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25/11/24 ore

Paestum: patrimonio archeologico da sottrarre alle ingessature burocratiche


  • Luigi O. Rintallo

Chissà cosa provarono i marines che sbarcarono a Paestum nel settembre 1943 di fronte ai templi eretti dai coloni greci. Pur ignorandone la storia senza dubbio subirono il loro fascino millenario, così come lo subisce oggi qualsiasi altro visitatore. Il sito archeologico dell'antica città di Poseidonia è fra i meglio conservati, anche se va detto che rimane comunque sotto esposto rispetto ad altri, come Pompei o Agrigento, che primeggiano sulla scena mediatica e dal punto di vista della promozione istituzionale dei nostri beni culturali.

 

Nel 2015 Paestum ha registrato circa trecentomila presenze: un netto balzo in avanti in confronto a qualche anno fa. Come riferisce il cicerone che ci accompagna in questa visita, lo si deve al superamento delle ingessature burocratiche che da sempre penalizzano la gestione del nostro patrimonio culturale. La semplice collocazione di pochi scalini per facilitare l'ingresso all'interno del tempio maggiore (detto di Nettuno) un tempo avrebbe richiesto forse anni. E lo stesso si può dire per l'allestimento del sistema di illuminazione notturna, che ha consentito di ammirare gli edifici anche sotto le stelle.

 

Piccoli passi avanti, realizzati grazie all'emanazione di alcune recenti normative che hanno avuto il merito di dare un po' di mano libera ai responsabili del sito museale. Non che in passato non ne abbiano abusato, visto che è ancora vivo il ricordo di un sovrintendente tanto severo contro piccoli abusi anche a chilometri di distanza dall'area, quanto indulgente con sé stesso da costruirsi nei pressi dell'anfiteatro una casetta. Scoperto, fu punito secondo le consuete logiche della pubblica amministrazione: col trasferimento da Salerno.

 

 

Né, in passato, sono mancati i casi di mala gestione delle risorse a disposizione come pure errori nella strategia per promuovere questo splendido luogo. Si racconta di un manifesto che vantava Paestum, dove le rose fioriscono due volte a maggio e settembre, con immagini di rose bianche e rosa pallido, quando invece il loro colore era rosso vivo: la guida cita lo svarione, ricordando la metafora del poeta per descrivere le belle labbra dell'amata rosse appunto come le rose di Paestum.

 

Oggi la sfida da vincere è quella di valorizzare al meglio la straordinaria ricchezza che l'Italia possiede, riuscendo a svincolarsi dalle catene di una burocrazia per lo più autoreferenziale. Serve buon senso e buona volontà, ma soprattutto occorre una politica meno pressata da logiche puramente opportunistiche e più protesa verso prospettive di ampio orizzonte.

 

 


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