Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

26/12/24 ore

Nobel per la Medicina alle cellule staminali: così Gurdon e Yamanaka hanno aperto la strada alla medicina del futuro


  • Silvia Soligon

 In molti conoscono la pecora Dolly, che tanto fece discutere scienziati e non-scienziati alla fine del secolo scorso perché nata da un esperimento di clonazione. Sono molti di meno, invece, quelli che sanno che non si tratta del primo caso di clonazione animale. Fu John Gurdon, Premio Nobel per la Medicina 2012, a clonare il primo animale, per la precisione un rospo.

 

E' stata proprio la ricerca che ha permesso a Gurdon di ottenere il rospo clonato a valere allo scienziato britannico il prestigioso riconoscimento dell'Accademia delle Scienze di Stoccolma. La motivazione fornita dall'istituzione svedese è che con i suoi studi “Gurdon aveva scoperto che la specializzazione delle cellule è reversibile”. In altre parole, aveva aperto la strada alla ricerca sulle cellule staminali.

 

Una ricerca che è la protagonista assoluta dell'assegnazione del Nobel per la Medicina di quest'anno, condiviso da Gurdon con Shinya Yamanaka, padre delle “induced Pluripotent Stem Cells” (iPSC), le cellule dalle caratteristiche staminali ottenibili da cellule adulte già differenziate utilizzando un metodo messo a punto nel 2006 proprio da Yamanaka.

 

Il ricercatore giapponese ha, infatti, scoperto che è sufficiente inserire pochi geni in una cellula adulta per farle assumere le caratteristiche di una cellula embrionale, sorpassando, così, il problema di dover ricorrere alla distruzione degli embrioni per poter ottenere le cellule staminali da utilizzare nelle più moderne terapie.

 

Due Premi Nobel che dovrebbero, quindi, stare molto a cuore all'Italia, Paese in cui le cellule staminali stanno riaccendendo le speranze di famiglie in cui le terapie basate su di esse permettono a individui affetti da gravi patologie di migliorare uno stato di salute altrimenti irrimediabilmente compromesso.

 

"Non me lo aspettavo affatto” ha commentato Yamanaka, che ha iniziato il suo percorso come chirurgo ortopedico. “Ho dovuto cambiare la mia carriera dalla clinica al laboratorio, ma io resto un medico e il mio obiettivo è davvero quello di aiutare i pazienti. L'obiettivo della mia vita è portare la tecnologia delle staminali nella clinica”.

 

Data la situazione di incertezza in cui versa l'Unione Europea, dove il finanziamento della ricerca sulle staminali embrionali è ancora al centro di battaglie interne allo stesso Parlamento comunitario, la strada aperta da Yamanaka sembra essere per il momento l'unica percorribile per arrivare a questo obiettivo.


Aggiungi commento