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23/12/24 ore

L’eredità di Fidel Castro



di Mauro Mellini

 

La morte di Fidel Castro richiama il Mondo a meditare su tutta un’epoca, sui suoi miti e le sue falsificazioni retoriche. Qualcuno ha intitolato la notizia “morte dell’ultimo comunista”. Ma Fidel è stato altro: un sottoprodotto, una versione latino-americana del comunismo. Un sottoprodotto più della guerra fredda tra l’Occidente e l’U.R.S.S. ed i suoi satelliti, che non l’emblema di un sia pur periferico Marxismo.

 

Del resto divenne “comunista” quando si trovò a dover fronteggiare la reazione degli USA alla sua rivolta, alla sua “revolucion” assai più nazionale e contro “los norteamericanos” che del tipo che delle rivoluzioni comuniste ci è noto in Europa.

 

Paradossalmente Castro non è stato un sopravvissuto del Comunismo, né solo il più importante esponente di una rivoluzione continentale contro l’anomalia statunitense del Continente. Il Castrismo è stato ed è assai più diffuso nel Mondo di quanto non si sia soliti sostenere. La fine del Comunismo e dei suoi miti ha lasciato in Europa qualcosa che è più la caricatura del Castrismo che quella del partito di Stalin. Del fallimento sociale ed economico del Regime Castro, a Sinistra sanno dire “però ha sfidato gli USA”.

 

Il Sud America è pieno di governi, di partiti e di dittatori e di capataz che, alle prese con le contraddizioni dei loro Paesi e del continente, con le ricchezze e le miserie che ne sono caratteristiche, sono in varia misura e con variazioni spesso caricaturali, dei “castristi” e di Castro si proclamano seguaci, discepoli, imitatori. Ma in Europa, quel che passa per eredità e residuato dei partiti comunisti è, senza magari che quelli che ne sono protagonisti se ne rendano conto, eredità ed imitazioni, per sentito dire, del “leader maximo!”. Un comunismo “delle banane”.

 

Non sono le magliette con l’effige di Che Guevara dei giovani delle sassaiole “antiglobal”.

 

È qualcos’altro. È l’essere culturalmente Sud Americani fuori e senza il Sud America, è l’approssimazione di un marxismo immaginario, un antiamericanismo al ritmo di jazz e di rock.

 

Caricature del Castrismo, certo, più che del marxismo. Che pure ci hanno dato una stagione di sangue, che prosegue come stagione di cavolate e di irresponsabilità.

Certo non va dimenticato, da certi “democratici” nostrani e da nessuno, che Fidel Castro è stato un dittatore brutale che nessun alone romantico può far accettare e, tanto meno, venerare da chi ama libertà e libere istituzioni.

 

Ma forse assai più danno hanno recato e recano quelli che, di un castrismo caricaturale sono qui i rappresentanti ed i discepoli. È di questa subcultura che di più occorre preoccuparsi.

 

 


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