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23/11/24 ore

Il sapore della rabbia nel film di Jacques Audiard


  • Paolo Izzo

Di fronte a un dramma umano, ci sono due frasi fatte che quasi tutti hanno pronunciato almeno una volta nella vita. "Potrebbe capitare a chiunque" e "C'è chi sta peggio di me". Nella prima fa capolino un fatalismo sbrigativo e indifferente, mentre la seconda è un'amara consolazione ai nostri guai quotidiani, ma anche il sintomo di un pietismo inconcludente. Se poi vuoi fare un film su quel dramma, il rischio di cadere in entrambi i cliché è sempre dietro l'angolo.

 

Jacques Audiard, il regista de Il Profeta, è molto bravo a schivare la trappola con il suo nuovo Un sapore di ruggine e ossa, in uscita oggi nelle sale italiane. Accolto a Cannes con una standing ovation, il film racconta la storia (tragica) di Stephanie (Marion Cotillard) e del suo incontro improbabile con Ali (Matthias Schoenaerts), bestione povero e disoccupato che si è trovato a dover occuparsi del figlio cinquenne Sam e si è trasferito ad Antibes, ospite della sorella.

 

Stephanie è una addestratrice di orche, inquieta e attraente, emancipata. Ali è genuino e ruspante, sgangheratamente maschilista ed egoista. Cioè, i due sono all'opposto, in quanto a visioni della vita: lui prima la difende in discoteca da un energumeno e poi le dà della prostituta mentre la accompagna a casa.

 

La loro storia forse finirebbe ancor prima di cominciare, se nella vita di Stephanie non arrivasse il dramma vero. Quello che ti fa pensare che non ce la farai ad andare avanti. E forse davvero non sopravvivrebbe, Stephanie, se non avesse l'intuizione di cercare Ali e di trovarlo esattamente come nella sera del loro primo incontro: maschilista ma sincero, "operativo" ma senza pietismi. E ricomincia la vita della donna, grazie a quell'uomo, ma soprattutto grazie alla propria capacità di non odiare chi non vive nella sua drammatica condizione.

 

E' una storia d'amore, Un sapore di ruggine e ossa, anche quando c'è la rabbia, (non l'odio ma un po' di rabbia sì, e pure giustificata!), che i due sfogano negli incontri di lotta clandestina cui lui comincia a partecipare e lei ad assistere. Poi lui scappa, come spesso accade nelle vere storie d'amore e anche perché, nel suo involontario cinismo, ne combina una veramente grossa a sua sorella. Ma ritorna, quando capisce che Stephanie colma il suo vuoto di affettività proprio come lui supplisce a quella "mancanza" di lei, che qui non abbiamo detto.

 

Film intenso, bravi gli attori, coinvolgenti le musiche. E centrato anche il modo di raccontare, sullo sfondo, un'economia che strozzerebbe i rapporti umani. Se non ci fosse l'amore… La scena del ritorno di Stephanie dalle sue orche è una piccola poesia; quella della distesa di ghiaccio che viene spaccata a suon di pugni, il culmine della storia; e quella della proposta erotica di Ali a Stephanie, un sorriso bello. Liberatorio.


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