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13/11/24 ore

Christian Domestic Discipline: quando la fede giustifica l’abuso



Gli Stati Uniti d’America sono una grande nazione che, come si sa, nonostante le necessarie controversie, gli inevitabili conflitti, nell’arco della sua storia ha saputo teorizzare e realizzare forme di integrazione e tolleranza culturale e religiosa che potremmo definire proverbiali.

 

Pure, questo crogiolo sterminato di fedi, credenze, costumi in evoluzione ed ibridazione continua, genera talvolta aberrazioni ideologiche che preferiremmo restassero confinate negli ambiti ristretti in cui sono nate.

 

L’Italia tuttavia, da periferia degradata dell’Occidente qual è diventata, sembra capace d’importare solo quanto di più deleterio, riprovevole e marginale - nel senso di deviante, morboso – tra gli innumerevoli modelli spirituali concepiti sull’altra sponda dell’atlantico.

 

Mentre da poche settimane è stata finalmente approvata al Senato la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa su "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica" - siglata a Istanbul l'11 maggio 2011, prevede il contrasto ad ogni forma di violenza, fisica e psicologica sulle donne (dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali) e l'impegno a tutti i livelli sulla prevenzione, eliminando ogni forma di discriminazione e promuovendo "la concreta parità tra i sessi, rafforzando l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne” - si diffonde anche nel nostro paese la sottocultura fondamentalista e sessista nata negli Stati Uniti detta CDD  (Christian Domestic Discipline o Disciplina Domestica Cristiana) che, fondata su un’interpretazione letterale e pretestuosa della Bibbia, promuove l’idea d’una relazione uomo/donna in cui quest’ultima accetti di sottomettersi completamente all'autorità del compagno lasciandosi correggere, quando necessario, mediante varie forme di punizione fisiche e non.

 

I concetti di base, dal punto di vista strettamente ideologico, sono piuttosto semplistici: fatto ad immagine e somiglianza di Dio, l’uomo, in opposizione alla decadente cultura contemporanea, deve cercare di ricreare l’originario ordine che regnava nell’Eden prima che Eva, porgendo la mela ad Adamo, compisse il peccato originale.

 

Dato che lo sbaglio della prima donna avrebbe condannato, secondo le bizzarre credenze di queste persone, tutte le donne ad errare e peccare, soltanto l'uomo, nella veste di capofamiglia guidato dalla Divinità, le può aiutare a ritrovare la giusta strada attraverso dominazione e punizioni corporali.

 

In rete è possibile scaricare gratuitamente il cosiddetto “beginner packet”, il manuale del principiante di oltre 50 pagine redatto da Clint e Chelsea, affiatata coppia animatrice del sito learningdd.com, in cui sono minuziosamente descritti i castighi da applicare: si va dalla “semplice” privazione d’un beneficio come l’utilizzo di internet, telefono o pc alla classica penitenza nell’angolo per un tempo imprecisato, magari senza vestiti per accentuare la vergogna, a sculacciate e percosse, a mani nude o con vari utensili in proporzione alla colpa commessa.

 

Alcuni mariti praticano le cosiddette “battiture di mantenimento”, per cui anche le mogli virtuose vengono picchiate su base regolare per ricordare loro chi comanda. Dopo la disciplina, molte donne riferiscono di sentirsi sollevate e confortate. E sulle messaggerie virtuali in internet dedicate alla pratica, le coppie promuovono caldamente questo stile di vita “anticonformista”.

 

La stessa Chelsea, che su learningdd.com stila una scala del dolore da uno a 10 secondo cui attribuisce coefficiente 6 al parto senza epidurale ed 8 alle botte del marito, non considera tutto questo come l’odiosa violenza domestica che salta agli occhi di profani come noi, anzi subisce “per Gesù” piena di gratitudine.

 

Secondo gli specialisti in malattie mentali che si occupano del fenomeno, la CDD ha però poco a che fare con la religione e molto a che fare con uomini disturbati con deficit affettivi, che infantilizzano e brutalizzano la relazione con le compagne come conseguenza dei propri disagi psicologici.

 

Lo stesso concetto del dolore, enfatizzato come strumento di correzione e redenzione dai cattivi costumi, dalla disobbedienza e dal peccato dai praticanti di questo stile di vita, non è parte di un gioco di ruolo basato su consenso o fiducia reciproci più che su potere fine a sé stesso come nelle pratiche BDSM: è piuttosto visto come strumento per “correggere” la condotta della moglie, per obbligarla a rispettare la volontà del capofamiglia rinunciando a qualunque proposito d’autonomia.

 

Serve per piegare la sua volontà e farle accettare passivamente il suo ruolo di subalternità, proprio come nelle situazioni d’abuso segnalate da psicologi e centri d’assistenza. Sebbene per ora in Italia la diffusione di questo fenomeno sia ancora piuttosto limitato, relegato ad alcuni blog e siti in rete, l’elemento di preoccupazione è costituito per noi dalla sensazione che questo tipo di pratiche potrebbero risultare allettanti in una nazione come la nostra, ancora gravata da retaggi di tipo patriarcale che spesso sfociano in episodi drammatici d’abuso familiare e femminicidio, anche per incalliti miscredenti che potrebbero sentirsi in qualche modo giustificati, ispirati divinamente nel loro agire…

 

E se già sta girando online, su www.change.org, una petizione rivolta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per mettere al bando questa pratica, va segnalato che secondo una blogger italiana dedita alla DDC andrebbe reintrodotto nel nostro codice lo “ius corrigendi”, il diritto cioè di punire la propria moglie, che rimase in vigore fino al 1963.

 

La sua abolizione sarebbe “un peccato” per tutte coloro che “credono fermamente nel diritto del marito di correggerle, e nel proprio dovere di essere disciplinate dall'uomo che amano e di cui si fidano.” Se dunque, sul quadrante d’un ipotetico orologio della Storia le cui lancette ruotino in senso orario o antiorario a seconda dei casi si dovesse segnare la posizione dell’emisfero occidentale e specificamente dell’Italia - dati i reiterati tentativi di censura di forme d’espressione e cultura alternative da parte delle fasce più reazionarie e bigotte della cittadinanza (di cui già abbiamo parlato precedentemente) – esaminato lo stato desolante delle libertà individuali minacciate continuamente dalla tentazione di svolte autoritarie che vanno dalle periodiche caccie alle streghe perpetrate sui media all’invocazione dello ius corrigendi, dovremmo chiederci infine: quanto manca ancora al medioevo?

 

Ivan D. Woland


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