Meriam è salva. Il tribunale sudanese ha ordinato la liberazione della ventisettenne cristiana condannata a morte per apostasia dopo essersi rifiutata di convertirsi all’Islam. La donna, figlia di un musulmano che l’aveva abbandonata all’età di sei anni, aveva sposato un americano cristiano e aveva deciso di abbracciare la fede del marito, che era anche quella della madre.
Un’unione, quella della coppia, non riconosciuta dalle leggi islamiche secondo cui Meriam era a tutti gli effetti un’adultera. Al momento dell’arresto, avvenuto a febbraio, la donna aveva già un figlio di 22 mesi e ne aspettava un’altra, data alla luce in prigione il 27 maggio scorso. A causa del parto, i giudici avevano deciso di sospendere l’esecuzione della pena (impiccagione) per due anni dalla nascita della bambina.
Oggi, invece, la libertà. Qualche giorno fa, infatti, la Commissione nazionale per i Diritti umani sudanese ha stabilito che la condanna a morte per apostasia di Meriam era in netto contrasto con la Costituzione del Sudan, che prevede la libertà di culto per tutti i cittadini.