La vicepresidente Ue Teresa Ribera ha tra l’altro dichiarato: "Le immagini da Gaza ricordano la liberazione di Auschwitz”. Si tratta Din una emblematica sintesi di un’Europa assolutamente e preoccupantemente insignificante nella questione mediorientale. “… Non esiste un consenso all'interno della Commissione” - riporta Huffpost sulle affermazioni della Ribera - su quale debba essere la risposta dell'Ue alla "situazione intollerabile da qualsiasi punto di vista dovuta alle azioni militari di Israele a Gaza”…
“Non bastavano le divisioni su tutto il resto. Ora, grazie alla mossa di Macron (l’annuncio che a settembre la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina), l’Europa è ancora più divisa di prima pure sulla Palestina….” - sottolinea Luca Ricolfi.
“In Italia è di moda essere filopalestinese, è giusto, come ci si può opporre al sacro diritto di vivere di tanta povera gente a Gaza? - scrive Francesco Sisci - Non è una moda come farsi i tatuaggi o mettersi gli anelli al naso. È una giusta affermazione di un comune sentire. Ma forse non è tutto qui. Dietro la simpatia per la Palestina c’è l’avanzata prorompente della causa di Hamas, un’organizzazione estremista islamica dichiaratamente terrorista…”
Alberto Melloni storico delle religioni italiano, Professore ordinario di storia del cristianesimo all'Università di Modena e Reggio Emilia, sintetizza la questione in questo modo: Hamas ha ottenuto tutto ciò che voleva:
– ha sterminato impunemente;
– ha sacrificato i civili di Gaza senza vederselo imputato;
– ha combattuto in modo di far violare ogni regola all’esercito israeliano;
– ha coperto Israele di disdoro;
– ha rubato il marchio “Palestina” alla autorità palestinese;
– ha resuscitato l’antisemitismo.
Quali dovrebbero essere i confini di questo Stato di Palestina? Luca Ricolfi scrive ancora: “Alcuni parlano dei confini stabiliti dall’Onu nel 1947 (un po’ meno del 50% della Palestina storica ai palestinesi), confini che già nel conflitto del 1948 Israele aveva modificato a proprio favore. Altri parlano dei confini del 1967, intendendo quelli anteriori alla Guerra dei Sei giorni, ovvero i confini emersi alla fine del conflitto del 1948, particolarmente favorevoli a Israele. Altri ancora si accontenterebbero di assegnare allo Stato di Palestina la Striscia di Gaza e l’intera Cisgiordania (la cosiddetta West Bank), oggi quasi interamente (per più dell’80%) controllata da Israele. Senza parlare dello spinosissimo problema di Gerusalemme, che Israele si è annessa ma che l’Onu avrebbe voluto sotto controllo internazionale. Tutti però sembrano ignorare che ciascuna di queste soluzioni è di fatto impraticabile… Ecco perché baloccarsi con la formula “due Popoli, due Stati”, pur ragionevole in linea di principio, è una ipocrisia…”.
"Di cosa parlano non si è capito - dice in una intervista a il Giornale il segretario del Partito Radicale transnazionale, Maurizio Turco -. C'è una situazione chiara, da una parte c'è Hamas che controlla la Striscia di Gaza. È lì Hamas ha vinto le elezioni e quelli di Fatah, il partito di Abu Mazen, o sono scappati oppure li hanno ammazzati. In Cisgiordania, alle elezioni comunali del 2022, la sinistra dell'Olp e Hamas si sono accordati e hanno messo in forte difficoltà l'Anp. Di quale Palestina parlano? Abu Mazen ha definito figli di cane quelli di Hamas e ora dovrebbero stare insieme? Non si può fare uno Stato democratico con l'Anp solo perché ha riconosciuto Israele. E se tra un anno fanno le elezioni e Hamas vince? Hamas considera gli altri traditori perché hanno rinunciato al terrorismo. Questo Stato palestinese chi è? Che tempi si danno per fare crescere una coscienza democratica? Quello che manca una centrale internazionale delle democrazie. Bisogna ripartire dalla costruzione delle democrazie”…
“… Il sogno dello Stato palestinese è oggi più debole, al di là di questo o quel riconoscimento ribadisce Francesco Sisci -. Non lo vuole Israele, nessun Paese mediorientale (tranne l’Iran) e una parte confusa dei governi occidentali. Essi non vogliono uno Stato palestinese infestato o controllato da persone che hanno provato di essere spietate oltre ogni limite e non è chiaro al momento come un futuro Stato palestinese si possa liberare dell’ombra di Hamas…”.
Francesco Sisci, sinologo, analista politico e Giuseppe Rippa, direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, conversavano proprio sul tema dell’immediato riconoscimento dello Stato di Palestina in Agenzia Radicale Video...
- Riconoscere la Palestina senza a Palestina? Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)