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23/12/24 ore

Roma, campi nomadi: se incontri Sartana prega per la tua morte



"Se incontri Sartana, prega per la tua morte". Con questo titolo del 1968 Gianfranco Parolini insediava sulla fortunata scena del western all’italiana un personaggio decisamente duro a morire, il minaccioso cavaliere nero interpretato da Gianni Garko. Non è lo stesso Sartana, ma è con modalità analoghe che Sartana Halilovic, un "portavoce" del campo nomadi autorizzato La Barbuta, ha minacciato il presidente dell’Associazione 21 Luglio Carlo Stasolla nel bel mezzo di un convegno municipale.

 

Ci eravamo imbattuti in questo genere di portavoce mentre giravamo il nostro documentario di prossima presentazione, "Dragan Aveva Ragione", circa un anno e mezzo fa, quando ci siamo recati a La Barbuta per valutare se inserire il campo all’interno delle nostre riprese. Lì, alcuni dei "banditos" a cui è stata, di fatto, delegata la gestione del campo, fecero capire davanti ai nostri occhi a una donna Sinti, che si sfogava con noi delle vessazioni subite dal racket, che stava parlando decisamente troppo. La Barbuta è l’unico campo in cui ci è stato proibito di entrare.

 

Una prassi che continua con l’attuale amministrazione, tanto che l’assessore alle politiche sociali Rita Cutini, preoccupata forse all’idea che tipi come Sartana possano fare irruzione nel saloon o ammazzare bestiame per ritorsione, ha vietato espressamente l’ingresso ai giornalisti. Il campo è stato evidentemente pensato come uno scenario del selvaggio West, e non ci stupiremmo se, dopo Sartana, dovesse piombarci addosso Tresette o Billy the Kid. L’insediamento sorge infatti a ridosso dell’aeroporto di Ciampino, dista chilometri dal centro abitato e ospita centinaia di persone che vivono sottoposte all’inquinamento acustico e ambientale.

 

Alle gravi condizioni dell’insediamento si aggiunge il mezzogiorno e mezzo di fuoco che si scatena ogni volta che qualche giustiziere solitario decide di regolare i conti con un’epica sfida a duello. Il portavoce dei Sinti italiani, Eros D’Ignazio, ha definito la situazione esasperante, e quando ci ha accolto per girare il nostro ultimo reportage ha detto apertamente che solo la religione evangelica trattiene la sua comunità dal perdere la pazienza. In effetti, le vessazioni lamentate dalla piccola comunità Sinti sono intollerabili: per poco uno di loro non è stato travolto da un furgone lanciato a tutta velocità, che ha speronato un camper prima di una sparatoria (sì, è tutto vero, non è un film con Clint Eastwood).

 

Carlo Stasolla, invece, è finito nel mirino del cavaliere nero da quando ha denunciato i costi gestionali del "sistema campi": oltre 23 milioni di euro solo nell’ultimo anno, di cui un misero 4% destinato effettivamente all’inclusione sociale. Ma l’amministrazione Marino, che pochi giorni fa distruggeva le baracche di 39 persone in nome della legalità lasciando neonati e disabili in mezzo alla strada, nonostante l’incredibile spreco di fondi pubblici ha deciso di risparmiare, per un pugno di dollari, proprio sui contratti della vigilanza interna al campo. Marino ha preferito spendere decine di migliaia di euro per distruggere gli insediamenti abusivi occupati dai cittadini Rom fuggiti a gambe levate dai villaggi in cui erano stati relegati dalle precedenti amministrazioni e divenuti ormai la terra di nessuno.

 

"Alemanno perdona, io no", sembra dire Marino, che per trenta volte ha implacabilmente raso al suolo gli accampamenti neanche fosse il generale Custer, imponendo fin dal primo sgombero ai terrorizzati fuggiaschi accampati a via Salviati di tornare a sottoporsi alle continue angherie dei "banditos". A nulla è valsa l’ampia documentazione di violenze, vessazioni e incendi dolosi fornita dalla comunità di via Salviati: l’amministrazione fu irremovibile nel rimandarli a Castel Romano, dove neanche i bufali osano ormai avventurarsi. Evidentemente l’assessorato alle politiche sociali deve aver confuso la "Strategia nazionale d’inclusione per Rom, Sinti e Caminanti" con la sceneggiatura di un film di Corbucci, e gli esiti sono sotto gli occhi di tutti i cittadini Rom e romani.

 

Ma non basta: poco tempo fa l’Associazione 21 Luglio aveva denunciato come l’amministrazione conosca i nomi di chi gestisce il racket de La Barbuta, ma si rifiuti d’intervenire. Una sfida imperdonabile per Sartana, che davanti alle telecamere del "Fatto Quotidiano" si è recato al Municipio Roma VII per far capire a Carlo Stasolla che La Barbuta non è abbastanza grande per tutti e due. Il vendicatore si è rivolto al presidente dell’Associazione 21 Luglio e ha minacciato testualmente di mandarlo in coma se avesse di nuovo osato parlare impunemente de La Barbuta,  per poi attraversare con ampia falcata il saloon (pardon: il salone).

 

Nessuno tra i presenti si è lontanamente sognato di aprire bocca: consiglieri, assessori e forze dell’ordine hanno pensato bene di attendere l’arrivo di Django. Il quale purtroppo non si è fatto vivo, lasciando ai nostri rappresentanti istituzionali un’unica, drastica alternativa: unirsi in un coraggioso silenzio di rimprovero. Poi il barista ha ripreso a lavare i boccali, la ballerina a sgambettare tra i tavoli e il pianista ha riattaccato "La mia vecchia casa nel Kentucky"; qualche consigliere è riemerso da dietro il bancone, e tutto è ritornato apparentemente tranquillo nella ridente cittadina di Rock Ridge.

 

Insomma, rispetto ai tempi di Alemanno il bilancio è positivo: siamo passati dal "sindaco sceriffo" al Far West vero e proprio. Forse era questo che intendeva dire chi, qualche tempo fa, ci annunciava con brindisi che la "questione Rom" era entrata in Campidoglio: che ci sarebbe entrata fisicamente nientemeno che con Sartana, roteando il lazo e minacciando di mandare in coma il presidente dell’Associazione 21 Luglio. In attesa che Marino "faccia tornare ogni luogo alla legalità", in base alla sua ultima, profetica dichiarazione, possiamo solo sperare che arrivi Tex Willer a salvarci la pelle.

 

Perché secondo le parole del suo autore, "quando Tex vede un torto, il povero cristo che soffre ingiustamente, lui si ribella e prende le sue parti". L’esatto contrario dell’attuale amministrazione, che non alza un dito davanti alle minacce, alle vessazioni e alle violenze, ma è pronta a usare sistematicamente il "metodo del rigore" su poche decine di baraccati. Tanto da suscitare un’unica domanda, quella che sempre tiene col fiato sospeso gli spettatori di uno spaghetti western: ma lo Sceriffo da che parte sta?

 

Camillo Maffia e Gianni Carbotti

 

 


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