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20/04/24

Siria: si allunga inesorabilmente la scia di sangue


Categoria: ESTERI
Pubblicato Venerdì, 28 Dicembre 2012 02:48
  • Livio Rotondo

Almeno 90 persone erano state uccise da un attacco aereo, nella giornata del 23 dicembre, che aveva colpito una panetteria della città di Halfaya nella provincia di Hama (regione centrale). Lo avevano riferito gli attivisti dell’opposizione accorsi tra le macerie dopo il bombardamento.

 

Oltre 1000 persone, sarebbero state in coda, al momento dell'attacco, per acquistare pane e farine, visto e considerato il rallentamento della produzione dei beni di prima necessità nel paese; sembrerebbe infatti, che nella città per tre giorni era stata interrotta la distribuzione del pane. Tra le vittime molte donne e bambini.

 

Human Right Watch ha condannato il massacro, dichiarando che secondo loro l'artiglieria aerea siriana talvolta, nel tentativo di colpire i ribelli manca di precisione, a volte invece, gli aerei colpirebbero volontariamente sedi civili.

 

Nello stesso giorno, altri raid aerei avrebbero ucciso 13 persone nella città di Sfeira; i numeri dei morti non possono essere confermati visto lo stato caotico in cui versa il paese.

 

Non è noto invece quando un'altro bombardamento, ad Al Qathania, nella provincia di Raqqa (regione nord in prossimità del confine turco), abbia provocato, si parla di almeno 84 persone. Tra questi si conterebbero 21 bambini.

 

Abdel Rahaman dell'osservatorio dei diritti umani, ha tenuto a riferire:" In quella zona non ci sono jihadisti del fronte Al Nusra o altri gruppi di guerriglieri organizzati. Le vittime sono solo contadini".

 

Così se il bilancio è stato aggiornato a oltre 45.000 vittime ufficiali, cominciano a trapelare notizie non ufficiali che le morti, dall'inizio del conflitto sarebbero molte di più, tra cui i detenuti-attivisti di cui non si saprebbe più niente da quando sarebbero stati ingoiati dalle segrete del regime.

 

E così di poche ore è anche l'ultima presa di distanza ufficiale, da parte del Generale Abdulaziz al Shalal, capo della polizia militare che avrebbe lasciato il suo posto per unirsi ai ribelli, denunciando in un video registrato, le torture e i soprusi commessi dall'esercito regolare su civili inermi come l'utilizzo di armi chimiche, per ordine diretto di Bashar al Assad, a cui avrebbe finalmente voltato le spalle.

 



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