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24/11/24 ore

A Trieste la Mostra Internazionale di Cinematografia festeggia il quarto di secolo



Ad aprire il Trieste Film Festival è l'ultimo film di Danis Tanović (Oscar 2001 per No Man's Land) dal titolo EPIZODA U ŽIVOTU BERAČA ŽELJEZA (Un episodio di un raccoglitore di ferro), produzione bosniaco-franco-slovena.  In concorso all’ultimo Festival di Berlino dove ha vinto il Gran premio della giuria e quello per il Miglior attore il film, ambientato in Bosnia-Erzegovina, è incentrato sulla storia di una famiglia Rom che vive a Poljice, lontano dai centri urbani.

 

Il padre Nazif recupera metallo da vecchie auto e lo vende a un robivecchi, la madre Senada governa la casa, cucina e si prende cura delle due figlie piccole. Un terzo figlio è in arrivo. Quando lei ha un malore, Nazif prende una macchina in prestito e la porta alla clinica più vicina. Ma Senada perde il bambino e rischierà la setticemia se non verrà operata immediatamente ma  non ha l’assicurazione sanitaria…

 

Si tratta della ricostruzione di eventi reali e l'intenzione del film è quella di mostrare le discriminazioni che le minoranze devono affrontare in Bosnia ed Erzegovina, in particolare le comunità Rom ... Tutte le scene mi sono state descritte da Nazif e le abbiamo girate così come lui se le ricordava. Non c’è stata una sceneggiatura. Quasi tutte le persone che compaiono nel film sono quelle che realmente hanno vissuto la vicenda.” (D. Tanović).

 

Nucleo centrale del programma rimangono i tre concorsi internazionali che ogni anno fanno il punto sulla produzione più interessante dei paesi di riferimento del festival. E anche quest'anno i premi al Miglior Lungometraggio, al Miglior Cortometraggio e al Miglior Documentario, questa l’unicità della manifestazione, saranno attribuiti dal pubblico.

 

Nel CONCORSO INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI tra i favoriti spiccano CÂND SE LASĂ SEARA PESTE BUCUREȘTI SAU METABOLISM (Quando la sera scende su Bucarest o Metabolismo), del rumeno Corneliu Porumboiu, in concorso all'ultimo Festival di Locarno. Uno sguardo dietro le quinte, dice Porumboiu, ispirato alla vicenda di un amico che anni fa mise tutti i suoi soldi nella realizzazione di un film, e poi si bloccò improvvisamente a metà delle riprese.

 

 

Il film ungherese LE GRAND CAHIER – A NAGY FÜZET (Il Grande Quaderno) di János Szász, vincitore del concorso lungometraggi all'ultimo Festival di Karlovy Vary, tratto dall’omonimo romanzo della Trilogia della città di K. di Ágota Kristóf. “Un film di guerra senza guerra”, lo definisce l'autore, in cui due gemelli vengono affidati dalla madre alla nonna per allontanarli da una città, idealmente Budapest, che sta per essere invasa dal nemico. Infine il russo STYD (Vergogna) diretto da Jusup Razykov, ambientato tra i fiordi della penisola di Kola, dove in un piccolo insediamento vivono le famiglie dell’equipaggio di un sottomarino e le guardie di frontiera e dove arriverà una giovane donna che si è appena sposata con un sommergibilista per cambiare vita.

 

PŁYNĄCE WIEŻOWCE (Grattacieli galleggianti) di Tomasz Wasilewski, che con il suo primo lungometraggio W Sypialni era in concorso lo scorso anno al Trieste Film Festival, racconta una storia d'amore gay (miglior film nella sezione “East of the West” all'ultimo festival di Karlovy Vary) inusuale per il cinema polacco “riluttante” dice Wasilewski “ad affrontare difficili storie contemporanee e il tema dell'amore diverso”.

 

Il CONCORSO INTERNAZIONALE DOCUMENTARI propone 11 opere in anteprima mondiale, provenienti dalle nazioni che fanno parte delle aree tradizionalmente investigate dal Festival. Tra questi ČETRDESMIT DIVI (Quarantadue) della lettone Laila Pakalniņa, dove la regista-protagonista interpreta “una spia mandata a correre la maratona”.

 

In JUDGMENT IN HUNGARY (Sentenza in Ungheria) dell’ungherese Eszter Hajdú, classe 1979,si racconta la storia agghiacciante del processo a 4 membri di un gruppo di estrema destra che tra il 2008 e il 2009 portò a termine una serie di aggressioni contro una comunità di Rom sei membri della quale furono uccisi, incluso un bambino di 5 anni.

 

MAMA EUROPA  della slovena Petra Seliškar è uno sguardo all'Europa dell’Ovest attraverso gli occhi di Terra, una bambina di 6 anni nata nei Balcani, ma cresciuta come cittadina del mondo dal padre di origine cubana e macedone e dalla madre slovena.

 

 

In concorso anche un titolo italiano, THE SPECIAL NEED di Carlo Zoratti, storia di Enea, ragazzo autistico che vuole fare sesso alla “luce del sole”. Dato che l'Italia non offre soluzione legale al suo desiderio, s’imbarca in un viaggio in Europa con gli amici Carlo ed Alex, per risolvere il problema. Distribuito da Tucker Film The Special Need ha vinto il Golden Dove al festival di Lipsia.

 

In SZERELEM PATAK (Flusso d’amore) di Ágnes Sós, gli abitanti di un villaggio della Transilvania anche se anziani discutono ancora di amore e desiderio e raccontano con naturalezza i loro pensieri e sogni più intimi alla macchina da presa. SZTUKA ZNIKANIA (L’arte di scomparire) di Bartek Konopka (che con il suo documentario Rabbit à la Berlin fu nominato agli Oscar) e Piotr Rosołowski, è invece la storia sconosciuta di Amon Frémon, un sacerdote haitiano di rito voodoo che negli anni ‘80, invitato da Jerzy Grotowski, visitò la Repubblica Popolare della Polonia. Alla fine Amon decise di celebrare una grande cerimonia voodoo per liberare il popolo polacco dalle forze del male.

 

Fra i 16 CORTOMETRAGGI selezionati a concorrere al Premio TFF-Corti ci sono il polacco FLORA I FAUNA del regista Piotr Litwin e per la prima volta anche 2 fin di animazione, ALERIK del Macedone Vuk Mitevski e BOLES dello Sloveno Špela Čadež.

 

Anche quest'anno, si aggiunge inoltre una selezione non competitiva di 15 cortometraggi di animazione provenienti dai paesi dell'Europa centro-orientale, fra i quali segnaliamo il serbo RABBITLAND (La Terra dei Conigli) di Ana Nedeljković e Nikola Majdak jr., il ceco O ŠUNCE (Il Prosciutto) di Eliška Chytková (già visto a Cannes), gli italiani BRUNO LIBERO di Daniel Maculan, Damiano Zanchetta e CANTARELLA di Diego Dada.

 

Alle sezioni competitive si affianca anche quest'anno SORPRESE DI GENERE, seguitissima sezione che allarga lo sguardo verso nuove tendenze "popolari" all'interno della produzione cinematografica dell'Europa Centrale e Orientale, proponendo film che hanno avuto grande riscontro al botteghino nei paesi da cui provengono. Come BANK-LADY del tedesco Christian Alvart, storia vera di Gisela Werler che nel 1966 fu la prima donna a rapinare una banca in Germania o SVEĆENIKOVA DJECA (Scherzi da prete) di Vinko Brešan, il più grande successo al box office nella storia del cinema croato, storia di un giovane sacerdote, che spinto dal desiderio di aumentare il numero delle nascite sull’isola della Dalmazia dove vive, inizia segretamente a bucare tutti i pacchetti di preservativi prima che vengano venduti.

 

Tra gli omaggi che il festival programma quest'anno, di rilievo quello dedicato a SERGEJ PARADŽANOV, cineasta-pittore, artista visivo, spirito ribelle, nato in Georgia nel 1924. Autore dalla breve ma folgorante filmografia, vissuto in povertà e perseguitato dal regime. Quest’anno, in occasione di due anniversari, il novantesimo dalla sua nascita e il quarantesimo dalla sua prima condanna ai lavori forzati “per traffico di opere d’arte e per omosessualità” è stato realizzato dal regista armeno Serge Avedikian e dalla regista ucraina Olena Fetisova un biopic, Paradjanov, che verrà proiettato a Trieste insieme a SAYAT NOVA (Il colore del melograno), opera a suo tempo massacrata dalla censura di regime e mai uscita in versione integrale nell’Unione Sovietica, con cui il regista testimonia il suo  amore per l’arte e la letteratura armena, trasformando la narrazione di una biografia, quella del più grande poeta armeno, Aruthin Sayadin, in una successione di singole inquadrature di grande impatto formale. Completa l'omaggio il documentario di Levon Grigorjan VOSPOMINANIJA O “SAYAT NOVE” (Reminiscenze su “Sayat Nova”) che propone mezzora di immagini inedite del film, ritrovate in un archivio e ritenute perse.

 

Dopo il debutto al festival nel 2013, nella rassegna “When East Meets West” tornano gli ITALIAN SCREENINGS. WEMW  offre, aldilà del programma di incontri già previsto, una selezione di film che si rivolge alla platea dei professionisti del settore con esempi di produzioni italiane indipendenti inedite per i potenziali distributori internazionali.

 

Titoli di ogni genere e formato, proiettati al Teatro Miela, che quest'anno sono LA MIA CLASSE di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea, PICCOLA PATRIA di Alessandro Rossetto, ambientato nel Nordest italiano, IL TRENO VA A MOSCAdi Federico Ferrone e Michele Manzolini, la fine di un mondo e la fine di un sogno attraverso lo sguardo e i filmati 8mm del barbiere comunista Sauro Ravaglia e INDEBITO, documentario scritto da Vinicio Capossela e Andrea Segre “viandanti nel luogo simbolo della crisi, la Grecia”.

 

Tra le novità dell'edizione numero 25 del Trieste Film Festival, è presente quest'anno una sezione dal titolo TRIESTE FF ARTHOUSE, realizzata in collaborazione con Sky Arte. Tre titoli, in programma al Miela: “abbiamo creato all'interno della nostra manifestazione una piccola vetrina dove arte e cinema si intrecciano dando vita a nuove forme d'espressione artistica o sottolineando la grandezza ma anche l'umanità di grandi artisti del nostro tempo” dice Nicoletta Romeo, responsabile della programmazione del festival.

 

PROJECT: RAK (Progetto cancro) è incentrato sulla figura di Ulay, pioniere della body art, della performance art e della polaroid art. Nato in Germania nel 1943, vero nome Frank Uwe Laysiepen, è stato a lungo compagno di Marina Abramović: dal 1976 diventano la coppia di “performers and lovers” più famosa della storia dell’arte contemporanea. Ulay, che sarà ospite del Trieste Film Festival, dal 2009 si trasferisce a Lubiana, ed è allora che il regista sloveno Damjan Kozole (Slovenka) inizia a lavorare al film su di lui ma quando a Ulay viene diagnosticato un cancro tutto cambia. La macchina da presa lo segue per un anno intero, fino al novembre 2012.

 

Ulay considera la malattia come il suo più grande e importante progetto: da qui il titolo del film.

 

 

MELTING STREET, diretto dalla croata Ivana Hrelja (nata a Pola nel 1978) si basa sulla performance dell'artista triestina Elisa Vladilo. A Pola, nella ricorrenza del 5 maggio, la Vladilo ha creato un’installazione urbana in una strada centrale e numerosi volontari hanno preso parte all'evento. Il breve documentario è la testimonianza della giornata.SHIRLEY - VISIONS OF REALITY è invece ispirato all'opera del pittore americano Edward Hopper.

 

Diretto dal regista austriaco Gustav Deutsch, riunisce sulle musiche di David Sylvian e Christian Fennesz, una serie di scatti dalla vita di un'attrice immaginaria di nome Shirley, che servono a fondere insieme 13 dipinti di Edward Hopper in una sintesi di pittura e cinema, storia politica e storia personale. Ogni tappa della vita professionale e privata di Shirley, dagli anni '30 agli anni '60 ha una data precisa: è sempre il 28 e il 29 agosto di quell'anno, mentre i luoghi variano da Parigi a New York a Cape Cod.

 

Tra i  lungometraggi fuori concorso che il festival propone segnaliamo I KORI (La figlia) di Thanos Anastopoulos, dopo la sua prima uscita al Festival di Berlino dello scorso anno e RAZREDNI SOVRAŽNIK (Nemico di classe) dello sloveno Rok Biček che indaga il rapporto tra un professore di tedesco appena arrivato e i suoi studenti, sempre più teso a causa di un’incolmabile differenza fra i loro modi di intendere la vita che è un buon esempio della nuova generazione di cineasti emersa di recente in Slovenia.

 

Spazio alla musica nella sezione AI CONFINI DEL SUONO con ANPLAGD del serbo Mladen Kovačević e PRAVI ČLOVEK ZA KAPITALIZEM (L'Uomo Giusto Per il Capitalismo) di Dušan Moravec. In ANPLAGD una detective in pensione e un anziano del paese sono gli ultimi due 'suonatori di foglie'. Entrambi di una certa età, sono tuttavia in grado di 'suonare le foglie' ancora con una certa intensità, mentre un inventore dilettante cerca di decodificare questa oscura arte.

 

PRAVI ČLOVEK ZA KAPITALIZEM  è la vita e la storia di Damir Avdić, musicista, poeta e scrittore bosniaco di Tuzla che vive in Slovenia e trasforma i suoi concerti in atti di accusa alla società contemporanea.

 

 

L’evento speciale di AI CONFINI DEL SUONO è PUSSY RIOT: A PUNK PRAYER di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin: girato nel corso di 6 mesi il documentario racconta l'incredibile storia di Nadia, Maša e Katia, e della loro preghiera punk che scandalizzerà il potere politico ed ecclesiastico nella Russia Putiniana.

 

Il film di CHIUSURA del Trieste Film Festival sarà WAŁESA, MAN OF HOPE, diretto dal celebre regista polacco Andrzej Wajda ispirato alla vita del premio Nobel Lech Wałesa e visto all'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. L'operaio Walesa, fondatore di Solidarność, fu il primo presidente scelto in elezioni libere, ed è l'uomo che ha preparato il terreno al più grande riassetto dell'ordine politico mondiale del secolo scorso. Il biopic rievoca la metamorfosi del protagonista da semplice operaio a leader di un sindacato di milioni di connazionali, controverso e carismatico.

 

Vincenzo Basile

 

 

 


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