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03/05/24

L’Italia guasta di alcuni pm


Categoria: EDITORIALI E COMMENTI
Pubblicato Martedì, 19 Febbraio 2013 19:26
  • Luigi O. Rintallo

Cominciò coi pretori che, “disapplicando gli articoli dei codici”, assolvevano gli occupanti abusivi delle case popolari. Sì, quelli che scavalcando graduatorie e diritti altrui si insediavano negli appartamenti degli enti pagando due lire d’affitto. Gli effetti di tali procedure sono noti: per rimanere nell’area di Roma, finì che gli abusivi dopo un po’ subaffittarono e si costruirono – altrettanto abusivamente – villette all’Infernetto.

 

Proseguì, poi, negli anni ’70 con la deturpazione di uno straordinario esempio riformatore: lo Statuto dei lavoratori. La magistratura del lavoro ci mise poco a sfregiarlo, tutelando parassiti e fannulloni a scapito dei dipendenti onesti, cosicché nel giro di pochi anni di quella legge sparirono i tratti positivi e al loro posto apparvero agli occhi di molti soltanto le mostruosità.

 

Quindi, alcune toghe si fecero strumento delle perversioni litigiose che contraddistinguono la società italiana, aprendo procedimenti che – grazie all’amplificazione dei media – inchiodavano sulla croce persone o aziende, che, se andava bene, dopo anni vedevano riconosciuta la loro estraneità alle accuse. E questo senza che mai gli accusatori subissero le conseguenze delle loro “cause temerarie”.

 

Con Mani pulite, giunse poi il tempo dei pronunciamenti politici in diretta tv e della “selezione preventiva” delle candidature, a scapito della libera scelta degli elettori: un modo come un altro per atterrare definitivamente una democrazia traballante, poggiata sul bipolarismo coatto de-strutturato dalla caduta del Muro.

 

Ora, in alcuni casi, siamo pervenuti al tripudio del delirio di onnipotenza. Dalla geofisica alla politica industriale, passando per le scelte etiche o sessuali di ciascuno, non esiste campo dove dei particolari pm non intervengano, generando per lo più guasti irreparabili: Ilva chiusa con tutte le sue contraddizioni, appalti internazionali che rischiano di essere sabotati, servizi di sicurezza decapitati con l’esposizione del Paese al rischio di non ricevere più informazioni dalle agenzie di intelligence alleate, terremoti immaginari … sono esempi di una serie atti che, non sempre approfonditi, portano a conseguenze paradossali.

 

Sempre all’insegna della totale irresponsabilità, aggravata per di più da massicce dosi di incompetenza di taluni magistrati inquirenti, rivelata dal vaglio dei gradi superiori di giudizio. Per non parlare della perversione da paese medievale, dove il carcere preventivo è usato allo scopo di puntellare indagini prive dei minimi riscontri.

 

L’esito ultimo è quello di far emergere la sostanziale inutilità (e forse dovremmo aggiungere nocività) di gran parte del lavoro svolto nei tribunali, come testimoniato dalle ridottissime percentuali dei reati perseguiti, che rasentano la soglia del fallimento contro-produttivo dell’intero sistema giudiziario italiano.

 

Un problema enorme, all’origine di un’infinità di altre questioni e che latita quasi del tutto nell’assurda campagna elettorale di queste settimane. Né di certo le sparate berlusconiane contribuiscono a farlo emergere nella sua drammaticità, viziate come sono dal marchio dell’interesse particolare che le determina. E la sinistra dov’è su queste questioni, rassegnata a subire il ricatto giustizialista? 


A quando una presa di coscienza chiara che risponda davvero alle esigenze dei cittadini?

 



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