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17/11/24 ore

Renzi e la miopia del Giglio magico



di Luigi Bisignani

(da iltempo.it)

 

Ma davvero Matteo Renzi ritiene che questa occupazione quasi militare del potere possa alla lunga aiutarlo? O invece darà ai suoi avversari un argomento forte per buttarlo giù, come è successo già in passato ad Amintore Fanfani, Ciriaco De Mita e Bettino Craxi? La settimana scorsa il Premier ha messo a segno un tris clamoroso, con gli osservatori per di più distratti dalla drammatica situazione internazionale.

 

Si è partiti con il nuovo direttore di Repubblica, dov'è stato nominato un gentiluomo di stretta osservanza "cattolico-renziana" come Mario Calabresi, per passare alla Rai con Carlo Verdelli, un professionista dolce (anche lui folgorato sulla via della Val di Chiana) fino alla decapitazione del vertice delle Ferrovie, dov’è stato catapultato, come Ad, un esperto di trasporto su gomma, Renato Mazzoncini, che proprio a Firenze, guarda caso, si è fatto apprezzare. E sempre fiorentina è anche la nuova presidente, Gioia Ghezzi.

 

Repubblica, Rai e Ferrovie sono un pezzo d’Italia che conta; le prime due fondamentali per il consenso, la terza per le clientele e gli affari. A tutto questo si aggiunga l’Eni, con l’esperto ma troppo mite Claudio Descalzi, che, per non sbagliare, ha arruolato due renziani doc: a capo della comunicazione Marco Bardazzi, non a caso il miglior amico di Mario Calabresi, e agli affari internazionali, addirittura direttamente dal governo, Lapo Pistelli, di cui lo stesso Premier è stato portaborse.

 

Ma non è una questione di nomi, anche se, passando in rassegna i vari Cda di molte società, i titolari dei prestigiosi studi legali di Firenze (Bianchi, Lovadina, Tombari) sono presenti. I fortunati vengono suggeriti dall’efficientissimo Luca Lotti o dalla soave e tenace Maria Elena Boschi, della quale al Salone Margherita di Roma c’è una imperdibile imitazione nella pièce «50 sfumature di Renzi» che dovrebbe far riflettere il Premier, poiché a volte la satira può essere più veritiera di mille editoriali.

 

L’occupazione del potere è una costante di chi comanda, tuttavia le scelte non erano mai state come ora solitarie ma pur sempre condivise con un’intera classe dirigente. Per perpetuare il potere occorre anche distribuirlo e guardare fuori dal proprio recinto, nelle Università, alle imprese, in Europa, ed evitare di premiare solo quelli che in Toscana, con un’espressione "sinistra", vengono indicati come "compagni di merende".

 

Limitarsi a premiare solo gli amici degli amici non solo fa male al Paese, ma può costare caro anche al Premier, che così rinsalda le schiere dei suoi nemici, i quali, pur detestandosi tra loro, finiranno per allearsi...

 

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