Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

21/12/24 ore

Sei Nazioni 2013, contro il Galles un'Italia senza capitano


  • Rugbycale

Sabato si giocherà la terza giornata del torneo delle Sei Nazioni 2013: l'Italia affronterà i leoni gallesi allo stadio Olimpico di Roma: il ct della Nazionale Italiana Jaques Brunel ha deciso, nella giornata di ieri, di convocare ufficialmente anche il terza linea delle Zebre Mauro Bergamasco, un ritorno in azzurro (93 cap) che farà contenti molti tifosi, ma che porta con se una motivazione poco felice: è infatti data quasi per certa la non presenza del capitano, il numero 8 Sergio Parisse.

 

Nessun problema fisico per il bravissimo capitano, ma il rischio di una mannaia disciplinare che proprio non ci voleva per il nostro XV e per la sua carriera: nella partita giocata sabato scorso dallo Stade Francais contro il Bordeaux-Begles, il giocatore italiano di stanza a Parigi è stato espulso perchè avrebbe insultato l'arbitro Laurent Cardona.

 

La versione ufficiale del team parigino, che porta come prova le immagini contenute in questo link, è che Parisse si sia lamentato con l'arbitro per un mancato cartellino giallo avversario ("carton jaune" dice Parisse a direttore di gara); fin qui niente di strano, ma nel frattempo il giocatore neozelandese Paul Williams passa dietro ai due facendosi scappare un "fuck" che avrebbe indotto l'arbitro in errore: primo perchè ha presunto fosse rivolto a lui (quando Williams sostiene fosse en passant) e secondo perchè ha pensato fosse stato pronunziato da Parisse.

 

Da qui il cartellino rosso, che potrebbe portare ad una lunga e gravissima squalifica. Perchè vi raccontiamo questa storia? Non certamente per lamentarci dell'arbitraggio, ma per darvi notizia che capitan Parisse per questa boiata (non si sa di chi, a dirlo sarà la giustizia sportiva) potrebbe non esser presente in campo sabato contro il Galles: l'udienza disciplinare è stata anticipata al 20 febbraio (doveva svolgersi il 27 ma il club Stade Francais ha fatto richiesta di ancitiparne la data) e fino ad allora capitan Parisse è considerato sospeso, sia nel campionato Top14 francese che in Nazionale: se fosse risconosciuto colpevole, Parisse rischia fino ad un anno di stop perchè insultare l'arbitro è considerato una cosa molto, ma molto, grave.

 

Le gerarchie e il rispetto delle regole dentro e fuori dal campo, impediscono alla Federazione italiana di intervenire: Parisse dovrà attendere. Questo episodio, che certamente danneggia la nostra Nazionale che si troverà senza la propria bandiera, è emblematico di come le cose funzionino in questo meraviglioso sport: come si insegna a tutti, fin da bambini, l'arbitro rappresenta un'autorità intoccabile ed insindacabile in campo. Con l'arbitro non si parla (se non il capitano o il suo vice), l'arbitraggio non si contesta, si gioca a rugby e basta: il fiato si conserva per parlare con i propri compagni, per chiamare il sostegno, per chiedere la palla.

 

E' uno sport da gentiluomini, talmente tanto che spesse volte mi è stato chiesto, in campo, di moderare il linguaggio nel rispetto di tutti. Certo, i tempi sono cambiati: il gioco è più veloce, le cose accadono in meno tempo, la televisività ed il professionismo hanno aperto le porte allo spettacolo del rugby: non è raro, oggi, vedere giocatori parlare con il direttore di gara (anche se sempre in terza persona) pur non avendone titolo.

 

Ma l'arbitro resta un totem: intoccabile, insindacabile, al limite è possibile (per il capitano) chiedergli di rivedere l'azione con l'aiuto del Television Match Officer (TMO, la "prova tv"), ma il suo giudizio non è ulteriormente giudicabile. Una parola è poca e due sono sempre troppe in questo sport fatto di fisicità, coraggio e rispetto delle regole; se c'è una lezione che va imparata da chiunque giochi a rugby, o semplicemente ne sia un appassionato, è il rispetto, sempre, ed il silenzio: la buona fede di Parisse (e forse la sua innocenza) è indubbia, la sua storia di giocatore e di uomo ne dimostrano la caratura sportiva e morale, ma altrettanto indubbie sono le regole del gioco: una lezione di sport per qualunque sport.

 

Williams avrebbe potuto evitarsi il "fuck", una leggerezza che potrebbe aver indotto l'arbitro in errore penalizzando infine l'intera squadra dello Stade Francais: per le chiacchiere c'è sempre stato il terzo tempo.


Aggiungi commento