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20/04/24

Pdl-Pd-Idv, i pretesti per salvare la faccia


Categoria: POLITICA
Pubblicato Giovedì, 27 Settembre 2012 22:00
  • Ermes Antonucci

Avevamo scritto del vizio del regime partitocratico italiano di cercare di tappare i buchi della propria degenerazione, rigorosamente ex post, cioè una volta avvenuto il danno nell’indifferenza più totale, o ancor peggio con la propria complicità. Va detto che l’azione riparativa con la quale i partiti cercano, sulle ali dell’indignazione popolare, di ricucire il rapporto con l’opinione pubblica, finisce col risultare del tutto inadeguata (in rapporto ai mali da sradicare) e pretestuosa.

 

Ma passiamo ai fatti. Il Partito Democratico, nel quale ancora riecheggiano le timide parole di Bersani (“Abbiamo sbagliato”), ha depositato oggi una proposta di legge che prevede un taglio di mille euro sulle indennità dei deputati, portandole così al livello dei sindaci dei capoluoghi con più di 250 mila abitanti, e una riduzione sulla diaria.

 

Contemporaneamente il Pdl ha presentato al Senato un emendamento, definito “anti-Batman”, che prevede il carcere da due a sei anni per il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che utilizza contributi politici “indebitamente per finalità diverse o se ne appropria”.

 

L’idea che queste due semplici mosse mediatiche possano, allo stesso tempo, risolvere la deriva del sistema partitico italiano, e spazzare via anni di riprovevole silenzio oltre che di scandali, non può che apparire del tutto inconsistente.

 

Ma la reazione che ha sorpreso di più, comunque, è stata quella dell’Idv di Antonio Di Pietro. Mentre l’ex magistrato di Mani Pulite rilanciava il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti, evitando di intervenire sugli ambigui comportamenti dei propri consiglieri nel Lazio, il vertice regionale del partito provava a chiarire il suo operato, giungendo a giustificazioni insolite.

 

Vincenzo Maruccio, segretario dell’Idv nel Lazio ha infatti spiegato: “Avremmo potuto, è vero, votare contro il provvedimento dell’ufficio di presidenza che destinava questi fondi, così come abbiamo fatto in aula quando questi fondi sono stati assegnati nei bilanci blindati della giunta Polverini. Ma il provvedimento sarebbe passato ugualmente e il nostro gruppo avrebbe comunque ricevuto quei soldi. Sarebbe stato un gesto inutile, ed anche ipocrita”. Una difesa che, oltre a far acqua da tutte le parti, mostra un’incoerenza di fondo – sconosciuta a molti – verso la battaglia morale sui cui da decenni Di Pietro fa opportunamente leva.



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