Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

23/11/24 ore

'The way back': fuga dalla finzione


  • Stefano Delle Cave

'The Way Back', il nuovo film di Peter Weir tratto dal romanzo 'Tra noi e la libertà' di di Slavomir Rawicz, narra la fuga da un gulag di 7 uomini verso l'india. Sin dalle prime immagini è evidente la mano del regista australiano che nonostante il basso budget riesce a mostrarci i sentimenti umani in lotta con la natura circostante.

 

A ciò si aggiungano gli spettacolari paesaggi immortalati dal direttore della fotografia, Russel Boyd, da sempre l'occhio di Weir, ben settemila chilometri da cui emerge l 'essenza dell'umanità. Un'umanità intrappolata dallo spazio circostante che va sempre restringendosi, facendo trapelare emozioni crude e vere.

 

Un stile che riporta ai tempi di 'The Truman Show', il capolavoro di Weir, in particolare ai primi piani di Truman Burbank in cui il regista australiano chiude spesso l'monimo protagonista cercando di far emergere il vero dalla finzione. Anzi si potrebbe dire che come Truman lotta con l'ambiente circostante, contro la finzione di un universo di cui è prigionerio cercando la libertà, cosi nel nuovo film di Weir il tenente Januzs e i suoi compagni fuggono da un mondo, quello dei gulag, che gli è stato imposto, ma non quello vero che l'uomo libero vive.

 

Quindi come Truman i 7 evasi iniziano un cammino che porta loro verso un'esistenza che fugge aldilà della maschera che lo spazio in cui sono costretti impone loro.


Aggiungi commento