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17/05/24

Droghe leggere e pesanti, la Fini-Giovanardi all'esame della Consulta


Categoria: DIRITTI E LIBERTA'
Pubblicato Mercoledì, 12 Giugno 2013 16:03

Ed ecco che, una tantum, si ripropone il solito, amletico dubbio: è legittimo castigare con la stessa pena lo spaccio e la detenzione di marijuana o hashis e quella, ad esempio, di eroina o crack? Questa volta a rispondere sarà la Corte Costituzionale.

 

La III sezione penale della Cassazione ha infatti 'chiamato in ballo' i giudici della Consulta, che dovranno pronunciarsi sulla correttezza dell' equiparazione tra droghe 'leggere' e droghe 'pesanti' disposta dalla legge Fini-Giovanardi del 2006.

 

Una legge che di fatto, eliminando la precedente distinzione tra sostanze, ha esteso le condanne anche per possesso o spaccio di cannabis da 6 a 20 anni (mentre prima erano previsti tra i 2 e i 6 anni) con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro.

 

La Cassazione - che ha in parte accolto il ricorso di un uomo condannato a 4 anni di reclusione e 20mila euro di multa per aver comprato quasi 4 kg di hashis - ha perciò sollevato l'interrogativo sia sulla legittimità di elevare le pene fino a 20 anni nel caso della cannabis.

 

Ma nel mirino dei giudici è finito anche l'iter legislativo che ha portato all'approvazione della legge stessa, caratterizzato da “escamotage” come i maxiemendamenti mirati a “far apparire un'iniziativa legislativa del tutto nuova, di fatto inemendabile, eludendo le regole ordinarie del procedimento legislativo”: nocciolo della questione è “l'estraneità, per materia e finalità, delle norme inserite” in un decreto - finalizzato peraltro a garantire sicurezza e finanziamento alle Olimpiadi invernali di Torino - presentato all'interno di un maxiemendamento che ha introdotto 23 articoli sugli stupefacenti.

 

Secondo Michela Porcile, l'avvocato dell'uomo condannato a 4 anni, l'equiparazione “non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice, né all’esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario”: “dopo la pronuncia della Corte Costituzionale – aggiunge il legale - si potrebbe tornare allo status quo ante, e l'effetto sarebbe dirompente sui processi”.



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