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15/11/24 ore

Perché le dimissioni del sindaco de Magistris



di Gerardo Mazziotti 

 

Ha ragione Luigi de Magistris a rifiutare di dimettersi da sindaco dopo la condanna del Tribunale di Roma. Tutti i cittadini sono da ritenersi innocenti fino a quando la Cassazione non avrà sentenziato il contrario. Anche lui. Detto questo, penso che si debba dimettere per aver dimostrato in tre anni e passa la sua inadeguatezza ad amministrare Napoli.

 

E’ sufficiente ricordare quanto segue.

 

1) Che, incurante delle sollecitazioni a sciogliere questa inutile e costosa società partecipata (DeMasi, Bocca, Labruna, Ghirelli, Raimondi, Marotta, Iannello, Spagnuolo Vigorita…e chi scrive) ha nominato presidente della BagnoliFutura l’ex magistrato Omero Ambrogi, la cui inadeguatezza a gestire la grande trasformazione urbana lo ha portato a commettere una sequela di errori che hanno avuto la prevedibile conclusione del fallimento della BF; un miserevole epilogo di cui il sindaco è corresponsabile; e va ricordato che il 3 dicembre 2013 ha firmato una Ordinanza, con la quale ha ingiunto alla Iritecna di “rimuovere entro 30 giorni” la colmata ai sensi della legge 582/96 ( quella che prescrive “ il ripristino della morfologia naturale della costa di Coroglio” e la rimozione della colmata e di tutti i manufatti edilizi che l’hanno alterata) e che nel febbraio 2014 ha firmato l’accordo che consente di ricostruire il museo della Città della Scienza sulla spiaggia di Coroglio in palese violazione della legge 582/96 ( quando si dice, la coerenza!).

 

2) Che, certo di mettere nelle mani giuste le sorti della Mostra d’Oltremare, de Magistris ha nominato presidente il docente di marketing Andrea Rea, che una serie di discutibili decisioni hanno dimostrato la sua inadeguatezza, al punto da pensare che la nuova “mission“ della Mostra fosse quella di diventare “un’isola mediterranea, monumentale, integrata, ecocompatibile, polifunzionale e sexy”(sic); un’idea peregrina, che il sindaco non ha esitato ad avallare. Come ha avallato la decisione di spendere alcuni milioni di euro per ricostruire una moschea con minareto e marabutto a beneficio dei mussulmani, ospiti della nostra città (le moschee, le sinagoghe e i templi buddisti si costruiscono a spese di queste comunità religiose e non con il denaro pubblico!).

 

3) Che non si è mai preoccupato del centro storico cittadino, pur trattandosi di un bene compreso nel patrimonio Unesco dell’umanità; tant’è che ha accettato che se ne occupasse la Regione Campania, che il 14 febbraio 2013 ha approvato un suo “Grande Progetto per il Centro Antico di Napoli, valorizzazione del sito Unesco", con il solito, imperdonabile errore di prevedere solo il restauro dei monumenti senza pensare anche al miglioramento della qualità della vita dei residenti.

 

4) Che si è occupato di Scampìa solo per ripetere la proposta demenziale di demolire le ultime quattro Vele, che il mondo culturale cittadino e nazionale considera un esempio significativo della tendenza urbanistica europea degli anni ’80 da recuperare e riutilizzare e che la Soprintendenza ai Beni architettonici intende vincolare come bene culturale.

 

5) Che, dopo lo smantellamento dell’ Ilva e la scomparsa di tutte le industrie cittadine, Napoli non ha più un apparato produttivo, e che il sindaco non se n’è mai preoccupato a dispetto del fatto che sindacalisti, cattedratici, politici e imprese(Cofferati, Silvestrini, Bassolino, Ibm, Microsoft, lmpregilo, Alenia…) concordano sulla necessità di una “re-industrializzazione ecocompatibile, fondata sull’industria ad elevato valore aggiunto di conoscenza"

 

6) Che, dopo il fallimento dell’ avventata idea di utilizzare la colmata di Bagnoli, ha deciso che le regate veliche della Vuitton Cup si svolgessero a via Caracciolo e ha preteso e ottenuto che, in violazione del vincolo monumentale sul lungomare, venissero costruiti i due “baffi” alla scogliera della Rotonda Diaz con l’impegno di rimuoverli il giorno dopo le regate del 2012; i “baffi” stanno ancora lì; ed è grave che un uomo di legge come de Magistris non mantenga l’impegno. Punto.

 

(da Il Napoletano del 4 ottobre 2014)

 

 


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