Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

29/03/24

Fake news, la gabbia d’acciaio di decennali falsità


Categoria: RASSEGNA WEB
Pubblicato Martedì, 05 Dicembre 2017 09:59

"A dimostrazione del fatto che le fake news non sono una invenzione recente, possiamo identificare una serie di asserzioni false che, a volte da decenni, vengono riproposte continuamente di fronte al pubblico. Queste falsità sono diventate luoghi comuni, acriticamente assunti come veri. Sono, almeno in parte, frutto di automatismi mentali, di cortocircuiti cognitivi." Ne scrive sul 'Corriere della Sera' Angelo Panebianco, in un articolo che proponiamo nella nostra rassegna web.

 


 

Per lo più, le asserzioni false circolano per una combinazione di interessi (qualcuno ha interesse a che il falso venga creduto vero) di chi le ribadisce e della pigrizia mentale di chi le ascolta. Faccio alcuni esempi scelti per la loro persistenza e per gli effetti negativi che tali falsità esercitano sulla nostra vita pubblica. Se ne potrebbero scegliere anche altri. Alcune di queste asserzioni false appartengono alla categoria «come imbrogliare i giovani».

 

La più spudorata è quella secondo cui avremmo in Italia «pochi laureati». Detta così è una bugia. Abbiamo troppi laureati in giurisprudenza e troppo pochi laureati in fisica. Più in generale: troppi laureati in materie umanistiche, e in scienze umane, e pochi laureati nelle scienze hard. Questa distorsione penalizza i giovani laureati alla ricerca di una prima occupazione. Per eliminare la distorsione bisognerebbe introdurre il numero chiuso in tutti i corsi di laurea umanistici e di scienze umane. In modo da dare agli studenti liceali una bussola per orientare le scelte future.

 

I più dotati in materie umanistiche sapranno che, se quella è la loro vocazione, essi dispongono di buone chance per superare lo sbarramento del numero chiuso. Gli altri, se vogliono accedere all’Università, dovranno dedicarsi con impegno, già al liceo, allo studio della matematica e delle discipline scientifiche. Avremmo allora, in prospettiva, meno laureati (ma di migliore qualità)nelle umanistiche e più laureati nelle scientifiche. Mettendo fine a una distorsione che penalizza i giovani (e,per giunta, non mette a disposizione del mondo produttivo abbastanza «capitale umano»).

 

Ma le autorità pubbliche, un po’ per quieto vivere, un po’ per disinteresse per il futuro dei giovani (e un po’ anche per un antico pregiudizio italico contro la formazione scientifica) continuano a raccontare che abbiamo, semplicemente, «pochi laureati». Sembra quasi che l’ideale proposto sia quello di un Paese che, un giorno, possa vantare, a ogni semaforo, un lavavetri in possesso di una laurea qualunque.

 

Sotto la rubrica «come imbrogliare i giovani», stanno anche altri luoghi comuni, altre falsità di uso corrente. Come quella di chi invoca «lavoro» senza mai usare la parola «crescita». Come se non fosse la crescita economica a generare lavoro. Si capisce che il lavoro a cui pensano costoro sia il lavoro improduttivo, fare buche e poi riempirle con i soldi dei contribuenti. Ancora falsità, tipiche di chi,in un Paese in accelerato declino demografico, è in realtà interessato solo a spostare risorse da impieghi produttivi (quelli che danno lavoro) alle pensioni. In omaggio all’idea che questo sia e debba restare «un Paese per vecchi» (e che i giovani si arrangino).

 

Ma anche chi parla di crescita non ha spesso le carte in regola. Per avere crescita bisogna fare due cose: abbassare le tasse e spezzare la cappa burocratica che blocca lo sviluppo. Chi propone di abbassare le tasse, spesso, dice la cosa giusta ma in modo sbagliato. Non si preoccupa dei vincoli. Parla come se il nostro debito pubblico non lo riguardasse. Chiunque invochi la riduzione delle tasse senza spiegare come fare tornare i conti fa promesse irrealizzabili, imbroglia gli elettori.

 

È interessante notare che anche chi parla di crescita e di riduzione delle tasse, poi tace a propositivo dell’altro grande ostacolo che la blocca: la «gabbia d’acciaio» burocratica che imprigiona e soffoca il Paese. Si capisce perché tace. Spezzare quella gabbia di acciaio significa scontrarsi con corporazioni burocratiche potenti e con le magistrature che le proteggono, con gruppi il cui status e i cui privilegi dipendono dalla difesa e dal mantenimento di quella gabbia...

 

- prosegui la lettura su corriere.it

 

 



Nuova Agenzia Radicale - Supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali
Direttore Giuseppe Rippa, Redattore Capo Antonio Marulo, Webmaster: Roberto Granese
Iscr. e reg. Tribunale di Napoli n. 5208 del 13/4/2001 Responsabile secondo le vigenti norme sulla stampa: Danilo Borsò