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23/11/24 ore

Torino Film Festival. L’esperimento POP di Virzì fa impennare gli incassi, la qualità può attendere



Popolare e gioioso, un festival in cui la risata non impedisce la riflessione” è stato lo slogan di questa trentunesima edizione del “Torino Film Festival”.  Club Sándwich, di Fernando Eimbcke, storia di una madre e del suo amore per il figlio, vince il TFF numero 31.

 

Il Premio Speciale della giuria va invece a 2 automnes 3 hivers, colpo di fulmine e sue conseguenze sui fortunati, omaggio esplicito alla nouvelle vague di Sébastien Betbeder.

 

 

La Miglior attrice è quest’anno Samantha Castillo per il Pelo Malo di Mariana Rondón che riscuote anche il premio alla migliore sceneggiatura, mentre il miglior attore è Gabriel Arcand per Le démantèlement di Sébastien Pilote.

 

Premio del pubblico, come previsto da noi e non solo a: La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco Diliberto (Pif).

 

La Giuria di Internazionale.doc, composta da Cíntia Gil, Jean-Charles Hue e Gabe Klinger, ha assegnato i seguenti premi:

Miglior Documentario internazionalea: A Spell to Ward Off the Darkness di Ben Rivers e Ben Russell

Premio Speciale della giuria: Stop the Pounding Heart di Roberto Minervini

Miglior documentario Italiano: I fantasmi di San Berillo di Edoardo Morabito.

 

 

In Parole Povere, il documentario della Archibugi sul poeta Pierluigi Cappello, con le musiche di Battista Lena (chitarrista di riconoscibilissima scuola Metenyiana), le immagini di quel Friuli a suo tempo terremotato, i racconti dei vecchi e dei giovani, dei poeti ,degli scrittori, dei musicisti e i loro ricordi compongono un’unica poesia e restituiscono al pubblico del TFF quel candore artistico che dopo il festival di Roma sembrava diventato un optional in questo tipo di manifestazioni.

 

Almeno in Italia, almeno quest’anno.

 

Così com’è stato il rivedere Inserts (1975) con Richard Dreyfuss, Jessica Harper e Bob Hoskins, per la regia di John Byrum, vita sregolatissima di un regista negli Studios dei ruggenti anni ’30 che, in profonda crisi di ispirazione oltreché di occupazione, si converte al Porno con la complicità di dive e divette dalla pippata facile, pur di sopravvivere nella decadente Mecca californiana, durante il proibizionismo.

 

Piece teatrale a scena unica che sembra un ininterrotto piano sequenza, quasi senza utilizzo di montaggio, come il mitico, hitchcockiano “Nodo alla Gola”, passato alla storia proprio per le medesime caratteristiche costitutive.

 

O anche Parallax Wiew (1974), all’epoca scandalosissima versione alternativa delle conclusioni della commissione Warren sulla fucilazione di JFK nella sua auto a Dallas. Unico neo del film, un Warren Beatty troppo bello per essere verosimile nel ruolo del giornalista di inchiesta.


Ma parliamo della retrospettiva The New Hollywood 1967/76, dedicata alla risposta americana alla Nouvelle Vague e non dei film in concorso.

 

Gli Autori a Torino hanno latitato e i presenti non erano in gran forma.Le perle, poche, però non sono mancate e, come scritto, le abbiamo colte.

 

Tra tutti il Salvo che, dal suo botto a Cannes, ha impegnato senza interruzione i suoi registi, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (in questi giorni in India) a collezionare contratti di distribuzione in giro per il mondo in un interminabile tour promozionale.

 

 

O,tra i concorrenti, i toccanti Fantasmi di San Berillo, che ancora vagano nel quartiere a luci rosse di Catania, antico altare e palestra della virilità sicula e di quella in transito, in vena di sfoghi e sfoggi come quelli del padre (Pierre Brasseur) del Bell’Antonio di Bolognini alle prese con totem e tabù mai veramente trascesi e non solo in Sicilia.

 

Ciononostante TFF rimane comunque un buon Festival, almeno rispetto alla media nazionale, forte di una accurata e pregevole selezione, di una organizzazione per alcuni aspetti migliorabile (le regole di entrata in sala letteralmente punitive nei confronti di chi non arriva sufficientemente in anticipo alle proiezioni) ma nel complesso dignitosamente efficiente tanto da restituire a Virzì un meritato consenso come nuovo direttore che, beneficiario dell’impegnativa eredità dei colleghi Moretti e D’Amelio ma consapevole della sua esperienza di regista, sa bene cosa il cinema sia, come lo si fa e/o lo si dovrebbe fare e soprattutto di come debba essere mostrato e divulgato in una rassegna di rilevanza internazionale come quella piemontese.

 

 

Tanto da far prendere in seria considerazione alle Autorità Preposte, ed era ora, lo slittamento del TFF 2014 a Dicembre, proprio per eliminare il dispersivo, controproducente attrito con l’omologa manifestazione Romana.

 

E così sia è l’augurio. All’unanimità.

 

Vincenzo Basile 

 

Torino Film festival. Mafia italiana e rivoluzioni arabe di V.B. 

 

 


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