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18/11/24 ore

Disputa con l'India. Caso marò, chi non comanda in Italia



di Stefano Silvestri (da Affari internazionali)

 

È avvenuto che una pecora decidesse di ruggire, ma riuscisse solo a belare, e divenisse oggetto di scherno. La politica estera italiana è stata spesso accusata di doppiezza, ma nella vicenda dei marò italiani, riconsegnati all'india pochi giorni dopo l'annuncio che sarebbero rimasti in Italia, è affogata nel ridicolo.

 

Il successivo tentativo di metterci una pezza, sostenendo di aver voluto così ottenere la salvaguardia da una teoricamente possibile condanna a morte dei due militari ha solo peggiorato la situazione, sia perché troppo tardivo e poco credibile, sia perché, se fosse stato vero, avrebbe dovuto impedire comunque la riconsegna dei soldati. Ma come abbiamo potuto infliggerci questo disastro?

 

Precedente
Già c’era stata un’avvisaglia. Quando la Francia decise di intervenire contro i ribelli e i terroristi separatisti in Mali, il Parlamento italiano, sollecitato dal Governo, si espresse a favore di un appoggio concreto alle operazioni, anche senza l’invio di truppe combattenti. Eppure, sorprendentemente, nei giorni successivi il Governo decideva di non farne nulla, sostenendo che questa era la reale volontà delle forze politiche da lui consultate (fuori dal Parlamento). Un comportamento a dir poco bizzarro.


Sembra naturale dedurne che esistano all’interno del Governo diverse anime e convinzioni, in particolare sulle questioni relative alla politica estera, all’uso della forza militare e ai comportamenti che debbono conseguirne. Tuttavia, forse anche per la natura politicamente anomala di questo Governo, tali diverse convinzioni non vengono espresse e dibattute pubblicamente, né si scontrano in Parlamento, ma emergono solo indirettamente, e tardivamente, e si manifestano nelle improvvise correzioni di rotta e nella smentita delle decisioni prese in precedenza ….

 

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