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23/11/24 ore

Prometeo e Il sogno del fauno: il racconto della serata a Valle Giulia



di Giulia Anzani

 

L’estate è entrata da qualche settimana: quando arrivo a Valle Giulia, tra Villa Borghese e la collina dei Parioli, è ancora giorno pieno. Nell’aria della Facoltà di Architettura c’è la tensione tipica del periodo della sessione estiva, ma io non sono qui per questo.

 

Raggiungo lo spiazzo allestito per gli spettacoli di questa sera: Prometeo e Il sogno del fauno. Nell’aria ancora calda delle otto di sera, crescono fermento e curiosità. Dietro al palco, un laghetto con i pesci rossi sembra messo lì affinché qualche ninfa si abbeveri durante lo spettacolo. 

 

Dopo poco, inizia il primo spettacolo.

 

Sulla traccia techno Voices in My Head (Bultech Remix) di Thomas Labermair, Antonio Taurino interpreta il titano Prometeo. Immerso tra le luci rossastre e violacee,  con movenze decise, è intento a rubare il fuoco per donarlo agli uomini. Una scena accattivante che è commistione tra l’antico e il moderno.

 

 

 

Qualche passo di danza più in là, la performance si calma. Taurino si toglie gli scarponcini e parte una musica più dolce, accompagnata dai suoni lievi della natura. Anche la sua danza diventa più elastica, come addolcita dal dolore di essere stato esiliato per il furto del fuoco: Prometeo è ora relegato ai confini della Terra, destinato all’esilio nel Tartaro. La performance finisce con gli applausi del pubblico accattivato. 

 


 

Nel blu delle luci di scena, con un’atmosfera molto diversa, inizia a recitare Marilù Prati che legge una parte del diario di Vaclav Nižinski sulla sua esperienza alla Scuola di Ballo Imperiale di San Pietrburgo, compreso il bullismo subito per essere il più bravo.

 


 

Ad un tratto, Sonja Schwaiger compare sullo sfondo come una ninfa e, sinuosa, si muove vicino al laghetto tra luci e ombre. Poi scompare dalla visuale.

 


 

La Prati si interrompe e la Schwaiger ricompare sul palco insieme a Gustavo Oliveira nei panni del fauno appena risvegliato dal sonno pomeridiano. Inizia una sensuale danza sulle note del Prélude À L’après-Midi d’un faune, che interpreta le esperienza e spiega le sensazioni del fauno che, appena sveglio, incontra le ninfe - o forse è solo la sua immaginazione. 

 


 

Immersi nel mondo onirico del poema di Mallarmé, che ha ispirato l’opera orchestrale di Debussy, Schwaiger e Oliveira danzano cercandosi, richiamandosi, inseguendosi instancabilmente, regalando al pubblico una performance coinvolgente e delicata.

 


 

Sul finire del loro ballo, la Prati riprende a leggere il diario, scalza e con una mantella nera in testa. Mentre racconta della crescente follia di Nižinski, Oliveira ricompare e interpreta quelle parole così sincere, schiette.

 


 

Anche questa seconda, e ultima, parte dello spettacolo, finisce tra l’entusiasmo della platea. Un’ottima prova di teatro e di danza, unite dal sottile filo della passione.

 

 


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