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19/04/24

Se il condannato è grillino: storie del garantismo a Cinque Stelle


Categoria: POLITICA
Pubblicato Giovedì, 07 Gennaio 2016 19:44

Vi è una piega ipocrita che accompagna certe campagne giustizialiste e che sta letteralmente invadendo il Paese. Una storia avvincente si è consumata nella ridente terra di Abruzzo, che merita di essere raccontata per capire meglio il fenomeno Cinque Stelle.

 

Tutto inizia quando la Radicale Rita Bernardini si candida a Garante dei detenuti abruzzesi. La Bernardini Garante dei detenuti, dal punto di vista logico, è quasi una tautologia: chiunque segua un minimo la questione carceraria sa che è di fatto garante dei detenuti da anni, per via del suo straordinario, appassionato impegno in questo ambito delicato. Ebbene, nonostante la campagna sostenuta da Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzi, che ha ricevuto illustri espressioni di sostegno, adesioni numerose e trasversali, e suscitato l'interesse della stampa locale, la Bernardini non è ancora stata eletta. L'Abruzzo è tuttora senza garante: la discussione è continuamente rinviata da mesi, e la legge che ne istituisce la figura resta inapplicata. 

 

Ma il dato più curioso è il comportamento del Movimento 5 Stelle. Sì, perché i più rigidi nell'opporsi alla candidatura sono stati loro. Motivo? E' stata condannata. Non importa che le condanne siano state per disobbedienza civile volta alla legalizzazione della cannabis, né che la sua presunta inidoneità su tali basi sia stata già smentita da sentenza del TAR: una condanna è una condanna, e chi l'ha subita non è degno di ricoprire cariche istituzionali.

 

Le condanne riportate dalla Bernardini la rendono ineleggibile in un’ottica di legalità a cui questo Paese dovrebbe costantemente ambire. Le sentenze, anche se relative ad atti di disobbedienza civile finalizzati ad affermare valori di principio condivisibili, sono un fattore determinante da cui non si può prescindere”, comunica il Movimento. E ancora: “Non possono ammettersi deroghe al rispetto della legge”.

 

Questa la posizione, ribadita a oltranza nonostante l'evidente natura partitocratica del gioco allo sfinimento che alcuni membri del Consiglio regionale stanno portando avanti. Durante l'ultima votazione, risalente ormai allo scorso autunno, Rita Bernardini non conquista la maggioranza assoluta necessaria per soli tre voti: determinanti quelli del Movimento Cinque Stelle. Niente deroghe al rispetto della legge – e niente Garante per i detenuti abruzzesi. 

 

Non essendoci infatti una candidatura concorrenziale, in pratica l'Abruzzo resterà privo di questa figura fin quando la Bernardini non sarà eletta. E' un fatto evidente e noto a tutti, tuttavia non basta a smuovere la «sensibilità» dei Cinque Stelle, che sono pure favorevoli alla legalizzazione della cannabis, per dirne una, ma non è questo il punto: c'è una condanna di tribunale. E questo è sufficiente a chiudere la discussione (su queste basi ovviamente Mandela non doveva mai diventare presidente del SudAfrica). 

 

Interpellato sull'argomento, il vice-presidente della Camera Luigi Di Maio (M5S) è imbarazzato: ricorda le battaglie per la trasparenza portate avanti dalla Bernardini quando era deputata, si trova a fare i conti con la storia radicale, e come forza politica che si fregia di lottare contro il regime non può certo sostenere la posizione locale; ma neppure la sconfessa. Si limita a stupirsi e a esprimere il proprio apprezzamento per la candidatura, di fatto a titolo personale

 

La seccatura nei confronti dei consiglieri locali è sottintesa, ma inespressa. Reagisce con disagio, un po' come Eduardo De Filippo con l'indimenticabile figlio Luca nei panni di Tommasino in “Natale in casa Cupiello”, quando questi mostra di non gradire la tradizione del Presepio; sembra dire ai “grillini” abruzzesi: “Ve piace a Bernardini, eh? Ve piace...”. E quelli: “No”. Ci riprova: “Questo lo dite perché volete fare i giovani moderni che non vi piace a Bernardini... La Bernardini Garante dei detenuti, che piace a tutti quanti...”. Ma non c'è niente da fare: non gli piace Rita Bernardini. Perché è condannata, e il giustizialismo non ammette eccezioni

 

Morale della storia. Pochi giorni fa la notizia: il portavoce abruzzese del Movimento 5 Stelle  è stato condannato per operazioni finanziarie nulle. Secondo il tribunale, infatti, il consigliere Riccardo Mercante (ex Italia dei Valori), come operatore finanziario, ha gravemente danneggiato un correntista. Questi ha subito perdite sul proprio portafogli finanziario quantificate in 920 mila euro: di qui la causa civile, che attesta la nullità delle operazioni.

 

Saremo noi a scagliare la prima pietra? No di certo. C'interessano però le reazioni degli altri consiglieri pentastellati: “Si tratta di una questione che non aprirà nessuna discussione nel movimento. E’ una faccenda civilistica che non ha nulla a che fare con l’attività politica di Mercante, ma riguarda solo la sua sfera professionale”. 

 

Come? Una condanna è una condanna! La disobbedienza civile della Bernardini no, e le operazioni finanziarie nulle del “grillino” invece vanno bene? La stampa lo incalza, ma il Movimento fa orecchie da mercante: “Si tratta di una sentenza di primo grado e ho già dato mandato al mio legale affinché si proceda in appello”, spiega il consigliere interessato.

 

Parole sacrosante: è chiaro che non si può accusare nessuno per una sentenza di primo grado, che potrebbe essere ribaltata in appello. Si è innocenti fino nel caso alla sentenza di legittimità della Cassazione. Finalmente un po' di sano garantismo, verrebbe da dire. Sotto questo profilo, il consigliere va difeso senza mezzi termini. Peraltro è giusto sottolineare come simili vicende non chiamino necessariamente in causa la disonestà, anzi: quand'anche il dolo fosse accertato, ciò non significherebbe che il consigliere fosse in mala fede, perché potrebbe semplicemente aver compiuto degli errori. 

 

Invece è stato già preso di mira, e verrebbe spontaneo sostenerlo con spirito garantista. Se non fosse che il garantismo, in casa 5 Stelle, regna sovrano solo quando a finire in tribunale sono gli esponenti del Movimento...

 

Camillo Maffia

 

 



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