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23/11/24 ore

Cannes 2014, parte la rassegna francese



Scelti tra 1800 aspiranti, in rappresentanza di 28 paesi, saranno 48 i film che punteranno al Palmares, in quest’ultima edizione diretta da Gilles Jacob che nel 2015 cederà l’incarico all’ex presidente di Canal Plus, Pierre Lescure.

Cerimoniere dell’edizione numero 67 Lambert Wilson che condurrà la serata inaugurale della kermesse e il gala di chiusura che proclamerà i vincitori. Quote rosa in crescita con 15 registe presenti oltre alla Presidente della giuria principale, la neozelandese Jane Campion, due Palme all’attivo (per An exercise of discipline nel 1986 e la seconda per le ormai cult Lezioni di piano del 1993). Con lei, Sofia Coppola, William Dafoe, Carol Bouquet, Lella Hatami, Jeon Do-Yeon, GaelBernal, Jia Zhang-Ke e Nicholas WindingRefn. Unico precedente in quel ruolo, Isabelle Huppert (2009). Pablo Trapero presiederà la giuria della sezione Un certainregard, Abbas Kiarostami quella dei cortometraggi e Nicole Garcia La Caméra d’Or.

 

Tra i ritorni clamorosi quello, duplice, di Godard, ultima leggenda (dopo la recente scomparsa di Alain Resnais) di quell’innovazione epocale che, sulla scia della rivoluzione neorealista italiana, modernizzò il cinema mondiale. Il Maestro della Nouvelle Vague (alla quale è dedicato l’omaggio speciale a Henry Langlois, supremo suo teorico) scenderà in pista con il polemico “Addio al Linguaggio” di soli 70’. L’incomunicabilità tra uomini e donne rivista e aggiornata oltre Antonioni e il passaggio nel cinema, dall’imperio della celluloide ai nuovi codici digitali.

Insieme ai coautori Le Besco, Meier, Puiu, Reca,Villaverde e altri, JLG proporrà anche uno degli episodi de I Ponti di Sarajevo, nel centenario dei fatti che in quella città portarono allo scoppio del primo conflitto globale.

 

Cresce la curiosità per la presenza di Sophia Loren, protagonista del monologo per Attrice solista in assoluto più impegnativo nella storia del teatro e delle sue trasposizioni cinematografiche: La voce umana di Cocteau. Dovrà confrontarsi con precedenti più che illustri: da Anna Magnani a Ingrid Bergman, da Simone Signoreta Anna Proclemer, al loro tempo tutte ben più giovani dell’ottuagenaria (a settembre) icona nostrana nel mondo. Ma Sophia non è tipo da complicarsi la vita. Avrà al suo fianco il figlio Edoardo Ponti in veste di regista che, coadiuvato da Erri De Luca, “arricchisce” e dilata la sceneggiatura originale di Cocteau, schierando in posizione di rinforzo ben due assist : Enrico Lo Verso e Virginia Da Brescia. L’unione, si sa, fa la forza e allenta la tensione; 25 minuti in scena a una temperatura drammatica di quell’intensità, possono essere interminabili se non temerari. La qualità la si vedrà sullo schermo. A seguire, in serata, la proiezione della versione restaurata di Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica.

 

Particolarmente ricca la rassegna “Cannes Classics” che celebra quest’anno la nascita e commemora il cinquantesimo anniversario del western italiano con Per un pugno di dollari di Sergio Leone (1964), protagonisti Clint Eastwood e Gian Maria Volontè, il trentennale di Paris Texas di Wim Wenders. Krzysztof Kieslowski riproporrà il suo Destino Cieco (1981) e si rivedranno i sempreverdi L’ultimo Metrò di Truffaut (1980) e La Paura di Roberto Rossellini (1954), tutti restauratissimi dalle rispettive cineteche nazionali.

 

Ad aprire le danze sarà, fuori concorso, Grace di Monaco, interpretato da Nicole Kidman e Tim Roth nella parte di Ranieri. Grace Kelly nel 1964 è già principessa da otto (per lei) lunghi anni. Tentata da Hitchcock (pigmalione irresistibile in quanto forte della tripletta di successi riscossi insieme tra il ’54 e il ’55 con Delitto Perfetto, La finestra sul cortile e Caccia al Ladro) deve decidere se tornare al cinema Hollywoodiano con Marnie (ruolo poi affidato a Tippy Hedren, quella per intenderci, beccata l’anno prima dagli “Uccelli”). L’alternativa è continuare a impersonare l’immagine nobile e mondana delle grandi speculazioni immobiliari, finanziarie e del gioco d’azzardo istituzionalizzate nel piccolo ma ricchissimo feudo di Ranieri III, in quel momento impegnatissimo a difendere la rocca dallo scacco politico-fiscale posto in essere da De Gaulle. Regista Olivier Dahan, lo stesso che già nel 2007 aveva diretto Marion Cotillard ne La vie en rose che valse all’attrice francese l’affermazione internazionale e l’Oscar come miglior protagonista.

 

Molti sono stati i rumours che hanno accompagnato e seguito il film fino al suo completamento. Il Principato o meglio i suoi tre eredi, non hanno gradito né i riferimenti storici né le pieghe più private nelle quali si insinua il racconto della vita della sua Signora. La produzione ha comprensibilmente difeso il suo operato asserendo di avere in più occasioni cercato, pur senza riscontri, la condivisione dei temi con la Famiglia Grimaldi. Grazie a Dio però, cioè ad Harvey Weinstein (l’affettuoso soprannome gli fu regalato da Meryl Streep) il film avrà comunque i riflettori giusti e si rivelerà comunque un affarone sia per l’immagine monegasca che per le tasche del padreterno e soci. Facile previsione considerato lo standard artistico della Kidman, mai meno che ottima, così come le scontate polemiche post proiezione che inevitabilmente rimbalzeranno dalla Croisette a Montecarlo e oltreoceano, incrementando la fama del film.

 

Aspettative elevate anche per Mike Leigh con Mr.Turner. E’ la biografia dell’illustre pittore inglese J.M. Turner che ha assorbito il regista per oltre dieci anni di pre-produzione. Sudatissimi gli eccezionali permessi speciali, concessi con estrema cautela dalla National Gallery, dalla Tate Britain e dalla Royal Academy, per effettuare le riprese delle opere custodite al loro interno.

 

Ken Loach, fedele al suo cinema di impegno civile, presenterà Jimmy’s Hall, storia della deportazione dell’attivista Jimmy Gralton durante quella che si ricorda come la paura rossa irlandese degli anni ’30. I fratelli Dardenne giocano invece in casa con Deuxjours,unenuit, starring Marion Cotillard determinatissima a convincere all’impossibile i suoi venalissimi colleghi di ufficio: rinunciare ai loro benefits, pur di mantenere il proprio posto di lavoro nel corso della crisi finanziaria Belga.

 

L’ultimo Cronenberg si occupa invece con ironia e sarcasmo estremi, di americani ricchi, corrotti e ossessionati dal successo e dei loro virgulti, teen ageers tossici, viziatissimi ma famosi, nel suo Maps to the Stars.

 

A due anni dall’Oscar per The Artist, Michel Hazanavicius presenta The Search, ispirato al romanzo di Fred Zinnermann “Odissea Tragica” (1948), in cui dirige la moglie Bérénice Bejo, già comprimaria con Jean Du Jardin sempre in The Artist (miglior attrice a Cannes nel 2013) nel ruolo di una funzionaria in missione in Cecenia.

 

Bertrand Bonello arriva col suo Yves Saint Laurent (ufficialmente non autorizzato) per sfidare l’omonimo e concomitante (sarà il destino o marketing d’azzardo?) YSL di JalilLespert già trionfalmente nelle sale dominate da Pierre Niney e Guillame Gallienne. Impresa decisamente ardua vista l’ottima prova che stanno offrendo i due rampolli della Comedie Française.

 

Wim Wenders si è invece prodigato nell’esporre l’opera e la personalità del grande fotografo Sebastiao Salgado, in giro per il mondo a riprendere e omaggiare l’ineffabile bellezza del pianeta ,“The Salt of Hearth” ovvero flore e faune selvagge, popoli sconosciuti e paesaggi unici già esposti dal fotografo brasiliano nel virtuosismo visionario degli scatti apparsi alla mostra di Venezia appena conclusa.

 

In cerca di riscatto dopo venti anni senza scosse seguiti ai tre podi di Venezia (due Leoni d’Oro e uno d’Argento), i due di Berlino e un gran premio della giuria a Cannes nell’arco di 13 anni, Zhang Yimou con Gui Lai, torna in Francia a proporre la dolorosa storia di un intellettuale che, durante e a causa della rivoluzione culturale in Cina, è costretto a sposarsi e, dopo una esperienza negli Stati Uniti, a ritornare in patria finendo in un campo di lavoro forzato. Riuscirà Gong Li, sua musa e icona, a sancire il gran ritorno del maggiore regista cinese?

 

L’evento da non perdere sarà la proiezione di Life Itself. Il documentario che Steve James ha dedicato alla vita e al lavoro di Roger Ebert, il grande critico cinematografico del Chicago Sun-Times, l’unico ad avere la stella sulla Walk of Fame e il primo ad aver vinto il Pulitzer, stroncato da due tumori l’anno scorso. Il film è stato presentato al Sundance 2014, commuovendo pubblico e critica.

 

Un Certain Regard accoglie l’esordio alla regia dell’ex enfant prodige canadese Ryan Gosling (Drive, Le idi di Marzo, entrambi del 2011) con Lost River, un noir/fantasy tratto da una sua sceneggiatura originale. Ex di Sandra Bullock e Eva Mendes ha supportato la campagna elettorale di Obama nel 2008 e sostenuto varie cause (Darfur, Congo orientale) documentando le attività connesse alla difesa dei diritti civili nelle zone africane teatro di conflitti, rivelandone le storie individuali e collettive di coraggio, sopravvivenza e speranza.

 

Per chi vorrà tifare Italia ci saranno due agguerrite concorrenti a difenderne i colori: Alice Rohrwacher (la sorella di Alba) e Asia Argento. La prima in concorso con Le meraviglie, l'estate in campagna di una famiglia che ha fatto di tutto per proteggersi dal mondo ma che ciò nonostante rischia di esserne travolta. La seconda, nella sezione Un Certain Regard con Incompresa, storia di Aria, una dodicenne sconvolta dalla separazione dei genitori, a zonzo nel 1984, con borsone e gatto in box alla ricerca di un impossibile approdo. Protagonista Charlotte Gainsburg nella parte della madre. L'Argento è alla sua terza regia.

 

Vincenzo Basile


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