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23/11/24 ore

Skyfall, l’anteprima dell’ultimo film della saga 007



 

Che cosa accomuna il principe Carlo d’Inghilterra, Camilla, la Royal Albert Hall a Londra, Piazza dell’Esedra a Roma, il circo Orfei, il parco dei divertimenti, ragazzini e ragazzine in età preliceale e giornalisti dello spettacolo che per lavoro vedono anche cinque anteprime cinematografiche alla settimana?

 

Tutti partecipano contemporaneamente come spettatori e figuranti, da sfondo e da protagonisti,  alla attuale disneylandizzazione del mondo, della coscienza e del corpo. Inoltre, tutti sono immersi, 24 hours a day, non stop, nel continuum inevitabile dei dispositivi di stimolazione ed esaltazione della percezione e depressione della motricità.

 

All’anteprima stampa di Roma a piazza dell’Esedra, il numero di ragazzini sotto i 13 anni al seguito dei giornalisti già non prometteva bene. Inoltre l’ingresso al multisala sotto i portici è impresa da stuntman, il lato est di Piazza dell’Esedra è un caravan serraglio: il lussuoso porticato semicircolare, il cui accesso è non solo laterale ma soprattutto frontale, come il circo Orfei, o attraverso un passaggio circolare che incanala i clienti dell’Hotel Boscolo direttamente dall’auto al porticato o attraverso un analogo passaggio cunicolare in costruzione ad hoc per la prossima ventura “sera della prima” di 007.

 

Il tutto è sovrastato dal dispositivo da baraccone anch’esso costruito in occasione del film che, sovrastato da fasci laser a 3000 watt occupa per un terzo l’accesso al porticato, i cui altri due terzi sono occupati a sinistra dai tavolini del Macdonald’s e a destra dall’altro ingresso da circo all’Hotel Boscolo.

 

Escluso il tunnel riservato ai clienti del Boscolo hotel ed essendo il tunnel del baraccone 007 ancora transennato perché in costruzione, per entrare abbiamo anticipato lo spirito del film e siamo passati strisciando sui cavi dell’alta tensione attraverso la stretta intercapedine camminando tra il tunnel del Boscolo e le transenne laterali del baraccone 007 in costruzione.

 

La proiezione inizia con un nostalgico montaggio di scene delle precedenti versioni di 007, che Skyfall ci ha fatto rimpiangere, a cui segue una scena di azione vorticosa di dieci minuti, che mi sembra uno dei più lunghi prologhi della storia della cinematografia mondiale. Che questo film fosse una formidabile esibizione promozionale della macchina da guerra commerciale, distributiva, culturale e produttiva britannica lo si era capito fin da quando 007 ed una queen Elisabeth in versione trans si erano paracadutati sullo stadio olimpico di Londra.

 

Ma si sa, l’Inghilterra ha gli Who, l’Italia ha i Pooh, che oltre che essere separati dall’appartenenza a due ere geologiche differenti, non sono della stessa area linguistica ed appartengono a due galassie diverse, pressocché incomunicanti, e malgrado tutte le bugie che si raccontano, culturalmente e politicamente non allineate: l’anglofona e l’italiofona. Il film infatti viene presentato alla stampa in versione doppiata,  in Italiano.

 

L’intervento dei doppiatori italiani è come sempre magistrale ma non allineato con le intenzioni britanniche. Ricordate lo spasso quando al cinema o al teatro in alcune scene comiche, gli attori, che dovrebbero rimanere per copione impassibili, cominciano a ridere essi stessi della scena? I doppiatori in italiano di questo 007 non mantengono il tono impassibile british della lingua originale, ma sembra che dicano a sé stessi “sto doppiando una boiata pazzesca!” tant’è che il tono del loro italiano sembra avere una sottile ironia, decisamente estranea alle intenzioni della recitazione originale, al contrario occupata a rendere iper-reale Disneyland.

 

Non manca la solita barca d’altura del cattivo dove fa la bella vita la bonona e brunona, Bérénice Marlohe alias Severine, ex prostituta infantile, schiavizzata dal cattivo ma non ancora abbastanza schifata dal sesso, dai maschi e dal genere umano, da non aspirare ad essere rapita dal protagonista, Daniel Craig, ariano biondo sufficientemente palestrato ma non tanto da non far rimpiangere Shawn Connery, lo 007 istituzionale.

 

Il cattivo di turno, Javier Bardem alias Raoul Silva, antagonista senza benda ma regolarmente omosessuale, è una macchietta e fa rimpiangere amaramente il cattivo per antonomasia, il nostro leggendario messinese Adolfo Celi alias Emilio Largo.

 

Due scene da non perdere: quella stunt delle due motociclette a 120 all’ora sui tetti dei grandi Bazar di Istanbul che è da enciclopedia del cinema e probabilmente all’80 per cento girata effettivamente sui tetti senza effetti digitali. Vale la pena verificare. L’altra è quella del deragliamento del treno della London underground.

 

A fine film durante le chiacchiere e gli sguardi curiosi sotto i portici, qualcuno ha dichiarato: Zero zero sesso. Nel trionfo dell’iper-realismo virtuale, l’unico episodio vagamente incarnato è quello della casta scena in cui il vetro opaco della doccia tradisce le intenzioni di 007 che abbraccia la bonona presa di sorpresa sotto l’acqua. Conferma che il target del prodotto è quell’età pre- adolescenziale in cui tutto va, basta che ci sia casino. Diventando adolescenti il casino non funziona più perché scatta quella reazione di difesa che si chiama astenia mediatica.

 

Infatti a parte un paio di fasi di una decina di minuti l’una, dominate da dialoghi di tipo autistico con effetti di ammosciamento clamoroso, il ritmo, altissimo ed incessante, va oltre la capacità da parte dello spettatore di sostenerlo. Subentra infatti l’effetto saturazione e la reazione astenica: dopo un ora di casino continuo, si diventa insensibili alla stimolazione.

 

Nella versione mostrata, uncut, il film supera di parecchio le due ore. Emersi finalmente dalla sala, nel mondo esterno sotto i portici tra i laser del baraccone, (c’è ancora un mondo esterno?) veniamo risvegliati dall’aria calda serale dell’ottobrata romana mentre i critici d’altura, rotti a tutto e persino a cinque film alla settimana, accompagnati da conoscenti o famiglie si attardano nei saluti e sulle facce nuove da presentare.    

 

Anche gli 007, è risaputo,  non si incazzano mai, nemmeno quando gli uccidono la bonona Bérénice Marlohe, ex prostituta da redimere e da salvare. Ma non è vero che non si incazzano mai. La rivelazione che rende il film da non mancare è che per farli incazzare gli dovete distruggere con un elicottero da guerra l’Aston Martin. Ed è qui che Daniel Craig/James Bond ricorre all’arma letale: due bombole di Pibigas. Questa rivelazione finale del film lo rende didattico ed istruttivo: anche in Inghilterra c’è il Pibigas, non ce ne eravamo mai accorti. Non era un invenzione ed un prodotto autarchico italiano?

 

Citazioni visuali di Blade Runner a catena ed un improbabile inserimento musicale, tributo al rythm and blues inglese tradizionale nella colonna sonora tra gli effetti sonori speciali: Eric Burdon and the Animals che eseguono Boom Boom di John Lee Hooker

 

Raffaele Cascone


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