di Maria Grazia Enardu (*)
La principale e apparente ragione per cui la crisi siriana è così lunga, travagliata e sanguinosa è che il paese è diviso tra etnie, religioni, gruppi di potere, interessi vecchi e nuovi, che hanno bisogno di un estenuante processo per scomporsi e, prima o poi, ricomporsi.
Perché nella recente, post-ottomana, storia della Siria, quello degli Assad è stato l'unico periodo di spietata stabilità, giunto dopo un turbinoso periodo di amministrazione francese, che ha volutamente accentuato le divisioni - in particolare il ruolo degli alawiti - e il caos postbellico, culminato in un vortice di colpi di stato tra il 1949 e il 1954.
Mappa etnico-religiosa
La rivolta contro Assad è durata così a lungo, e continuerà, perché non c'è intesa sul dopo. Aspetto paradossale per un paese povero, con poco petrolio. Basta fare un confronto tra la relativa rapidità della crisi libica e le estenuanti divisioni che continuano a lacerare la comunità internazionale sulla soluzione siriana . Ciò è dovuto alla particolare posizione del paese, incastonato tra realtà arabe e non arabe (Turchia, Israele), ma soprattutto con un tratto di costa sul Mediterraneo dove c'è il porto di Tartous, l'unica base navale russa fuori dal territorio dell'ex Urss .
Il regime di Assad è l'ultimo baluardo della presenza russa nel Medio oriente arabo e Mosca fa di tutto per rifornirlo di armi e sostenerlo. Lo sforzo di trovare una soluzione in sede Onu è ormai in pratica cessato con le amare dimissioni dell'inviato speciale Kofi Annan...
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(*) Maria Grazia Enardu è ricercatrice di Storia delle Relazioni Internazionali e docente di Storia di Israele moderno, Facoltà di Scienze politiche, Firenze.