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27/11/24 ore

Maison Bulgari, Serpenti Metamorfosi e la ‘Venere degli stracci, di Michelangelo Pistoletto, giustizialismo e orrore


  • Giovanni Lauricella

Lo sapete che nell'arte contemporanea c'è qualcosa che non va? Si è scoperto proprio in questi giorni. Eppure ci siamo cibati di tutto, abbiamo digerito l'indigeribile, dalla Fontaine (Urinoir) di Marcel Duchamp al New Hoover Convertibles, l'aspirapolvere di Jeff Koons, e tante altre pazzie che solo ad elencarle ci vorrebbero pagine e pagine scritte, ma adesso “l'Uomo del Monte” ha detto no: sulla scultura collocata a largo Goldoni, nel centro storico romano, realizzata da Refik Anadol, il giudizio è straordinariamente perentorio, ovvero “fa orrore”!!! 

 

 

Niente equilibrismi, niente ambiguità, nessun retro-pensiero. Chi ha scritto nelle riviste d'arte sulla scultura a largo Goldoni ha pronunciato la definitiva sentenza e pure senza appello: quel serpente stilizzato non deve piacere. Non si è tenuto conto nemmeno di quello che intendeva realizzare l'artista, la ripetizione in grande formato di uno tra i gioielli più apprezzati di casa Bulgari. Un caso unico quanto raro nell'arte contemporanea, dove i baciapiedi o critici o storici dell'arte hanno sempre detto si a tutto.

 

Una cosa è certa, questa scultura che simboleggia la maison Bulgari, Serpenti Metamorfosi non ha “pagato il pizzo” ai cortigiani dell'arte: detto in parole povere, non ha coinvolto uno dei personaggi accreditati nell'entourage dell'arte contemporanea, quindi non piace.

 

Chiaramente non piace a “loro”, quelli dell'entourage, è questo il problema: strano perché è un motivo apprezzatissimo dalla clientela Bulgari, ma le versioni che fanno famosa la casa dei gioielli non hanno mai avuto il plauso dei così detti “critici”. Sarà che tardivamente vogliono attingere da questo lucroso mercato?

 

Non lo so, ma di certo nel vuoto di pensiero dell'arte contemporanea, sempre più monotona e ripetitiva, ci si aggrappa a qualcosa di minore importanza, questa volta i gioielli, catalogata arte minore perlappunto, per risvegliare l'apatia di pensiero che ormai si è impossessata di tutti gli storici dell'arte contemporanea.

 


 

Mi viene da pensare alla gigantesca fetta di parmigiano nella rotonda all'ingresso di Bibbiano. Saranno stati gli scandali e i processi ad oscurarla, ma mai nessuno, vista l'attenzione nazionale su questo piccolo paesino alle porte di Reggio Emilia, ha biasimato la fetta di formaggio che non é l'ingrandimento di un gioiello. Leggi monumento al parmigiano (attenzione considerando la regione non al partigiano).

 

Nemmeno l'onnipresente Tomaso Montanari ci dice qualcosa di Arte contemporanea, perifrasando il regista Nanni Moretti al tempo di “dicce qualcosa di sinistra”.

 

Si, se ci fate caso non si dice più niente d'arte contemporanea: nessuno scrive più una storia dell'arte contemporanea degna di questo nome. Si procede a vista, gli storici prendono tanti soldi per fare cataloghi o presentazioni alle mostre o per una paginetta di pensierini su un artista, non si complicano la vita con libri di storia.

 

Così ci si trova smarriti di fronte al rogo della “Venere degli stracci”, di Michelangelo Pistoletto, dapprima interpretato come atto contro l'arte contemporanea. No, cari miei, non era un' espressione di giustizialismo estetico come quello praticato a Roma nei confronti di un serpente stilizzato: pare sia stato un barbone, in questo caso clochard, più raffinato, che ha dato fuoco all’installazione.

 


 

Interessante no? No? Perché non interpretare il rogo come performance di chi degli stracci è soggetto sociale? Divertente vedere le opere provocatorie dentro i musei protette da mura e guardioni, mentre poi quando le si lasciano sole per strada qualcuno gli dà fuoco, che delusione! La tanto acclemata e desiderata interazione non piace più.

 

L'alta quanto inarrivabile arte contemporanea si dissolve in una nuvola di fumo. Chissà perché per secoli le statue le hanno fatte in marmo o in bronzo, Mah, quisquiglie d'arte classica. Ci si è fatto tanto vanto di usare materiali ordinari che adesso ci si stupisce delle conseguenze; considerati i materiali usati poteva bruciare anche per autocombustione (tutto è possibile in una torrida estate a Napoli, col cambiamento climatico).

 

Eppure poteva pensarci per primo lo stesso autore, che decenni fa usava gli specchi per coivolgere lo spettatore, l'interazione perlappunto, che proprio in questo caso ha agito in modo da conformarsi all'intento dell'opera degli stracci. “Che orrore!” Si usa anche in questo caso la medesima espressione di cui sopra.

 

Calmate gli animi. Vi lascio con un capolavoro riconosciuto, così accontento tutti: l'Oasi dei Golosi alla stazione Tiburtina a Roma, una parata di coni metallici di Lemonot, Construction Metallum – LamaLaser, Assembling Tommaso Garavini. Per evitare manifestazioni di entusiasmo l'opera è stata recintata!

 


 

 


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