Parasite, scritto e diretto da Bong Joon-ho, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2019, già apparso sugli schermi lo scorso novembre, viene riproposto in molte sale cinematografiche con l’avvicinarsi delle assegnazioni dei Premi Oscar, avendo ottenuto ad essi ben 6 candidature, inclusa la categoria di Miglior film e Miglior film internazionale.
Tra gli altri riconoscimenti del film ricordiamo 3 candidature ai Golden globe, 4 ai Bafta(+ 2 premi), 1 ai Cesar, 7 a Critics Choice Awards (+2 Premi), 1 a Spirit Awards, 1 a SAG Awards,1a AFI Awards, 1 a ADG Awards,1 a Writers Guild Awards, 1 a Directors Guild, 1 a Producers Guild.
Parasite racconta la storia della famiglia Kim, composta dal padre Kim Ki-taek (Song Kang-ho), la madre Chung-sook (Chang Hyae-jin), il figlio Ki-woo (Choi Woo-shik) e la figlia Ki-jeong (Park So-dam): vivono in un piccolo appartamento seminterrato, facendo piccoli lavori saltuari per sbarcare il lunario. Un giorno il giovane Min-Hyuk, in partenza per studiare all’estero, propone al suo amico Ki-woo di fingersi studente universitario per sostituirlo come insegnante d’inglese per Da-hye (Jung Ziso), ricca adolescente della famiglia Park.
Una volta assunto come insegnante, Ki-woo non solo stringe una relazione amorosa con la ragazza, ma riesce anche con furbi stratagemmi a trovare lavoro alle dipendenze dei Park per il resto della famiglia, nascondendo i suoi rapporti di parentela. Così Ki-jeong tiene lezioni di arteterapia al loro figlio Da-song (Jung Hyeon-jun), e brigando per far licenziare il resto del personale, Ki-taek è assunto come autista e Chung-sook sostituisce la governante Moon-gwang (Lee Jung-eun).
Quando i Park lasciano la casa per una vacanza, i Kim occupano la loro villa per godersi agi e benessere. Quella notte stessa l'ex governante ritorna con il pretesto di aver dimenticato qualcosa. Con un improvviso colpo di scena, si scopre che nello scantinato c’è un bunker segreto dove da anni si nasconde Geun-sae (Park Myeong-hoon), marito di Moon-gwang, il quale per suoi numerosi debiti cerca di sfuggire agli strozzini.
Purtroppo l’ex governante scopre la presenza degli altri Kim nel bunker e scoppia una vera e propria lotta tra i poveri nella quale prevalgono i Kim che riescono ad imprigionare la coppia, il tutto complicato dall’inaspettato rientro dei Park per una catastrofica inondazione.
La casa dei Kim è distrutta nel quartiere dei poveri costretti a lasciare le loro abitazioni, mentre la villa dei Park, situata in alto sulla collina, è intatta e pronta l’indomani per accogliere gli ospiti di un party organizzato dalla signora Park (Jo-Yeo-jeong) per festeggiare il compleanno del piccolo Dan-song, party al quale vengono invitati anche i Kim.
Il film che inizialmente sembrava una commedia, si trasforma all’improvviso in una sanguinosa lotta, dapprima tra poveri che non vogliono rinunciare al modesto benessere conquistato con l’inganno nella casa dei ricchi, poi in una guerra tra poveri e ricchi, scaturita dalla ribellione contro una classe sociale snob e piena di disprezzo mascherato verso chi proviene dai bassifondi e si distingue per la puzza che fa arricciare il naso dei Park con disgusto.
Sul campo, come accade in ogni violenta rivolta, restano le vittime di uno scontro di classe mai risolto che si perpetua nel tempo. In effetti i poveri non dovrebbero mai oltrepassare il limite loro imposto dalla società, concetto più volte ribadito dal ricco Mr. Park (Lee Sun-kyun) nel commentare la capacità del suo autista di "arrivare spesso al limite, ma poi si sa fermare".
Secondo il regista invece un povero prima o poi è destinato a superarlo quel limite per un inutile atto di disperazione contro i soprusi subiti. Emblematico anche il titolo del film “Parasite”, che in un primo tempo sembra riferirsi ai poveri che scelgono di vivere daparassiti nella villa dei Park, ma infine sono proprio i ricchi egoisti e sprezzanti ad essere indicati come i veri parassiti della società. Ai poveri non resta che sperare in un futuro diverso.
Bravi gli interpreti, notevoli regia e sceneggiatura di Bong Joon, la fotografia di Hong Kyung-pyo, le musiche Jung Jae, la scenografia di Lee Ha-jun.
Ecco un’intervista al regista (da Federica Polidoro).