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16/05/24 ore

Fondi dal Qatar per Netanyahu: almeno 65 milioni di dollari. Le rivelazioni dell’ex colonnello dei servizi israeliani



di Federico Fubini

(da Corriere della Sera)

 

Le informazioni sui presunti flussi di denaro riservati dal Qatar per Benjamin Netanyahu, in maniera un po’ sotterranea, circolavano già. Eppure dopo il 7 ottobre stanno assumendo una rilevanza diversa e l’aggiungersi di dettagli sempre più precisi non fa che aumentare la pressione sul primo ministro di Israele. 

 

«Questa vicenda inizia a diventare una tempesta politica», osserva Yigal Carmon, ex consigliere per l’antiterrorismo dei premier Yitzhak Rabin e Yitzhak Shamir. «Può portare alla caduta di Netanyahu».

 

Ieri sera Carmon ha pubblicato sul sito del Memri un documento dai contenuti politicamente esplosivi, di cui si è parlato anche sulla rete tv israeliana Channel 12. Una serie di documenti interni del governo del Qatar, hackerati da un’organizzazione finanziata dagli Emirati Arabi Uniti, sembrerebbero indicare che le autorità di Doha negli ultimi anni avrebbero organizzato il presunto trasferimento di decine di milioni di dollari per le campagne elettorali di Netanyahu.

 

Il denaro, secondo le accuse ricostruite dal Memri, sarebbe stato preparato per il premier di Israele segretamente e in contanti. Commenta Carmon: «Netanyahu è un collaboratore, un prigioniero, un ostaggio che non può criticare il Qatar: l’emirato reagirebbe». All’origine di quello che sembra un caso sul punto di allargarsi c’è il cosiddetto «Project Raven», un cyber attacco su vasta scala mosso da ex agenti della National Security Agency americana che sarebbero stati reclutati con compensi elevatissimi da una società legata agli Emirati Arabi Uniti.

 

L’obiettivo delle autorità emiratine sarebbe stato lo spionaggio cibernetico di Stati esteri, giornalisti o organizzazioni per i diritti umani. Il contratto per questo «servizio» è andato a una società chiamata Dark Matter Group, la quale ha reclutato hacker ed esperti cibernetici sul mercato globale grazie a contratti estremamente attraenti. Fra i governi presi di mira — ricostruisce Carmon — oltre al Qatar ci sarebbero stati quelli di Turchia, Francia, Yemen, Iran, Qatar, Libano e Israele.

 

«Project Raven» sembra aver permesso di trafugare decine di documenti dai terminali del governo qatarino. Tra questi delle comunicazioni che, se la loro autenticità fosse confermata, potrebbero distruggere la carriera politica di Netanyahu. 

 

Il primo è quella che sembra essere una lettera del 2012 del ministro delle Finanze del Qatar Yousef Husain Kamal al premier Hamad Bin Jassim Bin Jabr Al-Thani: si parla di un presunto finanziamento da 15 milioni di dollari «al signor Benjamin Netanyahu, capo del Likud (...) come partecipazione nel sostegno nella prossima campagna elettorale (...) secondo la direttiva di Vostra Altezza di ritirare questa allocazione e fornirla in contanti al servizio di sicurezza dello Stato». 

 

La seconda lettera è datata al 2018, firmata dal ministro delle Finanze dell’epoca Ali Shareef Al Emadi, per Khalid Bin Khalifa Al Thani, capo dello staff dell’emiro Tamim bin Hamad Al Thani. In questo caso si parla di un presunto «rapido sostegno finanziario a Sua Eccellenza Benjamin Netanyahu» per 50 milioni di dollari. I fondi, secondo le accuse, sarebbero stati allestiti per le campagne di Netanyahu nelle elezioni del 2013 e 2019.

 

Il sito investigativo francese Blast aveva già pubblicato queste carte. Dopo l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre, con la luce che getta sul ruolo dei fondi del Qatar all’organizzazione terroristica a Gaza, queste accuse a Netanyahu assumono maggior peso. 

 

E sollevano domande sull’attenzione che il premier dimostra per il Qatar, che peraltro non riconosce Israele. Per esempio Netanyahu di recente ha rifiutato di proibire la distribuzione nel Paese del servizio arabo di Al Jazeera, benché l’emittente di Doha di fatto sostenga Hamas.

 

(da Corriere della Sera)

 

 


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