del rancore. Di Emone si è sottolineato il saggio argomentare e il pathos del personaggio scisso tra amore filiale e amore per la compagna. I due monologhi affidati al Primo Soldato, derivati dal Coro, spostano il testo in una dimensione lirica, quasi visionaria. La Guardia usa un linguaggio basso, furbesco, ricco di sgrammaticature. L'intenzione generale è di fedeltà all'autore e di immediatezza per il pubblico contemporaneo.

 

Laura Sicignano e Alessandra Vannucci

 

NOTA ALLE MUSICHE 

 

Nelle musiche create per Antigone parola, rumori, suoni, note si intrecciano creando un’unica profonda partitura, dove ogni elemento è fondamentale. Il silenzio stesso è composizione capace di grande tensione ed energia. Le composizioni sono modali come ogni tradizione arcaica tramanda, espresse con strumenti appartenenti o derivati dall’antica cultura della zona greco/turca/mediorientale, capaci di magia sonora. Solo strumenti a fiato e percussivi danno voce alle musiche dello spettacolo perché il respiro e il percuotere sono gesti primari dell’uomo, come la parola. “Il verso all’unisono” guida le composizioni e i gesti: nell’antica Grecia non esisteva distinzione tra testo e musica.

 

Edmondo Romano

 

NOTA ALLE SCENE 

 

Per uno scenografo occuparsi della tragedia classica è sempre una sfida; le tematiche trattate sono assolute, atemporali e specchio dell'esistenza umana. Le esigenze spaziali del testo  rientrano nei canoni della scrittura classica: l'accesso al palazzo e la possibilità di arrivare  da un altrove non meglio identificato. È quindi l'astrazione nel trattare temi così vicini al genere umano il vero punto di snodo dell'interpretazione dello spazio scenico di  Antigone.

 

Con la regista Laura Sicignano abbiamo scelto di raccontare la storia in un contesto postbellico, distrutto, carbonizzato. Le linee prospettiche convergono verso il fondo scena in una piccola apertura, luogo  del supplizio di Antigone, che contrasta con la magniloquenza  del relitto della facciata del palazzo del governo.

 

L'enormità dell'evento tragico che conduce alla catarsi della vicenda, troverà  anche nel contenitore scenico un corrispettivo del proprio  annientamento, come quello degli animi di chi sopravvive,  annichilito  dalla vicenda.

 

Guido Fiorato 

 


 

Laura Sicignano Laureata in Storia del Teatro all'Università Cattolica di Milano. Dopo essere stata assistente alla regia di alcuni tra i più importanti registi del panorama italiano all'inizio degli Anni Novanta, quali: Santagata e Morganti (Firenze), Elio De Capitani - Teatro dell'Elfo (Milano); Federico Tiezzi – Magazzini (Firenze) e Tonino Conte - Teatro della Tosse (Genova), nel 1994 fonda e dirige Teatro Cargo, per cui firma oltre 40 regie e la maggior parte dei testi. Nel 1999 ottiene per Teatro Cargo il riconoscimento dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, come una delle 15 compagnie giovani più importanti di Italia.  Nel 2002 ottiene dal Comune di Genova la gestione del Teatro del Ponente, dove organizza Stagioni teatrali con ospitalità di rilevanza nazionale. Nel 2010 concorre al reperimento di un importante sponsor per il restauro del Teatro di Villa Galliera, il teatro più antico della Liguria: da allora dirige e gestisce anche questo secondo spazio. Nel 2008 è ideatrice e produttrice del Festival Collasso Energetico, primo ed unico esempio in Italia di festival dedicato all'emergenza energetica del Pianeta con eventi, conferenze, spettacoli di rilievo internazionale, diffusi in tutta la città di Genova. Nel 2009 produce un Festival di analoghe dimensioni del precedente, dal titolo Mutazioni, dedicato alle mutazioni del corpo femminile nel XXI Secolo. Nel 2004 è ideatrice e produttrice dello spettacolo evento Partenze, uno spettacolo in mezzo al mare, per Genova Capitale Europea della Cultura. Lo spettacolo si svolge a bordo di una gru galleggiante del 1914, raggiungibile solo via mare.

 

Nel 2008 è ideatrice e produttrice dello spettacolo evento Donne in guerra, messa in scena a bordo del trenino storico Genova Casella. Lo spettacolo viene ripreso per 6 anni, a grande richiesta del pubblico. Come consulente della Fondazione regionale per la Cultura, ha ideato e diretto il progetto per un importante Bando della Compagnia di San Paolo, vinto per il 2013/2014, Rete dei Teatri storici della Liguria. Premiata più volte per i suoi testi e spettacoli in Italia e all’Estero. Dal 2018 è alla guida del Teatro Stabile di Catania.

 

Alessandra Vannucci Drammaturga e regista, attiva in Brasile dal 1996, da quando è stata assistente di Augusto Boal. Come attivista di Theatre of the Oppressed, sviluppa progetti teatrali e di cittadinanza in comunità, scuole, carceri; Nel 2009 ha creato il Madalena Laboratory, un metodo estetico per combattere l'oppressione di genere. Ha diretto spettacoli come The Discovery of the Americas di Dario Fo (Rio, 2005); Pocilga, di Pasolini (Rio, 2006 Arlecchino all'inferno (Venezia, 2007), Castaways (Rio, 2009); Felinda (Rio, 2011); The Stew (Brasilia, 2012), Invisible (Rio, 2014), Missing (Rio, 2014) e altri. Docente del Corso di Arti dello Spettacolo del Dipartimento di Lettere del PUC-Rio (2011-2014), attualmente è insegnante nel Corso di regia teatrale e nel Corso di Laurea in Arti dello spettacolo di ECO / UFRJ.

 

Sebastiano Lo Monaco Diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, prima di diventare (nel 1989) "capocomico" e produttore dei suoi spettacoli, lavora in teatro anche con Enrico Maria Salerno, Salvo Randone, Adriana Asti, Annamaria Guarnieri.

 

Con la propria compagnia produce spettacoli (nel quale è sempre protagonista) scritturando attrici come Paola Borboni e Alida Valli e registi come Giuseppe Patroni Griffi, Roberto Guicciardini e Mauro Bolognini.

 

Tra i molti testi interpretati da Lo Monaco, figurano Enrico IV, Così è se vi pare, Il berretto a sonagli, Questa sera si recita a soggetto, Sei personaggi in cerca d'autore, Non si sa come di Luigi Pirandello, Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, Otello di William Shakespeare. Edipo (Sofocle) nell'Edipo Re al Teatro Greco di Siracusa (2004).

 

Recita anche in alcuni film tra i quali Festa di laurea di Pupi Avati (1985), I Vicerè di Roberto Faenza (2007), Dove siete? Io sono qui di Liliana Cavani (1993) e Body Guards - Guardie del corpo di Neri Parenti (2000).

 

In televisione è tra gli interpreti de La piovra 9, Un prete tra noi, Sarò il tuo giudice, La romana per la regia di Giuseppe Patroni Griffi e Joe Petrosino, Un' altra vita, miniserie televisiva RAI, regia Cinzia T. H. Torrini, Napoletans, regia di Luigi, La vita è una cosa meravigliosa, regia di Carlo Vanzina, Preferisco il Paradiso, miniserie televisiva RAI, regia Giacomo Campiotti, Baarìa, regia di Giuseppe Tornatore. Ha partecipato alla serie L'Onore e il rispetto - parte seconda, regia Salvatore Samperi, Luigi Parisi.

 

Di seguito, alcune delle regie di Sebastiano Lo Monaco: Regia di Non si sa come di L. Pirandello, Pagliacci di Ruggero Leoncavallo e Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, Regia di Medea di Euripide traduzione di Emilio Isgrò. 

INCARICHI DI DIREZIONE ARTISTICA: 

da giugno 2015 ad oggi Direttore artistico della Fondazione Teatro Luigi Pirandello – Valle dei Templi – Agrigento; da giugno 2012 ad oggi Direttore artistico del Teatro "Tina di Lorenzo" di Noto; da maggio 2000 a marzo 2004 Direttore artistico dell'Ente Autonomo Regionale Teatro di Messina; dal 1987 al 1999 Direttore artistico Associazione SiciliaTeatro. 

 

Lucia Cammalleri frequenta la Bottega dei Mastri Artigiani diretta da Piero Sammataro e in seguito il Corso d'Alta Formazione in Teatro d'Innovazione a Pontedera. Ha lavorato, tra gli altri, con Michele Abbondanza, con Jerome Bel, con Jean Pierre Vincent ne I Sette contro Tebe a fianco di Massimo Popolizio, con Lamberto Puggelli, con Michele Di Mauro, con i Muta Imago in Napoli. Primo passo nelle città di sotto per il Napoli Teatro Festival. Dal 2009 al 2012 è la protagonista, accanto a Luigi Lo Cascio, di Dicerìa dell'untore per la regia di Vincenzo Pirrotta. Nel 2013 il ruolo di Antigone nell'omonima tragedia di J. Anouilh, accanto a Roberto Latini, le fa vincere il Premio “Agis” Teatro Giovani come miglior attrice under 35. È stata nel Gruppo Modem della compagnia Zappalà Danza e ha partecipato al progetto “Every-body” di Antonio Tagliarini. Dal 2015 è parte di Chiasma con S. Lombardo, compagnia dalla quale sono nati gli spettacoli Casual Bystanders, Twister (con Aura Sokio Company/Lituania), Present Continuous e Excelsior, quest'ultimo prodotto, tra gli altri, da RomaEuropa Festival e Theatre de Chaillot.

 

Egle Doria calca le scene fin dall’età di otto anni. Si diploma all’Accademia di Arte Drammatica “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile di Catania e debutta al Teatro Antico di Taormina nel ruolo di Ornella ne La figlia di Iorio. Ha lavorato con Placido, Pugliese, Puggelli, Lavia, Pagliaro, Gianni Salvo e molti altri. Nel 2008 inizia la produzione indipendente con Il conto delle lune dall’omonimo romanzo di Marina Doria. Nel 2012 con il progetto XXI in SCENA nasce il sodalizio con il regista Nicola Alberto Orofino ed è Nina ne Il gabbiano di Checov, Chiara ne Le Serve di Genet (regia Saro Minardi), Cassio in Giulio Cesare di Shakespeare, Dorina in Tartufo e Celimene in Misantropo di Molière, la madre in Family Day, Ecuba in Troiane e Fedra in Ippolito di Euripide; e ancora Virginedda Addurata di Giuseppina Torregrossa, Mein Kampf Kabaret di Tabori, Sessantotto Punto e Basta, ETerNA di Luana Rondinelli, Nove, spettacolo autobiografico sul diritto alla maternità e la famiglia omogenitoriale. Protagonista del film Con te e senza di te di Lucia Sardo. Dal 2018 dirige l’Associazione Madè ed insieme a Silvio Laviano il progetto “Teatro in Fortezza” del Castello di Sperlinga (En).

 

Luca Iacono nasce a Ragusa nel 1984 ed è proprio in terra iblea che muove i suoi primi passi nel mondo del teatro. Conseguita la maturità classica si trasferisce a Catania dove si laurea in Lettere Moderne.  Capisce però che la cattedra non fa per lui e nel 2008 inizia la sua formazione artistica presso la Scuola d’Arte Drammatica “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile di Catania dove si diploma nel 2011. Studia tecniche di recitazione con Jean Paul Denizon, Juan Diego Puerta Lopez, Giuseppe Dipasquale, Giovanni Anfuso, Gianpiero Borgia, Mauro Avogadro, Antonio Fava, Michele Sinisi. In teatro prende parte a spettacoli diretti da Guglielmo Ferro, Vincenzo Pirrotta, Ezio Donato, Giuseppe Dipasquale, Fabio Grossi, Michele Mirabella, Federico Magnano San Lio, Walter Manfrè , Francesco Randazzo, Greg Ganakas, Ninni Bruschetta, Michele Placido, lavorando al fianco di attori come Ida Carrara, Leo Gullotta, Magda Mercatali, Tullio Solenghi, Maurizio Micheli, Michele Placido. Prende parte alla fiction tv per Canale 5 Squadra antimafia 6, diretta da Kristoph Tassin.

 

Silvio Laviano nato a Catania nel 1979, dopo la maturità classica, frequenta la Scuola del Teatro Stabile di Genova diplomandosi nel 2002. Collabora, come attore, sia con vari Teatri Stabili Italiani (Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile di Catania, Teatro Nuovo di Napoli, Teatro di Roma, Teatro Stabile del Veneto, Biennale di Venezia, Fondazione INDA, Teatro Massimo Bellini) che con produzioni private (Teatro dell’ Elfo, Gloriababbi, Società per Attori, Progetto U.R.T. Fattore K, Goldenart, Teatro Mobile di Ct, Teatro della Città di Ct, Teatro del Linutile di Pd, Gruppo IARBA) e straniere (A.R.I.A. France - Acting International - Festival D’ Avignon 2012) interpretando sia i grandi autori classici che i contemporanei. È diretto da vari registi tra i quali M. Sciaccaluga, L. Puggelli, M. Placido, O. Koršunovas, D. Livermore, F. Bruni, J. Ferrini, R. Cavosi, G. Rappa, A. L. Messeri, M. Mesciulam, P. Bontempo, T. Tuzzoli, N. Romeo, N. A. Orofino, A. Tosto, F. Ferro, P. Greco e altri. Lavora anche in campo cinematografico, televisivo e pubblicitario diretto da vari registi tra i quali M. Bellocchio, F. Ozpetek, A. Sironi, G. Manfredonia, A. Amadei, A. Grimaldi, L. Ribuoli, A. Longoni, R. Izzo e altri. È autore e interprete del testo originale Salvatore – Favola Triste per voce sola (Festival di Benevento – Città Spettacolo 2012). È regista teatrale dei progetti originali:  Io sono Verticale, Diversi, Borderline in Love, S.O.G.N.O. ergo Sum, Innamorati e Femmine frutto di residenze e collaborazioni artistiche del Progetto di ricerca teatrale S.E.T.A. (Studio Emotivo Teatro Azione) del quale è fondatore e responsabile creativo. 

 

Simone Luglio studia recitazione a Parigi, con Jean Paul Denizon e poi con J.C. Penchenant. In Italia frequenta La Bottega dei Mastri Artigiani di P. Sammataro. Nel 2007 si diploma presso la Scuola del Teatro Stabile di Genova. Lavora con le maggiori realtà teatrali nazionali e con registi come: Sammataro, Messeri, Mesciulam, Trotta, con Santagata, Ninni Bruschetta e Armando Pugliese, con Peter Stein in Anniversario e con Leo Muscato in spettacoli come Il gabbiano, La commedia degli errori e Tempo di Chet. Dal 2012 fa parte del gruppo di attori che fondano la Popular Shakespeare Kompany guidati da Valerio Binasco con il quale inizia un lungo sodalizio prima come attore in spettacoli come Romeo e Giulietta, La tempesta, Il Mercante di Venezia e poi anche come suo regista collaboratore. All’attività di attore affianca anche quella di regista con spettacoli vincitori di bandi come Nuove sensibilità 09 e festival come Straniamenti. È presente al Napoli Fringe Festival ed è prodotto dall’Ambasciata svedese con La Puttana di Harlem che debutta a Stoccolma. In televisione lo abbiamo visto nella parte di Giovanni Falcone nella fiction La mafia uccide solo d’estate e al cinema recitare nel film di P. Marcello Martin Eden in concorso all’ultimo Festival di Venezia. Dal 2015 è direttore artistico del Miezzunastrata Buskers Festival.

 

 

Franco Mirabella diplomato alla scuola di Recitazione “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile di Catania, è  in Arte dal 1982. Grazie alla sua versatilità artistica ha sempre spaziato dal ruolo di Attor Giovane a quello di Primo Attore e Caratterista. È stato il Principe di molte favole, Fadinard nel Cappello di Paglia di Firenze (regia di G. di Martino),  Dorimena in Sganarello (regia di F. Randazzo), la Regina Rosmunda in Ubu Roi (regia di A. Pugliese), Alessi nei Malavoglia (regia di L. Pugelli), Apollinide nella Brocca Sciocca (regia di O. Torrisi) la Vecchia Balia (personaggio inventato) nel Gabbiano di A. Cechov (regia di M.Maltauro) John Lennon nello spettacolo I Beattles (regia M. Maltauro). Il Commissario Spanò nel Berretto a Sonagli (regia di F. Bellomo), è stato mago, monaco, perfido tiranno (Jan Van Leiden) nell’opera lirica Divara di Azio Corghi. Ha ricoperto spesso molti ruoli all’interno di uno spettacolo (Il Birraio di Preston di A. Camilleri, regia di G. di Pasquale) conquistando l’affettuoso soprannome di Peter Sellers del teatro. Ha lavorato con Susan Strasberg, Lina Wertmuller, Turi Ferro, Ida Carrara, Michele Placido, Mario Missiroli, Lamberto Pugelli, Sandro Sequi, Armando Pugliese, David Brandon, Hilsdorf Dietrich, Will Homburg, Francesco Randazzo, Egisto Marcucci, Walter Pagliaro, Pino Micol, Massimo Foschi, Giuliana Lo Iodice, Loretta Goggi, Piero Maccarinelli, Giuseppe Pambieri, Gianfranco Iannuzzo, Pino Caruso, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Cherif, Marco Maltauro, Arnaldo Pomodoro, Paolo Magelli, Elisabetta Pozzi, Tullio Solenghi, Massimo Lopez e molti altri. 

 

Barbara Moselli si diploma alla Scuola del Teatro Nazionale di Genova nel 2005 e collabora con lo stesso in numerose produzioni. Affianca attori come Mariangela Melato, Eros Pagni, Ugo Pagliai, Ugo Dighero, Tullio Solenghi. Lavora con Fausto Paravidino, Luca Ronconi, Marco Sciaccaluga, Giorgio Gallione, Laura Sicignano e tanti altri. Fonda con altri 5 attori diplomati al Teatro Nazionale di Genova la Compagnia teatrale “NIM, neuroni in movimento”. Scrive e interpreta La mamma più forte del mondo e vince il bando “GAME” indetto dal Teatro Stabile delle Marche. Scrive e interpreta Le donne baciano meglio, spettacolo finalista al Premio Calandra Teatro e Semifinalista al bando IN BOX. Altri lavori recenti: La guerra non ha volto di donna, testo e regia di Carlo Orlando, produzione Narramondo, Trilogia del ridicolo amore, testo e regia di Alex Sassatelli, produzione Teatro IF 2016/2017, I Vicini, testo e regia di Fausto Paravidino, Pappagallo, testo e regia di Giorgio Gallione, produzione Teatro dell'Archivolto, Come pesci in un acquario, testo e regia Elena Dragonetti, produzione Teatro dell’Archivolto, Giorge Dandin di Moliére, regia di Massimo Mesciulam, produzione Teatro Stabile di Genova 2014, Molto rumore per nulla di W. Shakespeare, regia di Loredana Scaramella, produzione Silvano Toti Globe Theatre, Il Tartufo di Moliére, regia di Marco Sciaccaluga (con Eros Pagni e Tullio Solenghi), produzione Teatro Stabile di Genova. 

 

 

Pietro Pace nasce a Palermo il 17/05/1982, attore di Teatro, Cinema e Televisione. Diplomato al Centro Internazionale La Cometa. Segue Workshops con Nikolai Karpov, Giancarlo Sepe, Bernard Hiller, Ivana Chubbuck A teatro lavora con Giancarlo Sepe, Renato Giordano, Luciano Melchionna. Al cinema viene diretto da Marco Risi, Aurelio Grimaldi e Renato De Maria.

 

È parte del cast delle serie Tv Il Cacciatore, Squadra Antimafia 7 e La Mafia Uccide Solo D'estate e del film Lo Spietato. Nel 2011 vince il premio come miglior attore di 9 giorni di grandi interpretazioni. Nel 2014 vince miglior attore a Teatro Lo Spazio di Roma. Nel 2014 vince miglior attore nel concorso teatrale La Corte Della Formica al Teatro Piccolo Bellini di Napoli. A settembre 2019, durante la seconda edizione del Militello independent film fest, è stato premiato come Miglior attore per il film Diario dell’inquietudine di Aurelio Grimaldi. 

 

Edmondo Romano, polifiatista e compositore, lavora dal 1990 nella ricerca musicale sperimentale, folk, etnica, world, minimalista, colonna sonora perfezionando l’uso degli strumenti nelle diverse culture ed espressioni.

 

Ha suonato e composto numerose colonne sonore cinematografiche (in collaborazione con Pivio e Aldo De Scalzi), musicato reading poetici per Adonis, Fernanda Pivano, Mario Macario, Maurizio Maggiani, Don Andrea Gallo, Ugo Volli, Dario Vergassola, Mario Macario, Carla Peiroleiro, Laura Sicignano, Enrico Campanati, La Compagnia del Suq, La Bottega dell’Arte, Paola Bigatto, Quelli lì, Claudio Pozzani, Vanni Valenza, Emanuele Conte, Chicco Alcozer, Amedeo Romeo, Michelangelo Pulci & Alessandro Bianchi dello staff di Buldozzer, Enrique Balbontin per Colorado Caf. È produttore di numerosi lavori discografici e video, dove svolge anche il ruolo di produttore artistico e di tecnico del suono nel proprio professionale Home Studio “Eden” a Genova.

 

Guido Fiorato è nato a Genova, dove attualmente vive e lavora. Ha lavorato come scenografo e costumista presso il Deutsches Schauspielhaus di Amburgo e presso altri teatri tedeschi. Ha insegnato scenotecnica presso il DAMS Liguria e scenografia e progettazione del costume presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, di cui ricopre attualmente la carica di  direttore. 

Questi alcuni dei suoi più recenti lavori: 

scene e costumi John Gabriel Borkman (Sciaccaluga), scene Don Giovanni di Molière e Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni per il Teatro Stbile Torino (Binasco), scene e costumi La Rondine di Puccini per il Teatro Carlo Felice (Gallione), scene  Cardillac  di Hindemit per il Maggio Musicale Fiorentino (Binasco), scene La cucina di Wesker (Binasco), scene e costumi La Traviata di Verdi per il Teatro Carlo Felice (Gallione), scene e costumi Macbeth Remix di Sanguineti (Liberovici), scene e costumi George Dandin di Molière (Mesciulam); Con l’amore non si scherza di Marivaux (Mesciulam), scene Il sindaco del rione Sanità di De Filippo (Sciaccaluga); scene e costumi Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare (Mesciulam); L’invenzione della solitudine di Auster (Gallione), scene e costumi Il gioco dei re di Viganò (Sciaccaluga); I ragazzi irresistibili di Simon (Sciaccaluga); La nonna di Cossa (Gallione). 

 

Foto Antonio Parrinello

 

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