di Giulia Anzani
“Astuzia, scaltrezza”: è questo il significato del nome Medea, la mitologica e controversa figura greca, figlia di Eete re della Colchide e di Idia.
In una mite sera dell’ottobre romano è proprio lei, Medea, a calcare la scena del Polo Culturale Spazio Rossellini, interpretata dalla bravissima Viola Graziosi, dalla regia di Giuseppe Dipasquale.
Lo spettacolo è parte di un progetto: la Trilogia sulle donne del mito, scritta dall’ex magistrato, già Presidente della Camera dei Deputati e accademico Luciano Violante.
Dopo Clitemnestra, prodotta dal Teatro Stabile d’Abruzzo e andata in scena nella stagione 20/21 in vari teatri d’Italia, ora tocca a Medea. Prodotta dal Teatro della città di Catania, in coproduzione con Terzomillennio, ha debuttato alla Chiesa San Domenico di Palermo il 10 marzo 2022, iniziando il suo tour estivo nei parchi archeologici e nei teatri di Maglie, Taranto, Martina Franca.
E ancora, al Teatro Antico di Morgantina, Montalbano Elicona, Savoca, al Teatro Pietra Rosa di Pollina, Civita Castellana e Bari. Ed ora, in via della Vasca Navale, tocca al pubblico romano assistere allo spettacolo.
Una scenografia essenziale viene animata dal movimento sinuoso del vestito dai colori del tramonto indossato da Medea, che si muove rapida raccontando la sua storia. In forte contrapposizione visiva c’è Giasone, che l’ascolta impassibile e silenzioso, seduto e vestito di scuro.
La “dignità di donna, necessaria per non essere preda” porta Medea lì, a rivendicare le sue colpe dannandosi ma non pentendosi. Ha ucciso i suoi stessi figli, macchiandosi del delitto peggiore che una persona possa compiere.
Ma l’ha fatto per un bene maggiore: proteggerli dalla sofferenza infinita che in terra avrebbero patito. I suoi ricordi, il suo dolore arriva chiaramente al pubblico, rapito dalla celebre storia così ben rivisitata.
Medea è, qui, la Sicilia che vuole dar voce a chi voce non ne ha più: “Avete ucciso i giusti, ma i giusti vivranno per sempre” dice. Un mito ancestrale inserito profondamente nella società di oggi, a trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, grazie al prezioso adattamento di Violante.
Le vittime di mafia vivranno per sempre, finché ricorderemo di ricordarle.