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26/04/24

Club Epoque, torna a Roma il culto del Burlesque


Categoria: TEATRO
Pubblicato Venerdì, 09 Ottobre 2015 15:52

Al pubblico più disattento o superficiale, la parola “Burlesque” potrebbe suonare come una sorta di sinonimo appena più elegante o à la page per il vecchio, sdoganato ed ormai francamente noioso spogliarello o striptease. E certo non ha giovato a fare chiarimento in merito l’insipido film dallo stesso titolo del 2010 con Cher e Christina Aguilera. Ma gli appassionati del genere sanno che questo tipo di spettacolo ha alle spalle ben altra e avvincente tradizione.

 

Il Burlesque infatti costituisce una forma a sé stante d’intrattenimento caratterizzata da elementi provocatori e comici insieme, che prevede la presenza di ballerine e cantanti, con intermezzi teatrali vagamente licenziosi e l’esecuzione di brani musicali. Certo, prevede spesso pure numeri di striptease ma non necessariamente. E comunque pure questi si svolgono generalmente in un’atmosfera piuttosto farsesca, con una robusta dose d’ironia.

 

 

Nato in Inghilterra nel XVIII secolo come spettacolo propriamente basato sulla reinterpretazione in chiave satirica di testi più seri, il Burlesque si diffuse a macchia d’olio nell’Europa dell’ottocento finché, giunto negli Stati Uniti, si consolidò come forma di divertimento per adulti basato sull’esibizione di ballerine seminude che s’alternavano con siparietti buffi e numeri da circo. Di questi primi spettacoli, che si concludevano spesso con una danzatrice esotica o con un incontro di boxe, va detto che francamente erano spesso piuttosto volgari, destinati ad un pubblico grossolano. Tuttavia conobbe molta popolarità e molte star all’epoca cominciarono con il burlesque le loro carriere, comprese numerose dive della nascente industria del cinema come la celeberrima Mae West.

 

In Europa nel frattempo questo genere di rappresentazioni conobbe un’evoluzione parallela (specie a Parigi e in Germania dove conobbe la sua epoca aurea nella Berlino pre-nazista degli anni ’20 e ’30) fondendosi però con elementi tipici del vaudeville, che ne accentuarono l’elemento sarcastico e confluendo infine, dopo la seconda guerra mondiale, nella più ampia categoria del varietà cui prestò certo diversi temi.

 

 

A quell’epoca però l’intrattenimento offerto dalle ultime propaggini del Burlesque non poteva competere con la crescente popolarità del cinema e dei nightclub e alla fine, lentamente, si estinse. Negli anni ’90 tuttavia, sull’onda dell’eterno revival caratteristico della nostra età post-industriale e post-moderna, il genere ha conosciuto una sorta di resurrezione nelle principali città degli U.S.A. Nacque così il new-burlesque, da cui viene fatto derivare anche il dark cabaret, una sorta di crossover musicale e scenico tra post-punk, cabaret ed atmosfere decadenti.

 

Tutto ciò per segnalare che Roma, sebbene viva attualmente una situazione più “decaduta” che altro dal punto di vista dell’offerta del divertimento e della vita notturna, ha ormai da vari anni il suo proprio tempio dedicato alle divinità gemelle del Burlesque/Seduzione & Ironia - grazie all’organizzazione targata Micca Club, che offre serate dal taglio internazionale, con un tocco di originalità tutta nostrana, presentate dal direttore artistico Alessandro Casella.

 

 

Dai primi di ottobre è partita la nuova stagione del Club Epoque, che propone tutti i venerdì il “Micca Burlesque show” ed ogni sabato il “Saturday Burlesque Follie”, serate a dir poco imperdibili per gli amanti del genere ma anche per improvvisati esploratori della notte romana che cerchino qualche emozione diversa, piccante e fuori dal tempo in una cornice peraltro già suggestiva di suo.

 

Ci è bastato infatti lo scorso sabato addentrarci in Via degli Avignonesi, in zona Barberini, dove è strategicamente situata l’elegante venue che ospita le serate a pochi passi dalla storica Via Veneto, teatro d’un altro periodo di glamour ed eccessi come la Dolce Vita di felliniana memoria, per ritrovarci in un’atmosfera carica di suggestioni nostalgiche. Il personale, gentilissimo ci scorta attraverso il locale, nella saletta sotterranea dotata di bar e servizio in platea dove prendiamo posto dinanzi al palcoscenico minuscolo, maliziosamente celato da tende di velluto rosso, dove poco dopo, a strettissimo contatto col pubblico, lo show ha inizio.

 

 

La cantante Gigì conduce la kermesse fasciata da costumi cangianti, scintillanti di piume e lustrini, interpretando con piglio consumato da starletta dei café-chantant il suo repertorio swing mentre la banda fracassona dei “Velvettoni” si produce in una selvaggia cavalcata attraverso ritmi jazzati, improvvisa vecchi charleston a fare da sottofondo alle follie del corpo di ballo di Criss Bluebell, e scende su note blueseggianti, fumose e notturne, per accompagnare le movenze seducenti, ipnotiche, della sinuosa performer Sophie d' Ishtar.

 

E c’è da dire che la proposta del Micca Club ha il pregio di mantenere sempre elevato il tasso d’ironia con artisti come Gonzalo De Laverga (sic!), rappresentante della variante “boylesque” e vincitore quest’anno d’uno dei più prestigiosi premi della categoria a Vienna, che presenta con irruenza mai triviale la sua interpretazione personale dell’irresistibile quanto improbabile macho in salsa latina.

 

 

Una programmazione varia dunque, che di serata in serata ospita artisti diversi, cosmopoliti, il tutto con uno spiccato gusto per la stravaganza ed il vintage.

 

Va anche ricordato che, a complemento d’un progetto curato nei minimi dettagli, il Club Epoque dalle 20:00 è a disposizione dei clienti per aperitivo e cocktail bar ma dopo le 22:30 è possibile usufruire del dinner show, ossia di cenare con un menù completo, vini inclusi, prima delle esibizioni. Il tutto in un programma “all-inclusive” (come scriverebbero recensori più fighi di noi). Infine tutte le sere, dopo gli spettacoli, si può ballare con i Dj del Micca Club fino a tarda notte al ritmo di swing, rock’n’Roll, twist, 50’s & 60’s, 80’s rock& soul).

 


 

Insomma, ricordando che lo stesso termine “Burlesque“ viene dall’italiano e significa né più né meno che “parodia” (e in tal senso la parola fu usata per la prima volta nel 16° secolo dall’autore Francesco Berni che definiva le sue opere burlesche), ci sentiamo vivamente di suggerire almeno una volta una visita al Micca Club/Club Epoque a chi desideri immergersi in un mondo inusuale e certamente bizzarro, fatto della stessa sostanza fugace, sensuale, lieve come una piuma, di cui sono fatti certi sogni ad occhi aperti, che non ha nulla da invidiare ad altri eventi esteri di questo tipo ma con in più una verve, un senso dell’umorismo tutto italiano - di più, romano! - che avrebbero probabilmente riscosso in altri tempi pure l’approvazione di personaggi come l’indimenticabile Petrolini (che di varietà ne sapeva qualcosa). Applausi!

 

Gianni Carbotti

 

(foto di Benjie Basili Morris) 

 

 



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