Debutterà il 28 settembre in prima nazionale che inaugura la nuova stagione al Teatro Stabile di Catania lo spettacolo Donne in Guerra, diretto da Laura Sicignano (anche autrice a 4 mani con Alessandra Vannucci) che ne propone il riallestimento dopo i premi ottenuti in Italia e all’estero (menzione al Premio Ubu, Premio Fersen 2015 per la regia, Premio internazionale Les Eurotopiques 2014).
È previsto un mese di repliche, fino al 29 ottobre, per questo spettacolo che sovvertirà gli spazi tra palco e platea per riportare anche fisicamente il pubblico dentro un'altra epoca, quella della seconda guerra mondiale, e condurlo all'incontro con la forza e il coraggio di sei storie tutte al femminile, interpretate da altrettante attrici giovani ma già affermate nel panorama nazionale, ovvero Federica Carruba Toscano, Egle Doria, Isabella Giacobbe, Barbara Giordano, Leda Kreider e Carmen Panarello.
Il contesto è quello dell’estate 1944, quando l’Italia è travolta dalla guerra civile, la gente è confusa, stanca e terrorizzata e molti sfollano in campagna.
«Gli uomini sono in guerra, sono in montagna, sono morti. Restano le donne e si barcamenano per sopravvivere», scrive Laura Sicignano nelle note di regia: «Le storie di queste donne sono emblematiche ed esplose come bombe. Nei loro occhi è rimasto il fermo immagine di un evento che le ha segnate per sempre e che esse continuano a raccontare all'infinito perché non venga dimenticato. I vecchi raccontano sempre la solita storia. Diceva una canzonetta del tempo: non dimenticar le mie parole. La preghiera, la ritualità, la natura, il cibo, il corpo: sono elementi profondamente femminili. Sono esplosi durante la guerra. Le donne cercavano di mantenere dignità, femminilità e normalità quando nulla era dignitoso né normale. Si sono trovate improvvisamente in circostanze estreme: fame, pericolo, violenza. L'intensità delle loro spesso brevi vite, rende queste donne eroine, che siano vittoriose o sconfitte e ingannate. Ma le donne antiche, quelle legate alla terra, al corpo, sanno che ad ogni morte segue una nascita, e chiamano forte la pace».
Queste storie, attinte dai racconti di infanzia delle nonne, ispirano personaggi scolpiti come miti, «eroine arcaiche che rifondavano le nostre identità di donne moderne, indecise, infelici e spesso viziate», scrive ancora Sicignano: «Storie che la mia generazione è stata l'ultima ad ascoltare dalle protagoniste.
Dalla Storia, dalla Memoria volevo raccogliere storie classiche, non cronaca, non minimalismo, di cui a mio parere il teatro è saturo. Con Alessandra Vannucci, coautrice, abbiamo raccolto storie di guerra da racconti famigliari o da testimoni del tempo per raccontare sei donne fulgide e forti, ciascuna del proprio destino di eroina più che di vittima, giovani e ingenue come le combattenti di allora, ribelli, impazzite di vita e di dolore.
Il pubblico viene coinvolto nelle piccole grandi tragedie delle sfollate degli Anni Quaranta in un viaggio fisico e temporale: partigiane, fasciste, contadine, operaie, borghesi. Non mogli o figlie di qualcuno, bensì protagoniste, donne che si emancipano attraverso la guerra, prendono una posizione e la pagano cara.
Le attrici recitano a contatto diretto con gli spettatori, testimoni della storia. I destini delle donne in guerra si compiono tra fucilazioni, stupri, vendette e omicidi, come fu, durante gli anni censurati, quelli della Repubblica di Salò. Infine eccole, illuminate solo da tenui fanali, si spogliano di tutto, perché ‘nudi si va alla morte’ e cantano in un lento e dolce coro: non dimenticar le mie parole».
Durante le repliche ci saranno anche diversi appuntamenti collaterali in fase di programmazione, a cura della prof.ssa Lina Scalisi, dedicati ad una riflessione sull’impegno femminile sul fronte del contesto sociale contemporaneo: a questo proposito è in fase di allestimento anche una mostra curata dal collettività di artiste le Maletinte, dopo la collaborazione già avviata in estate per la realizzazione dell’opera murale oMaggio a Mariella Lo Giudice sulla facciata esterna dello Stabile.
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