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29/03/24

Caso Di Nicola, l'ennesima gogna mediatica? Intervista alle figlie


Categoria: RIMANDI
Pubblicato Giovedì, 28 Febbraio 2019 13:40

di Camillo Maffia

 

Ha fatto molto rumore, nelle scorse settimane, la notizia di una donna, madre di ragazze appartenenti ai Testimoni di Geova, che sarebbe stata ripudiata dalle figlie a causa del fatto che avrebbe accettato una trasfusione di sangue. Si è trattato però, a nostro avviso, dell'ennesimo esempio di “fake news”, applicato a una minoranza già di per sé soggetta a periodiche “gogne mediatiche” caratterizzate da superficialità e assenza di approfondimento. Ci siamo quindi rivolti alle figlie, finite loro malgrado sotto i riflettori, per cercare di comprendere meglio in quale contesto sia maturata la vicenda e di misurare, una volta di più, la distanza tra la realtà dei fatti e la loro rappresentazione.

 

È stato dato ampio risalto mediatico alla notizia che voi avreste chiuso i rapporti con vostra madre in quanto avrebbe dovuto affrontare la disaffiliazione dai Testimoni di Geova, in seguito alla necessità di ricevere una trasfusione di sangue. Come sono andate realmente le cose?

 

Purtroppo, spesso in questi casi, le cose a cui viene dato ampio risalto non sono veritiere. Ad esempio, una delle cose non vere è che quando accettò la trasfusione nostra madre fosse in pericolo di vita. Noi non ci ricordiamo così. Vogliamo inoltre precisare che abbiamo sempre nutrito rispetto nei confronti dei nostri genitori e continuiamo a farlo in quanto tali. Abbiamo continuato a vivere con loro anche quando nostra madre non era più testimone di Geova per ben sette mesi; purtroppo i nostri genitori ci hanno sottoposte a continui maltrattamenti fisici ed emotivi finché una di noi tre è stata cacciata di casa personalmente da nostra madre. È per questo che ce ne siamo andate. (In un’occasione anche i carabinieri sono stati informati delle violenze che una di noi aveva subito.) La questione della trasfusione, quindi, non c’entra niente con la nostra decisione di lasciare casa.

 

Il problema delle fake news sta diventando di interesse internazionale e si sta scoprendo, forse tardi, la gravità dell'impatto che ha non solo sul giornalismo in sé, ma anche sulla vita degli individui. Forse può aiutarci provare a capire come sia nata, in questo caso, la notizia falsa: secondo voi com'è successo?

 

Nel leggere le varie fake news nate sulla storia di nostra madre abbiamo avuto l'impressione che queste fossero nate dal desiderio di nostra madre di dar voce alla sua insofferenza nei confronti della nostra determinazione di seguire la nostra fede e di volerci buttare del fango addosso che avrebbe dovuto macchiare le nostre vite. Ci rendiamo, inoltre, conto che è quasi impossibile fare un lavoro tanto grande tutto da sola, e quindi pensiamo che sia stata aiutata da altri.

 

Come avete vissuto la bufera mediatica a livello personale, familiare e in quanto membri di un gruppo religioso?

 

La bufera mediatica in cui ci siamo trovate ha avuto un forte impatto su noi tre, a livello personale ognuna di noi l'ha vissuta in maniera diversa in quanto essendo tre singoli individui ed avendo tre caratteri e personalità sostanzialmente differenti abbiamo attutito il colpo in modi diversi. Ciò che è certo è che il modo in cui i media, e nostra madre, hanno strumentalizzato la falsa storia per raggiungere i propri scopi, ci ha lasciato sbalordite. Nessuno si è interessato del fatto che anche noi avevamo il nostro lato della medaglia e che soprattutto abbiamo una reputazione che è stata diffamata ingiustamente. D'altro canto, ci siamo sentite amate, rispettate e non giudicate dai nostri amici che conoscevano come stavano effettivamente le cose.

 

Sulla base della vostra esperienza, come definireste il clima che circonda le religioni minoritarie in Italia?

 

Il clima che circonda le minoranze religiose in Italia non è di sicuro bello in quanto si viene spesso giudicati sulla base di preconcetti anziché sulla conoscenza diretta di ciò in cui si crede.

 

A vostro giudizio, quanto pesa il fenomeno "antisette" sulla percezione negativa, alimentata da cattive rappresentazioni o notizie false come in questo caso, delle minoranze religiose come i Testimoni di Geova?

 

Ad essere sincere, non conoscevamo il fenomeno "antisette" e quindi non ci sentiamo in grado di scendere nei particolari dell'argomento. Ci pare evidente, dopo aver effettuato una veloce ricerca in internet, che tale fenomeno stia avendo un effetto negativo sulla percezione che si ha di noi Testimoni di Geova, e crediamo che non sia impossibile che nostra madre sia entrata a far parte o collabori da vicino con qualcuna di queste associazioni, essendo così spinta a fare di tutto per denigrare noi figlie e l'associazione religiosa di cui facciamo parte. Tra l’altro ci ricordiamo bene che in passato nostro padre aveva spesso contatti telefonici con un noto fuoriuscito ostile dei Testimoni.

 

Si è parlato molto in questi giorni dei meccanismi di disaffiliazione dai Testimoni di Geova e del divieto di ricevere trasfusioni di sangue. Dal vostro punto di vista di membri, come avvengono queste dinamiche all'interno del gruppo e quanta distanza c'è tra la realtà dei fatti e la rappresentazione mediatica?

 

Possiamo dire con certezza che ciò che viene diffuso dai vari media sui "meccanismi di disaffiliazione" è alquanto surreale e quindi molto lontano da ciò che in realtà avviene. Normalmente i rapporti familiari continuano, come possono confermare tanti Testimoni che vivono tranquillamente con familiari che non fanno più parte della comunità. Riguardo alla questione delle trasfusioni, noi pensiamo che sia la Bibbia a vietarle, non i Testimoni di Geova: quando una persona studia la Bibbia e decide di diventare Testimone sceglie liberamente e autonomamente, tra le altre cose, di ‘astenersi dal sangue’ (Atti degli Apostoli 15:28, 29). È una sua decisione, e nessuno la obbliga a prenderla. Se poi cambia idea non ci sembra corretto che getti fango sugli altri. 

 

(da Voci su Libertà di Religione e Credo)

 

 



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