Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

21/11/24 ore

Barbie e Oppenheimer: un’analisi dei film più attesi del 2023



di Giulia Anzani

 

Le aspettative sono state alle stelle per tutta la prima parte dell’anno fino al 21 luglio quando, nelle sale Statunitensi, i due film dell’anno sono usciti in contemporanea. In Italia la programmazione è stata diversa: 20 luglio per Barbie e 23 agosto per Oppenheimer

 

Due film agli antipodi, sia come tematiche trattate che come estetica generale della pellicola stessa, che hanno battuto tutta una serie di record cinematografici durante il loro primo fine settimana statunitense. Proprio a causa del grande contrasto di genere tra i due film, il web si è riempito di meme sui due film, sulla scia del trend Barbenheimer

 

Barbie, primo live action ispirato alla bambola della Mattel diretto da Greta Gerwing, racconta di una società matriarcale che si va a scontrare, per una serie di avvenimenti, col mondo reale. Con Margot Robbie, assolutamente perfetta nel ruolo di Barbie stereotipo, e Ryan Gosling nei panni di Ken, il lungometraggio in Italia ha incassato 29,4 milioni di euro diventando il quindicesimo film con maggiori incassi nel Paese e quello dal maggior incasso nel 2023.

 

L’estetica del film è basata sui colori pastello di Barbieland, il luogo dove le Barbie vivono, in forte contrapposizione coi colori più freddi del mondo che tutti conosciamo. Si potrebbe pensare a un film d’intrattenimento come tanti, ma la verità è che lo spettatore attento si accorgerà di trovarsi davanti a un prodotto stratificato, che va scomposto e analizzato. 

 

In altre parole, è leggero e divertente in superficie, adatto a bambini e bambine proprio grazie ai suoi colori e alle canzoni orecchiabili, ma è anche ricco di spunti di riflessione, primo e più esplicito tra tutti l’ormai virale e intenso monologo di America Ferrera nei panni di Gloria, che vale la pena riportare:

 

È letteralmente impossibile essere una donna. Sei così bella e così intelligente che mi uccide il fatto che non pensi di essere abbastanza brava. Dobbiamo essere sempre straordinarie, ma in qualche modo, lo facciamo sempre in modo sbagliato. Devi essere magra ma non troppo; e non si può mai dire di voler essere magra, devi dire che vuoi essere sana, ma allo stesso tempo devi essere magra. Devi avere soldi, ma non puoi chiedere soldi perché è volgare. Devi essere un capo, ma non puoi essere cattiva. Devi comandare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Devi amare l’essere madre, ma non parlare dei tuoi figli per tutto il dannatissimo tempo. Devi essere una donna in carriera ma anche preoccuparti sempre degli altri. Devi rispondere del cattivo comportamento degli uomini, il che è assurdo ma se lo fai notare vieni accusata di essere una che si lamenta. Dovresti rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché dovresti far parte della sorellanza. Ma devi sempre distinguerti dagli altri ed essere sempre grata. Senza dimenticare che il sistema è truccato. Quindi, trova un modo per farlo notare ma essendone sempre grata. Non devi mai invecchiare, mai essere maleducata, mai metterti in mostra, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai uscire dalle righe. È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia o ti ringrazia. E poi si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma che è anche colpa tua. Sono così stanca di vedere me stessa e ogni altra donna che si distrugge per piacere alla gente. E se tutto questo vale anche per una bambola che rappresenta le donne, allora non so nemmeno io cosa dire”.

 

È chiaro che Barbie non è solo un prodotto cinematografico che racconta della bambola più famosa del mondo: è il contenitore di una corrente di pensiero che ogni giorno cerca di portare a galla i problemi di una società intrisa di maschilismo e patriarcato, fenomeni che danneggiano chiunque ne faccia parte a causa della serie di stereotipi obsoleti che si portano dietro. 

 

Per quanto riguarda Oppenheimer, il film è basato sulla biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato” di Kai Bird e Martin J. Sherwin ed è scritto, diretto e co-prodotto da Christopher Nolan

 

È il racconto della vita del fisico statunitense J. Robert Oppenheimer, e dell’invenzione della prima bomba atomica nel contesto del progetto Manhattan. Le riprese del film sono durate solo 57 giorni, e sono state eseguite usando una combinazione di pellicola IMAX 70mm a 15 perforazioni e di pellicola 70mm a 50 perforazioni: Nolan ha deciso di affidarsi ad una lavorazione analogica, come già accaduto nelle scene dello sbarco degli Alleati in Dunkirk. 

 

Una precisa scelta estetica che ha reso il film realistico e godibile nelle sue tre ore di durata. I primi piani al limite del grottesco, i flash forward raccontati in bianco e nero, i rumori disturbanti in alcuni frangenti, le scene “esplosive” sono tutti elementi figli di una strada ben delineata intrapresa dal regista, che ha voluto fornire una chiave di lettura particolare di questi eventi storici: prima e durante la Seconda guerra mondiale, un gruppo con i migliori fisici nucleari del mondo viene radunato con l’obiettivo di realizzare la bomba atomica prima della Germania nazista, in netto vantaggio come la Russia comunista. Il rischio richiesto ad Oppenheimer è quello di distruggere il mondo per riuscire a salvarlo.

 

Interpretato da Cillian Murphy, il dottor Oppenheimer è stato sicuramente uno degli uomini più influenti e uno dei personaggi di maggior spicco del XX secolo. La pellicola ha potuto contare su altre interpretazioni stellari come Matt Damon nei panni di Leslie Groves, Gary Oldman nelle vesti del Presidente Truman, Robert Downey Jr. Come Lewis Strauss, e moltissimi altri.

 

Come detto all’inizio, Barbie ed Oppenheimer sono due film diversi tra loro per tanti elementi. Ma quello che continua a girarmi in testa, dopo aver visto entrambi, è: il cambiamento. In entrambe le pellicole si è parlato di personaggi che hanno cambiato il mondo. 

 

Barbie è stata la prima bambola che ha reso le bambine non solo “mamme” dei loro bambolotti; le piccole donne di ogni epoca si sono potute rivedere nell’iconica bambola che, partendo da uno stereotipo probabilmente lontano dagli ideali femministi, negli anni ha abbracciato diversi cambiamenti diventando dottoressa, politica, avvocata… e semplicemente chi e come vuole essere. Come ogni donna dovrebbe poter fare liberamente.

 

Oppenheimer è stato un uomo che ha preso l’energia atomica e l’ha trasformata in un’arma di distruzione di massa, cambiando di fatto il mondo per come lo conoscevamo. Tutti gli scrupoli che Oppenheimer ha avuto dopo Hiroshima e Nagasaki erano già dentro di lui, ma probabilmente era anche cosciente del fatto che non si possa fermare il progresso: se non fosse stato lui, sarebbe stato un altro. E la storia sarebbe cambiata drasticamente.

 

Ogni invenzione porta rinnovamento e novità, e non è sempre qualcosa che si può definire positivo. L’utilità di qualcosa che viene inventato prescinde dalla sua pericolosità, ma non dalle scelte culturali del tempo: non si può conoscere il vero potenziale di una invenzione prima di testarla.

 

Il messaggio nascosto in questi due film antipodici, potrebbe forse essere proprio quello che il cambiamento non lo si può fermare, ma solo aspettare e vivere con tutte le sue controversie e le sue pericolosità

 

 


Aggiungi commento