Che cos'è che, al pari dell'amore, può restituirci la vita dopo che parte della vita stessa ci è stata portata via? Giovanni Varisco ci risponde attraverso le sue mani, forti, coraggiose, che attraversano i tasti come per arrivare fino alla loro essenza, fin dove lo sguardo non può spingersi. E' la musica.
Pianista di riconosciuto talento e trascinante energia, ha incantato il pubblico del Teatro Vascello di Roma nella sua recente interpretazione in chiave jazzistica, lo scorso 13 gennaio. L'occasione è stata la presentazione del nuovo album intitolato “The Code” e realizzato con il suo gruppo – LAMATTA – in scena insieme con lui in un'esaltazione collettiva dell'arte dell'improvvisazione. Ovvero, della capacità individuale di andare oltre la conoscenza accademica per creare un linguaggio nuovo e, come in questo caso, un luogo di incontro di stili e personalità, vibrante, pulsatile, imprevedibile. Difficile, a tratti.
Dedicato ad un pubblico capace di ascoltare, che non è poco. Nessuno, seguendo l'armonia delle sue mani e guardandolo sorridere, immaginerebbe cosa il destino gli abbia sottratto, circa 10 anni fa, quando un terribile incidente lo costrinse ad interrompere una carriera concertistica già internazionale nonostante la sua giovane età.
Lo attendeva Rachmaninov, ma Giovanni ha dovuto ricostruire ogni cosa dal principio: il suo corpo, la sua testa. La volontà, la capacità di credere ancora. Il lavoro e l'arte. Nei suoi occhi sono passate mille sensazioni, non sfuggite a chi lo osservava, quando durante il concerto ha per qualche istante lasciato la mente vagare. E fluire chissà dove. Si può ricominciare, sì. Giovanni Varisco si è ripreso tutto: l'energia, la vitalità, la tecnica, la passione. In una parola, la sua musica.
Regina Picozzi