26/04/24
Con il “contratto pre-elettorale” il Movimento5Stelle decreta e mette nero su bianco il fallimento del proprio metodo di reclutamento della classe dirigente. Ce l’hanno cantata e suonata fin dall’inizio la specificità del sistema di pescaggio "democratico” dalla Rete dei cittadini prestati alla politica. Ma qualcosa è andato storto: anche gli adepti del sacro blog hanno infatti una testa e talvolta, piena o vuota che sia, vorrebbero usarla senza essere telecomandati del tutto dal mondo di Gaia.
Da qui l’esigenza di porre l’argine alla fuga per la libertà post-voto con il decalogo per gli amministratori della Capitale. La rediviva Benedetta Lombardi, mentre il trio delle meraviglie Di Maio, Di Battista, Fico si lecca ancora le ferite di Quarto, ha spiegato il perché della scelta stravagante di Gianroberto Casaleggio.
In sostanza, si è scelto di giocare la carta jolly dell’inviolabilità della tasca che l’italiano medio mai disdegna e spesso mette al primo posto. Ecco dunque il presunto deterrente – ammesso che sia legalmente praticabile - contro tutti quelli che una volta eletti avessero la malsana idea di danneggiare il buon nome del Movimento, pensandola diversamente dallo “staff”. Si tratta di una penale posta a garanzia dell’alta fedeltà e del vincolo di mandato che - detto per inciso - la Costituzione "più bella del mondo" non prevede. Per la precisione sono 150mila gli euro che il candidato si impegna a versare, “non appena gli sia notificata formale contestazione a cura dello staff coordinato da Beppe Grillo e Gianroberto».
Ma a questo punto l'interrogativo ci assale, ben sintetizzato dal "francobollo" di Mattia Feltri su La Stampa, che per l'occasione rubiamo:
"...Secondo voi che valore ha quel contratto? Poniamo che uno non paghi la multa, Grillo che fa? Va dalla polizia e dice di avere emesso una multa da 150 mila euro, per l’autorità conferitasi? Si appella al codice civile del Pianeta Gaia? Si maschera da Equitalia? Chiede un aiuto ai Casamonica? Ci beve sopra un altro drink?".
(A.M.)