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24/04/24

Wiam M. Shalhout, Alto Rappresentante dell'Autorità Palestinese: Le nostre sei richieste al Presidente americano Biden


Categoria: ESTERI
Pubblicato Venerdì, 08 Luglio 2022 13:29
  • Anna Mahjar-Barducci

Ramallah. L'Autorità palestinese si sta preparando alla visita del Presidente americano Joe Biden nella regione, prevista per il prossimo 13 luglio. Biden si fermerà prima in Israele e nei Territori palestinesi per poi procedere il viaggio verso l'Arabia Saudita, dove parteciperà al summit GCC+3, dove incontrerà i leader del Gulf Cooperation Council (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Qatar, Bahrain e Oman), di Egitto, Giordania e Iraq.

 

Wiam M. Shalhout, alto rappresentante dell'Autorità Palestinese (AP) e Direttore Generale della Commissione Anticorruzione, spiega ad Agenzia Radicale che l'Autorità palestinese ha stilato una lista di sei richieste da presentare a Biden:

 

1. “La riapertura della missione diplomatica dell'OLP a Washington”. La rappresentanza è stata chiusa dall'amministrazione Trump nel 2018, che aveva accusato l'Autorità palestinese di non volere negoziare direttamente con Israele gli accordi di pace. L'OLP però è inserita dal 1987 nella lista delle "Foreign Terrorist Organization" (nonostante un atto presidenziale abbia poi permesso il contatto fra il governo americano e l'organizzazione palestinese). L'Autorità palestinese vorrebbe infatti che Washington revocasse tale qualifica, ma per adesso questo non sembra essere nelle intenzioni dell'amministrazione Biden.

 

2. “La riapertura del consolato americano a Gerusalemme Est”, anch'esso chiuso dall'amministrazione Trump, dopo aver spostato l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme nel 2018 (il trasferimento è stato poi completato nel 2019), riconoscendo de facto Gerusalemme come capitale di Israele.

 

3.“Sviluppare la cooperazione in ambito commerciale, scientifico e accademico fra gli Stati Uniti e l'Autorità palestinese".

 

4. “La revoca dei tagli agli aiuti internazionali americani ai palestinesi”, che erano stati voluti sotto l'amministrazione Trump. Recentemente, il direttore dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale Samantha Power ha detto al riguardo: "Vediamo molto entusiasmo da parte del governo di Israele nel riprendere questa assistenza verso i palestinesi, dato che… la stabilità economica gioca un ruolo fondamentale”.

 

La decisione di fermare gli aiuti era però legata all'Anti-Terrorism Clarification Act (ATCA), approvato dal Congresso e poi convertito in legge da Trump. La legge consente ai cittadini americani di citare in giudizio coloro che ricevono aiuti internazionali dagli Stati Uniti nei tribunali americani per presunta complicità in "atti di guerra”.

 

Come riportato dai media internazionali e palestinesi, l'Autorità palestinese aveva pertanto inviato una lettera al dipartimento di Stato americano chiedendo di sospendere i finanziamenti per paura di azioni legali.

 

5. “La richiesta di un'indagine statunitense sulla morte della giornalista palestinese (con cittadinanza anche americana) di Al-Jazeera, Shireen Abu Aqleh”. Secondo l'Autorità palestinese, Aqleh è stata uccisa intenzionalmente da un colpo di pallottola israeliana a Jenin lo scorso maggio. Il Dipartito di Stato ha già detto che le indagini hanno rivelato che non è possible determinare quale arma abbia ucciso la giornalista. L'esercito israeliano ha però affermato che la responsabilità morale rimane dei terroristi, che operano nei centri abitati.

 

6. “Convincere Israele a sospendere l'espansione dei settlements nella West Bank”. 

 

Shalhout spiega poi ad Agenzia Radicale che gli Stati Uniti hanno già avanzato delle richieste all'Autorità palestinese. Una di queste è l'avvio di una transizione democratica della leadership palestinese. Il primo passo sarebbe quello di organizzare delle primarie all'interno di Fatah, al prossimo ottavo congresso del partito (le cui date sono ancora da definire).

 

 



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