di Giulia Anzani
Il 3 giugno è stato un giorno di saluti per Tommaso Sacchi, che conclude il mandato come Presidente della Fondazione Teatro della Toscana. “Oggi come sapere per me è il momento dei saluti”, ha dichiarato Sacchi. “Prima, però, c’è stato il lavoro. C’è stato il teatro, c’è stato l’impegno, c’è stato il viaggio. Il mio mandato come Presidente della Fondazione Teatro della Toscana, per cui tengo a ringraziare ancora una volta il Sindaco Nardella, si è sostanziato di un sogno condiviso: fare del Teatro della Toscana un vero Teatro Europeo, oltre che confermarne il ruolo di grande Teatro Nazionale”.
Sotto la guida di Sacchi, la Fondazione ha vissuto un viaggio trasformato che l’ha portata a essere riconosciuta come un Teatro Europeo, in costante dialogo con una rete di teatri e istituzioni culturali sia in Europa che in Africa. Questo obiettivo è stato realizzato con il supporto del Direttore generale Marco Giorgetti,delDirettore artistico Stefano Accorsi e delDirettore della ScuolaL’Oltrarno Pierfrancesco Favino.
Sacchi ha voluto ringraziare “con tutto il cuore i collaboratori e sostenitori che hanno reso possibile questo viaggio. Ha espresso gratitudine verso i soci della Fondazione, la Regione Toscana, il Comune di Firenze, la Città Metropolitana Fiorentina, la Fondazione CR Firenze, il Comune di Pontedera, la Fondazione Peccioliper, i Consiglieri di Amministrazione, il Collegio dei Revisori e tutte le donne e gli uomini che compongono la struttura della Fondazione”.
Ha riconosciuto anche il contributo inestimabile degli artisti e della maestranze tecniche oltre al pubblico appassionato che ha sempre supportato il Teatro. “Il nostro pubblico è senza dubbio il migliore d’Italia, il più appassionato, il più competente, il più curioso ed esigente che ci sia”, ha chiosato.
Sotto la presidenza di Sacchi, il Teatro della Toscana ha consolidato una rete internazionale di collaborazioni e coproduzioni, con progetti come “PESSOA — Since I’ve been me” di Robert Wilson e “Ionesco Suite” di Emmanuel Demarcy-Mota.
L’identità di Teatro Europeo ha unito e unisce la Fondazione con artisti e istituzioni che condividono metodi e valori quali Giovani, Europa, Lingua, come il Théâtre de la Ville di Parigi nel comune progetto “L’Attrice e l’Attore Europei”, volto alla realizzazione di una figura di performer capace di superare barriere e confini linguistici, inserendosi in cast multinazionali e aperto anche alla collaborazione con il continente africano.
Il Teatro diviene quindi la struttura di specializzazione e avviamento al lavoro delle migliori leve in ogni mestiere teatrali, impiegati in ogni settore come in una bottega d’apprendistato. Tale contesto ha permesso anche di superare il periodo critico del Covid grazie a spettacoli identitarie come Dubliners di Giancarlo Sepe e attività innovative come Firenze TV.
“Questo è il tempo della consapevolezza di quello che siamo, della tenuta e della continuità di una struttura unica in Italia per conformazione, articolazione, attività, per garantire ogni possibile futuro in ogni possibile assetto. Quello che siamo lo ha ricordato il Presidente, quello che saremo lo decideranno i nuovi rappresentanti dei Soci all’esito delle prossime tornate elettorali, nel nuovo assetto societario che si definirà, anche a seguito della recente modifica statutaria. La tenuta della continuità si basa sui numeri: i dati degli anni, i risultati, l’andamento del pubblico… Si basa anche sulla prova affrontata lo scorso anno, quando abbiamo saputo reggere al venir meno di risorse, mantenendo la rotta e l’integrità dell’impianto del Teatro Nazionale. Questa esperienza contribuisce a consolidare la consapevolezza di oggi e ci fa guardare con fiducia alla prospettiva del futuro. Per tutto quanto fatto mi unisco con tutto il cuore al ringraziamento del Presidente rivolto a Soci, Consiglieri, Revisori, lavoratrici e lavoratori, artisti, tecnici, pubblico”, ha affermato Marco Giorgetti, Direttore generale del Teatro della Toscana.
I risultati ottenuti sotto la presidenza di Sacchi sono significativi: il contributo ministeriale è aumentato costantemente dal 2020, le giornate recitative e il numero di spettatori sono cresciuti in modo esponenziale, e la Fondazione ha creato lavoro per oltre il 50% di giovani sotto i 35 anni in ogni ambito della sua attività.
La stagione appena trascorsa ha visto un aumento del 20% degli incassi e degli spettatori, con oltre 185mila presenze e più di cinquemila abbonamenti. Giorgetti ha evidenziato la capacità del Teatro della Toscana di affrontare le sfide economiche e di mantenere la continuità e l’integrità della struttura nonostante le difficoltà; inoltre ha ribadito l’importanza di proseguire il viaggio iniziato, adattandosi alle nuove realtà e mantenendo sempre un approccio innovativo e inclusivo.
La programmazione del Teatro Era, del Teatro Rifredi e dell’Ex Cinema Goldoni continuerà a promuovere la sperimentazione e la formazione del pubblico, con un forte impegno verso le nuove generazioni, contribuendo a formare un mosaico di visioni, stili e poetiche che rispecchino le svariate anime e le diversificate sensibilità del pubblico.
La stagione 2024/2025 del Teatro della Pergola si aprirà con il “De Profundis” di Wilde interpretato da Glauco Mauri, che ha legato il suo nome alla Pergola come Casa della Poesia, in un particolare allestimento con il pubblico accolto direttamente sul palcoscenico.
Sarà in collaborazione con il Lyceum Club Internazionale di Firenze lo spettacolo dedicato a Eleonora Duse nel centenario della sua morte, con Susanna Marcomeni per la regia di Antonio Frazzi, accompagnato da una mostra.
La Pergola apre e chiude nel segno di Eduardo, celebrando il quarantesimo dalla sua scomparsa con “Ditegli sempre di sì” con i giovani Mario Autore, Anna Ferraioli Ravel, Domenico Pinelli - anche regista - e con Emmanuel Demarcy-Mota che mette in scena con la troupe del Théâtre de le Ville “La grande magia”, versione francese del testo di De Filippo che debutta in Italia nell’ambito del partenariato tra Firenze e Parigi.
Numerosi saranno gli appuntamenti, variegati e trasversali, con personaggi di spicco come Sonia Bergamasco, Toni Servillo, Manuel Agnelli, Michele Placido, Alessandro Preziosi, Rocco Papaleo e molti altri, impegnati in opere polifoniche di una straordinaria efficacia e drammaturgie contemporanee che affrontano classici universali.
Il Teatro Era consolida la propria identità come “casa del fare teatrale” attraverso la nascita di nuove creazioni di artisti come Rocco Papaleo, Stefano Massini e Daniele Finzi Pasca. Questi spettacoli, che circoleranno tra il Teatro Era e il Teatro della Pergola, rappresentano un rafforzamento del ponte culturale tra Pontedera e Firenze. Quest’impegno, profondamente radicato nella Valdera, si apre ora a una dimensione nazionale.
Il Teatro di Rifredi si conferma nel suo ruolo di centro culturale focalizzato sulla ricerca drammaturgica e sul sostegno alle nuove generazioni, principalmente attraverso le creazioni di Angelo Savelli. Questo impegno è evidenziato dalla nuova edizione di Walking Thérapie - a partire dal 3 giugno, che registra il tutto esaurito fin dal debutto.
L’Ex Cinema Goldoni continua l’attività di sperimentazione e confronto con il pubblico degli allievi della Scuola L’Oltrarno diretta da Pierfrancesco Favino che mantiene un respiro internazionale, allievi che dettano il 4 giugno nella prima assoluta di “Tagli” di Fausto Paravidino.
Le sale della Fondazionesono il luogo di partenza e “il mezzo di trasporto” attraversate anche da un progetto di formazione del pubblico. La destinazione è il viaggio, personale e collettivo, nel tempo e nello spazio dell’emozione.
Nel complesso contesto attuale, in cui le esigenze del contemporaneo emergono con forza attraverso i giovani, le periferie e i mondi marginali, ci si ritrova di fronte a un “nuovo” che non è ancora possibile immaginare, poiché sfugge alle categorie di pensiero attuali. È possibile, tuttavia, creare le condizioni affinché questo “nuovo” si realizzi nel futuro più prossimo. Ciò che è stato fatto è inesorabile e inarrestabile, possiede la forza della verità e appartiene a un mondo di sogni che stanno diventando realtà nel presente.
La consapevolezza acquisita è che per avere un futuro solido, il Teatro deve uscire dai suoi confini fisici: i Teatri escono da sé per invadere le piazze urbane, attraverso la rete della “Piazza dei Teatri”, una serie di soggetti interessati all’intervento dell’arte nello spazio urbano. Da Parigi a Firenze, il progetto si è allargato alla Romania con il Festival di Sibiu, al Kosovo con Qendra Multimedia e Jeton Neziraj arrivando all’Africa con l’Istituto Francese e la Fondation MAM in Camerun, Rwanda Arts Initiative in Ruanda, il Teatro Nazionale in Tunisia.
Nasce poi un’altra rete che oltre alle nazioni citate, include anche l’Ivan Franko National Drama Theater di Kiev: Italia, Francia, Romania, Kosovo e Ucraina hanno presentato un grande progetto europeo per sviluppare la dimensione del welfare legata alle Consultazioni Poetiche.
Tutto questo rientra nel quadro dei valori condivisi su Arte e Scienze, Arte e Salute, Cultura e Ambiente, Educazione e Formazione, Pari opportunità e Identità di genere, Sport, tematiche e valori alla base della comune Carta 18-XXI dedicata ai “nuovi maggiorenni del millennio”, confermatasi negli anni la mappa del viaggio.
Fondamentale per la realizzazione della realtà attuale della Fondazione, soprattutto a livello internazionale, è Maurizio Scaparro, Maestro nell’innovazione e nella creazione di connessioni inaspettate, incarnando l’idea di rischiare per scoprire oltre.
Il Teatro della Pergola e il Teatro della Toscana hanno profonde radici e un passato illustre grazie al lavoro di visionari come Orazio Costa e Alfonso Spadoni. Attraverso il Centro di Avviamento all’Espressione, preziosa eredità di Costa e guidato ora da Pier Paolo Pacini, si continua a promuovere la ricerca e la formazione nel mondo teatrale. Questi teatri non sono solo edifici, ma vere e proprie entità viventi cariche di storia e di significato per la comunità.
L’epoca che ha visto personalità come Kantor, Costa, Eduardo e Grotowski operare a Firenze come a Potendera, è stata eccezionale segnando un periodo di vitalità creativa incredibile.
Il viaggio del Teatro della Toscana è stato segnato da una visione che unisce arte e impegno civile, mirando sempre a superare i confini tradizionali del teatro e a creare nuove connessioni e collaborazioni. “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, veder di giorno quel che si era visto di notte, con il sole dove prima pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui posti già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre”, scrisse Josè Saramago.
Questa prospettiva riflette il lascito di Tommaso Sacchi, che ha plasmato un Teatro della Toscana rivolto al futuro con fiducia e determinazione, radicato nel passato ma pronto a esplorare nuovi orizzonti.
(Foto di: Serena Pea, Sara Lando, Masiar Pasquali, Gianluca Pantaleo …)