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03/05/24

La Gran Bretagna invasa …


Categoria: EDITORIALI E COMMENTI
Pubblicato Sabato, 04 Gennaio 2014 15:21
  • Silvio Pergameno

1° gennaio 2014: interminabili colonne di romeni e bulgari, con tanto di barconi e scafisti e manuali di conversazione in lingue inglese si stanno avviando verso le coste della Manica per la prima invasione nella storia del suolo britannico? Il governo di Sua Maestà è assai preoccupato e sta andando a caccia di provvedimenti e contromisure di contenimento e dilazionamento, anche se le carte dell’Unione Europea garantiscono la libera circolazione dei cittadini dei paesi membri e la facoltà di assumere un lavoro dove lo si trova: appunto: sono diritti fondamentali e ancora una volta le resistenze nazionali sono alla fonte delle resistenze.

 

Sia ben chiaro: i problemi esistono, ma la loro consistenza e realtà effettiva non vengono colte e si continua a cercare di nascondersi dietro un dito. La mancanza di un vero governo e di un vero parlamento europeo priva la popolazioni europee delle soluzioni possibili, aperte e proficue.

 

Nel 1933, per affrontare la crisi economica che si protraeva ormai da vari anni, F. D. Roosevelt (al tempo al suo primo mandato di presidenza degli  Stati Uniti e che si  avvaleva anche di consulenze di J. M. Keynes, guarda caso), varò un colossale programma di interventi pubblici e tra le varie misure adottate affidò ad un’Amministrazione ad hoc (la Tennesse Valley Autority) un piano di investimenti per lo sviluppo agricolo di un territorio di oltre 640.000 miglia quadrate, pari a oltre 1.660.000 chilometri quadrati, come dire Portogallo, Spagna, Francia, Germania, Austria, Belgio e Olanda messe insieme.  

 

Ecco: non sono un economista, ma non sembra che occorra essere un esperto di queste materie per rendersi conto che questo è il livello della portata degli interventi necessari per risollevare le sorti dell’economia europea e per evitare di morire uccisi dalle meschinità delle solite misure restrittive che non portano da nessuna parte.

 

Non si tratta di banalizzare con le facilonerie di certo deficit spending e con l’esaltazione dei conti fuori controllo, ma frau Merkel se vuole rendersi credibile come paladina di una politica di progressiva costruzione di una vera Europa unita è con proposte di questo livello che deve confrontarsi.

 

 



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