Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

20/04/24

Dagli Ospitalieri al Gran Priorato di Roma, la vera nobiltà dell'Ordine di Malta. Intervista a Barbara Frale


Categoria: STILE LIBERO
Pubblicato Giovedì, 23 Luglio 2015 16:43

Un tempo, chi entrava nell’Urbe dalla via Tiburtina si trovava dinanzi un’antica porta di pietra che aveva scolpite due teste di toro. Quella esterna, rivolta verso la campagna, era un lugubre teschio; l’altra, prospiciente la città, raffigurava un animale vivo. Le due teste simboleggiavano i viandanti che giungevano nella Città Eterna: affamati e stanchi nell’entrarvi, rifocillati e vigorosi nel lasciarla.

 

Lo racconta Barbale Frale nel suo libro Andare per la Roma dei Templari (il Mulino), attraverso una serie di tappe significative, che porta a Santa Maria all’Aventino. Nobile dimora, poi fortezza e convento dei cluniacensi – i monaci che coltivavano in allegro miscuglio ortaggi, fiori e frutta - fu proprio in quel luogo che il mistico Bernardo donò la sua tunica ai fratelli della Milizia Templare. Quella fortezza all’Aventino, innalzata in laterizio chiaro, fra il rosa e l’arancio, che ospitò i Templari sempre in viaggio nel Mediterraneo, è anche oggi la sede del Gran Priorato di Roma dell'Ordine di Malta, guidato dal Gran Priore Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto.

 

In un'intervista ad Agenzia Radicale, Barbara Frale - storica del Medioevo e Ufficiale presso l’Archivio Segreto Vaticano, esperta di Sindone e di Templari - spiega la missione di carità degli Ospitalieri che continua ancora oggi negli eredi dei monaci guerrieri.

 

I Cavalieri di Malta, tra storia e leggenda. Kerigma e carità, Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum. Ma qual è il vero segreto degli eredi degli Ospitalieri?

 

Lo spirito di servizio verso chi soffre e non ha le risorse per curarsi. Nel Medioevo gli Ospitalieri avevano un modo davvero singolare di chiamare i loro pazienti: "I nostri signori malati". Signori non era solo un aggettivo che esprimeva rispetto, ma anche un modo per dire che il malato costituiva un'icona del Signore, Gesù Cristo crocifisso.

 

Ospitalieri e Templari, cosa li ha davvero uniti? Per loro Dio era nel pellegrino e nel malato. Ci sono novità dalle sue ricerche sui Cavalieri di Malta all'Archivio segreto vaticano?

 

Forse pochi sanno che i Templari e gli Ospitalieri alle origini erano una sola cosa, un corpo di volontari che vivevano presso il Santo Sepolcro seguendo la regola religiosa dei Canonici, cioè quella agostiniana. In seguito, alcuni vennero staccati dal re di Gerusalemme per servire la missione militare, e furono chiamati Templari perché la loro sede era prossima al luogo dell'antico Tempio di Salomone; gli Ospitalieri si dedicarono alla cura dei malati. Curiosamente, dopo la chiusura del processo ai Templari, molti ex frati del Tempio entrarono fra gli Ospitalieri, e i beni templari andarono all'Ospedale. In qualche modo, potremmo dire, si riformò l'unione originaria. 

 

 

Il beato Gerardo, fondatore dell'Ordine, ha capovolto la concezione della signoria feudale ponendo il malato in posizione di 'signore'.  Che figura era, Gerardo da Amalfi?

 

 

Purtroppo sappiamo ancora poco, di lui. In ogni caso, dalle scelte che ha seguito ci risulta una figura  che possedeva i canoni della santità nel suo tempo: rifiuto della ricchezza, desiderio di servire Dio attraverso il precetto evangelico di prendersi cura dei più deboli, gratuitamente. Da mercante facoltoso divenne povero e sostenitore di poveri; ha un profilo "francescano", in un certo senso.

 

Lo stesso fra Gerardo ha indicato ai suoi una forma di volontariato laico, più di mille anni fa... Un racconto plurale che prosegue

 

L'attività caritativa e assistenziale dell'Ordine di Malta non credo sia mai cessata, nonostante le difficoltà nel corso del tempo e la soppressione in epoca napoleonica.

 

Paolo di Tarso approdò a Malta. La vicenda è narrata negli Atti degli Apostoli: “Gli abitanti ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo”. (At 28,2). Da quasi mille anni i Cavalieri di Malta accendere un fuoco di accoglienza, aiutando tutti coloro che si trovano nel bisogno. Ma cosa distingue davvero un Ordine dedito a Dio e al prossimo dalle gargolle di 'pataccari' che spacciano - non senza interesse - titoli cavallereschi e patenti nobiliari?

 

L'identità, lo spirito di servizio e la presenza di una missione. Il fatto di vivere secondo una Regola che è allo stesso tempo un ideale religioso e un'enorme prova di valor civile.

 

 

Qual è a suo giudizio la vera nobiltà dell'Ordine di Malta?

 

La nobiltà che distingue l'Ordine di Malta risiede innanzitutto nelle sue radici autentiche, antiche di quasi mille anni, nella fedeltà alla Chiesa, nel fatto di non aver mai tradito lo spirito e la missione originari.

 

Cavalieri con la Croce a 8 punte, simbolo delle Beatitudini evangeliche. Il carisma melitense ha radici antiche ma si declina con attualità, visto che il Gran Priorato di Roma sta realizzando il progetto di una casa per i papà separati, che spesso vivono in auto, in modo che possano incontrare i propri figli

 

Sarebbe un'idea encomiabile e stupenda, che comprende e aiuta le nuove forme di povertà del nostro tempo.

 

Il Gran Priorato di Roma più che un luogo è una condizione dello spirito, una strada di pensiero e di mille incroci. Contaminazioni di umanità e di fede. Anche la fortezza templare all'Aventino indicherebbe una barca pronta a salpare. E' la 'cifra' di una missione?

 

Senza dubbio. La nave in realtà è salpata tanto tempo fa, con il beato Gerardo. Non ha mai fatto naufragio, nonostante le tempeste della storia. E continuerà a veleggiare, a Dio piacendo, sulle rotte della speranza.

 

Salvatore Balasco

 

 



Nuova Agenzia Radicale - Supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali
Direttore Giuseppe Rippa, Redattore Capo Antonio Marulo, Webmaster: Roberto Granese
Iscr. e reg. Tribunale di Napoli n. 5208 del 13/4/2001 Responsabile secondo le vigenti norme sulla stampa: Danilo Borsò