
È il giorno di Luigi Di Maio ad Harvard. Roba da non credere. Eppure è così.
Il merito è nostro, degli italiani che hanno creato il fenomeno che tutti vogliono studiare, compresi quelli della prestigiosa università, che per l’occasione invitano l’oste grillino a dare un saggio sulla bontà del suo vino.
Ignari, probabilmente nel Massachusetts se la berranno, la lezione sulla “democrazia diretta in Italia”. Del resto, dopo la sbornia di Trump gli americani hanno poco da insegnare.
Dal canto suo, Di Maio non nasconde l’emozione. “Ricevere il loro invito – scrive su Facebook – è stato un onore”. Per noi un po’ meno.