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23/11/24 ore

Mariangela Melato, sul palco era incendio


  • Anna Concetta Consarino

Lei è una figura minuta piena di mondi. Esplorati e inesplorabili. Curiosa, mai uguale a se stessa. Attrice e indagatrice dell'umanità che porta in scena. Nel personaggio si perde totalmente, dimenticando sangue e carne. Affida l'anima ad un continuo esplorare la verità – dell'esistenza/personaggio - rannicchiata tra le righe di un testo drammatico. Il palcoscenico d'improvviso si scopre “abbandonato”.

 

La scrittura del copione non dice nulla. È un tempo indefinito. Ma reale e insistente. Palpabile. Lei ora non c'è e tutto si ferma. Come se non si potesse più dare voce a storie senza Mariangela. Chi l'ha vista in teatro, anche solo un istante, lo comprende ed insieme a questa certezza avverte la totale incapacità di formulare un pensiero diverso.Spezzoni di film, quadri scenici cominciano a susseguirsi come momenti di unica grande narrazione. E la perdita si tocca a mani nude.

 

I mass media con affanno rincorrono attimo per attimo le indiscrezioni del triste “finale” partendo dagli esordi di giovane attrice dal talento indiscusso, il periodo cinematografico, Lina Wertmüller, l'accoppiata con Giancarlo Giannini, l'amore con Arbore ecc... La lettura si stanca presto e ogni frase, già nell'immediato, appare troppo banale se paragonata al ricordo.

 

 

L'Artista lascia la scena. Casa e vita. Quando arriva la percezione di una grande assenza. Si rimane fermi. Ogni parola è piccolissima, paurosa e timida. Confusa e stordita dalla perdita. Lei è la nostra più grande attrice teatrale. Punto. Lei sul palco era incendio.


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