Martin Eden, diretto da Pietro Marcello, liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Jack London, alla Mostra Cinematografica di Venezia 2019 si è aggiudicato la Coppa Volpiper la migliore interpretazione, assegnata a Luca Marinelli.
Il bravo regista casertano, in passato documentarista, rielabora il romanzo di J. London spostando l'azione dalla California in Italia, a Napoli, per raccontare la storia di Martin Eden (Luca Marinelli), un marinaio che nei primi anni del XX secolo ritorna nella sua città.
Dopo aver salvato Arturo Orsini da un pestaggio, viene accolto con riconoscenza dalla sua famiglia e presentato alla sorella Elena (Jessica Cressy) della quale s’innamora perdutamente. Il desiderio di farsi accettare dalla famiglia borghese della giovane, lo spinge a istruirsi da autodidatta e, con l’aiuto di notevoli doti intellettive, scopre anche il suo talento per la scrittura. Purtroppo all’inizio i suoi scritti vengono rifiutati dagli editori e ciò lo allontanerà anche da Elena che lo crede un socialista, mentre egli dichiara di essere un individualista, seguace dell’evoluzionismo di Spencer.
La scalata sociale mediante la cultura, in effetti, sembra a Martin un sogno realizzabile anche se difficile, ma ben presto egli si accorge che le porte dell’high society si aprono non per i meriti culturali duramente conquistati, bensì solo per la notorietà e il successo conseguiti. Proverà allora delusione e amarezza nel costatare che perfino Elena ora è pronta ad accoglierlo, mentre si avvede di aver rinunciato agli ideali giovanili per gente che non stima più. Il suicidio del suo più caro amico e mecenate Russ Brissenden (Carlo Cecchi), scrittore e poeta anch'egli, acuisce una forma di crescente depressione che egli cerca di annegare nell’alcool.
La differenza fra il film e il romanzo non consiste solo nello spostamento dell’azione dalla California all’Italia, ma anche nel dislocamento temporale in una Napoli che “potrebbe essere una qualsiasi città, ovunque nel mondo”- come ha sottolineato il regista stesso - in una narrazione che arriva fino allo scoppio della prima guerra mondiale, con l’intento di abbracciare un periodo storico più ampio di quello del romanzo.
In realtà si tratta di un film che riflettendo sul passato, parla del presente in maniera sottile: i primi segnali del fascismo nascente nella parte finale, il disprezzo dell’élite per i poveri, la deriva culturale simboleggiata dai libri che bruciano, sono tutti presagi di un mondo sull’orlodi una disastrosa guerra, presagi che ancor oggi dovrebbero metterci in guardia da eventuali vichiani corsi e ricorsi storici. Antieroe destinato all’autodistruzione, Martin ci avverte che se si perde la voglia di combattere per i propri ideali per ambizione o cecità, si finisce per soccombere malamente.
In effetti Martin Eden1909), uno dei romanzi più popolari di Jack London, intriso di dottrine filosofiche e politiche, è in parte autobiografico, poiché l’autore, autodidatta come il protagonista, arrivò al successo solo dopo aver svolto molti lavori umili e aver sperimentato sulla propria pelle iniquità sociali e delusioni. Il libro appare come una forte critica alla società americana dell’epoca attraverso il disgusto che Martin alla fine prova per essa, un disgusto che lo indurrà a suicidarsi in mare, la sua prima casa di marinaio.
Il film si avvale della sceneggiatura di Maurizio Braucci e Pietro Marcello, della fotografia di Alessandro Abate e Francesco Di Giacomo, delle belle musiche di Marco Messin e Sacha Ricci. Ottimo il cast di attori, tra i quali ricordiamo alcuni attori napoletani di teatro, come Autilia Ranieri (Giulia, la sorella di Martin), Gaetano Bruno (il giudice Mattei), Carmen Pommella (Maria, umile e sincera amica), Marco Leonardi (marito di Giulia).
Ecco un’intervista con il regista e con l’attore Luca Marinelli (da Piper Spettacolo Italia)